LA CINA HA OTTENUTO UN POSTO NEL CONSIGLIO DEI DIRITTI UMANI DELL’ONU !

Categoria: Estero

UNA DITTATURA CHE FA SPARIRE I DISSIDENTI E INTERNA GLI UIGURI, I TIBETANI E I MONGOLI NEI CAMPI DI “RIEDUCAZIONE”

15.10.2020 dagospia.com

DOVRÀ VIGILARE SUGLI ABUSI DEGLI ALTRI. A CONTENDERE IL POSTO A PECHINO C’ERA L’ARABIA SAUDITA. ANNAMO BENE!

Carlo Nicolato “Libero Quotidiano”15.10.2020 lett3’

La Repubblica Popolare Cinese, oltre a Cuba, la Russia e altri ameni Paesi che non sono certo universalmente riconosciuti per le loro incontestabili tradizioni democratiche, sono tra i nuovi membri eletti nel Consiglio dei diritti umani dell'Onu dall'Assemblea Generale. Il nuovo mandato durerà tre anni e avrà inizio dal primo gennaio del prossimo anno.

Si noti che la Cina l'avrebbe spuntata in un testa a testa agghiacciante sull'Arabia Saudita e che alla fine quest' ultima è stata scartata in quanto ritenuta in un modo o nell'altro responsabile del truculento assassinio del giornalista dissidente Jamal Khashoggi, fatto a pezzi due anni fa nel consolato saudita di Istanbul.

La Cina invece nel frattempo ha fatto sparire qualche blogger e giornalista che denunciava la diffusione del Coronavirus, ha internato centinaia di migliaia di uiguri, di tibetani e di mongoli in campi di rieducazione, ma ancora una volta l'ha fatta franca e dall'alto della sua secolare esperienza avrà il compito di vigilare sul rispetto dei diritti umani degli altri Stati.

Peraltro, come solo una settimana fa ha denunciato l'associazione Chinese Human Right Defenders (Chrd), Pechino non ha ancora risposto ad alcuna delle raccomandazione che la stessa Onu due anni fa aveva avanzato nei suoi confronti proprio relativamente al rispetto dei diritti umani.

Ogni quattro anni infatti gli Stati membri vengono sottoposti a una sorta di test di buona condotta chiamato "Esame periodico universale" del quale si occupa appunto il Consiglio appena rieletto. Nel 2018 il Consiglio ha formulato 346 raccomandazioni per la Cina, cioè 346 punti sul quale Pechino avrebbe dovuto rendere conto e migliorare.

Nel marzo 2019 Xi Jinping ne ha accettate 284. Il Chrd ha concentrato il suo esame su 47 raccomandazioni, le più importanti, che il governo cinese ha dichiarato di aver "già attuato" e su altre 11 che sarebbero in "in corso di attuazione", riguardanti in sostanza la situazione delle donne, delle persone Lgbt, delle minoranze etniche e religiose e dei gruppi emarginati e svantaggiati.

L'indagine ha evidenziato al contrario che la Cina non ha attuato alcuna delle 58 raccomandazioni prese in considerazione e che in gruppi di cui sopra sono stati e sono tuttora sistematicamente discriminati se non perseguitati. La situazione degli uiguri ad esempio è peggiorata sostanzialmente con la costruzione di campi di detenzione e di rieducazione.

La stessa sorte spetta ai tibetani per i quali è in programma perfino la ridistribuzione famigliare nelle altre province del Paese secondo un quadro generale neomaoista di autoproduzione (autarchia) che verrà rilanciato nel prossimo piano quinquennale.

I diritti umani per Pechino sono dunque noiose quisquilie, ma facendo parte ora dello stesso organo che dovrebbe controllarne il rispetto avrà ora buon gioco a evitare che sull'argomento che la riguarda si torni sopra. in brutta compagnia Per assurdo Louis Charbonneau, direttore di Human Rights Watch per l'Onu, ha commentato il risultato delle votazioni per il Consiglio sostenendo che «il fallimento dell'Arabia Saudita nel conquistare un seggio nel Consiglio dei diritti umani è un gradito promemoria della necessità di una maggiore concorrenza nelle elezioni delle Nazioni Unite» e che «se ci fossero stati altri candidati, anche Cina, Cuba e Russia avrebbero potuto perdere».

Come dire che non c'erano alternative e che il Consiglio dei diritti umani dell'Onu ha perso di conseguenza qualsiasi credibilità. Eppure l'Onu rimane convinta che l'elezione «di questi Paesi immeritevoli non impedirà al Consiglio di far luce sugli abusi e di parlare per le vittime», e che anzi, «essendo nel consiglio, questi molestatori saranno direttamente sotto i riflettori».

Quali riflettori? Oltre a Cina, Russia e Cuba il Consiglio dei diritti umani sarà composto da Costa d'Avorio, Gabon, Malawi, Senegal, Nepal, Pakistan, Uzbekistan, Ucraina, Bolivia, Messico, Francia e Gran Bretagna. A parte i due Paesi europei che già hanno qualche fatica ad accusare i cinesi per i troppi interessi economici che li legano a loro, c'è da dubitare che gli altri membri abbiano la forza, l'indipendenza e la limpidità necessaria per dire la loro.

Anzi, Pakistan e Uzbekistan sono costantemente sotto la lente di ingrandimento per le continue violazione dei principi basilari di umanità e almeno il 60% delle nazioni del Consiglio è composto da Paesi che non rispettano gli standard minimi di una democrazia libera. E poi ci si stupisce se l'America di Trump, tenendo presente anche il trattamento sistematicamente riservato a Israele da tale Consiglio, lo abbia definitivamente abbandonato nel 2018.