CRISTIANI CONTRO. In Ucraina la guerra è santa e si fa in nome di Dio

Categoria: Estero

La lotta metafisica fra Bene e Male descritta da Kirill si combatte su un terreno fatto di rivalità e odi profondi. L'impossibile mediazione del Papa

MATTEO MATZUZZI 17 DIC 2022 ilfoglio.it lettura 2’

L’invasione russa ha riacceso le tensioni fra le diverse confessioni ortodosse che si contendono il predominio spirituale a Kyiv. Un intreccio di politica e religione dalle conseguenze apocalittiche

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Raccontava a luglio il Monde che a Kryvy Rih, a una cinquantina di chilometri dal fronte, i preti che obbediscono al Patriarcato di Mosca si rifiutano di celebrare i funerali degli ucraini che hanno deciso di aