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Categoria: Estero

Dall’Europa alla Cina, sette analisti spiegano come il conflitto in Ucraina cambierà la politica estera di Washington. Niente sarà più come prima

12 SET 2022 a cura di G. Meotti ilfoglio.it lettura 5’

"Poco dopo l’invasione russa dell’Ucraina a febbraio, Foreign Policy ha chiesto ad alcuni intellettuali di spiegare come la prima guerra in Europa dal 1945 avrebbe cambiato la strategia americana in politica estera negli anni a venire. I pareri espressi erano svariati, ma gran parte degli esperti concordavano su una cosa: la guerra segna la fine dell’era successiva alla Guerra fredda e il ritorno di una competizione tra superpotenze in Europa e nel Pacifico”. Così inizia l’articolo di Foreign Policy che, a sei mesi dall’inizio del conflitto, chiede nuovamente agli analisti di esprimersi sulla stessa questione. La guerra comporta anche dei problemi per gli strateghi di Washington: molti paesi al di fuori dell’Occidente sono rimasti neutrali; il conflitto ha accelerato un disallineamento tra le superpotenze – specialmente nel ramo della tecnologia – che mette fine all’era della globalizzazione e dei mercati aperti. Di seguito abbiamo riassunto gli interventi dei sette analisti.

Ogni lunedì, segnalazioni dalla stampa estera con punti di vista che nessun altro vi farà leggere a cura di Giulio Meotti

Ritorno al futuro per la Grande Strategia americana

L’invasione dell’Ucraina ha terminato la prima fase della guerra fredda – scrive Angela Stent del think tank Brookings – e ora sembra che la grande strategia statunitense stia tornando al futuro. Secondo Stent, queste sono le lezioni degli ultimi mesi: gli alleati europei della Nato possono proteggersi solamente sotto l’ombrello di Washington, e l’Unione europea non ha raggiunto l’autonomia strategica. Con la guerra in Ucraina, la Nato ha riscoperto la sua missione originaria: contenere una Russia espansionista. Una delle differenze rispetto al passato è che la Nato ha trovato tanti alleati in Asia – come Australia, Nuova Zelanda, Giappone, Corea del Sud e Singapore – che considerano la Cina come una minaccia. C’è, tuttavia, un altro fatto più scomodo per Washington: gran parte del Sud globale non si è schierato nel conflitto, perché continua a vedere la Russia come una potenza autoritaria con cui può fare affari. Come ai tempi della prima Guerra fredda, Washington dovrà convincere questi paesi non allineati che la Russia rappresenta una minaccia alla propria sovranità. Dinanzi alla minaccia russa e cinese, la grande sfida strategica di Washington sarà garantire che il mondo verrà governato da regole per evitare un conflitto su larga scala.

L’Europa riduca la dipendenza da Washington

Secondo il docente di Harvard e editorialista di Foreign Policy Stephen M. Walt la grande lezione dell’invasione russa è che l’Europa deve emanciparsi dalla protezione americana, per consentire a Washington di concentrarsi sulla minaccia cinese. Tuttavia, sostiene Walt, l’amministrazione Biden ha fatto esattamente il contrario nell’ultimo anno: questo significa che gli Stati Uniti non avranno le risorse necessarie per confrontare Pechino. Il docente americano sostiene una divisione dei compiti tra Europa e America. Gli stati europei devono aumentare la propria spesa militare, e svolgere un ruolo dominante in Ucraina, mentre l’America deve completare la “svolta” verso l’Asia. “La prossima recessione europea getterà ombre sulle promesse coraggiose (riguardo all’aumento della spesa militare, ndt) effettuate della Germania e da altri stati europei alcuni mesi fa. Se questa tendenza non verrà arginata, Washington si ritroverà a fare più del dovuto in Europa ma non abbastanza in Asia. Per la grande strategia americana, questo sarebbe un errore fondamentale”.

La svolta asiatica di Biden era giusta

Secondo Raja Mohan dell’Asia Society Policy Institute, l’invasione russa ha mostrato che la strategia dell’amministrazione Biden di contenere innanzitutto la Cina è stata molto lungimirante. Il conflitto recherà grandi danni alla Russia che sarà ancora più dipendente sull’aiuto cinese e, dunque, non potrà che sostenere l’espansionismo di Pechino in Asia. C’è un’importante differenza tra la guerra in Ucraina e la possibile aggressione contro Taiwan: l’America probabilmente non si tirerà indietro in Asia, e potrebbe essere coinvolta in un conflitto con la Cina. Se gli stati asiatici credessero che l’America sia riluttante a intervenire in Asia, prenderebbero le parti di Pechino. Ma per fortuna l’amministrazione Biden ha puntato molto sul continente asiatico. A differenza degli alleati europei, pare che i paesi orientali siano disposti ad aumentare la propria spesa militare per svolgere un ruolo più importante nella difesa e nella sicurezza dell’Indo pacifico. “Non sorprende che ci siano delle divisioni in Europa – sostiene Mohan. Per l’America una delle priorità per stabilizzare entrambe le regioni è evitare che Mosca e Pechino sfruttino queste divisioni (…). Washington resta indispensabile per confrontare la Russia in Europa e la Cina in Asia. Ma la stabilità nel lungo termine in entrambi i continenti dipenderà dall’abilità di Washington di costruire un equilibrio locale e promuovere un ordine regionale”

Un nuovo patto con l’Europa

Per Liana Fix della Körber Foundation ci sono due lezioni importanti nell’invasione dell’Ucraina: la prima è il ritorno della Nato, che fino a poco fa veniva descritta in uno stato di “morte cerebrale”. L’organizzazione ha assunto una nuova ragione esistenziale, si è allargata a Svezia e Finlandia ed è diventata più popolare in Europa. Tuttavia, è ancora più notevole che l’Unione europea si è dimostrata all’altezza della sfida; anziché negoziare accordi di libero scambio, si è assunta la responsabilità di combattere una guerra economica e di tagliare i legami con l’economia russa. Questo cosa significa per la grande strategia americana? Che nell’attesa di diventare una potenza militare – e chissà se lo diventerà mai – l’Europa può essere molto influente dal punto di vista economico. Questo implica un nuovo equilibrio tra Stati Uniti e Ue: la forza militare di Washington deve unirsi alla potenza economica dell’Ue. La Cina è ovviamente un rivale più temibile rispetto alla Russia – e i partner europei avranno bisogno di buone ragioni per mettere in discussione i legami commerciali con Pechino – ma intanto la leadership cinese ha preso nota della risposta occidentale all’invasione russa.

Sta nascendo un fronte atlantico-pacifico

La guerra di Putin ha visto il ritorno dell’America – sostiene l’ex direttore di Chatham House Robin Niblett – che si è messa a capo di un fronte atlantico-pacifico che unisce le garanzie di Washington ai paesi europei minacciati dalla Russia alle promesse verso i paesi asiatici che temono l’espansionismo cinese. La grande sfida per Washington sarà rendere questa partnership “reale”; ad esempio, convincendo i paesi europei a giocare un ruolo più importante nell’Indo pacifico. L’altra grande sfida sarà sfruttare le risorse economiche della comunità atlantico-pacifica per portare i circa 140 paesi non allineati dalla propria parte. L’amministrazione Biden deve essere più inclusiva rispetto a quelle precedenti; e gli alleati di Washington devono sperare che le prossime elezioni non vanifichino i risultati positivi degli ultimi sei mesi.

Il successo americano dipende dalla vittoria dell’Ucraina

L’ex segretario generale della Nato e premier danese Anders Fogh Rasmussen sostiene che per Washington sarà difficile portare a compimento la svolta asiatica mentre continua a esserci una guerra in Ucraina. La soluzione, secondo lui, è fornire gli strumenti all’Ucraina per vincere subito il conflitto. Un’Ucraina forte e attrezzata dal punto di vista militare è la migliore garanzia contro un’invasione russa in futuro. Questo è il compito dell’occidente: assicurarsi che l’Ucraina vinca la guerra. Gli autocrati di tutto il mondo stanno guardando ciò che succede lì, e gioiranno se le cose andranno male per Kyiv.

Andiamoci piano con la guerra economica

Negli ultimi mesi l’amministrazione Biden ha ripudiato cinquant’anni di ortodossia basata sul libero mercato, sul commercio con il resto del mondo e sull’apertura dei mercati. Questo sostiene il docente della Western Washington University Edward Alden, secondo cui c’è stato un cambio di paradigma: adesso le nuove parole d’ordine sono indipendenza, autosufficienza e resilienza. Il problema? Che il resto del mondo non ne vuole sapere di combattere una guerra economica; basta guardare all’India, che è ben felice di acquistare gas russo a un prezzo più basso. Per avere successo, la strategia americana deve maneggiare con cura le proprie leve economiche – ad esempio, fornendo aiuti umanitari ai paesi in via di sviluppo – per non alienare gli stati più riluttanti a essere trascinati in una guerra economica con la Russia. La differenza tra oggi e l’epoca della guerra fredda è che l’occidente non è più l’unica potenza a godere di grandi ricchezze; oggi c’è competizione da parte di Cina e Russia, che hanno molto da offrire.

(Traduzione di Gregorio Sorgi)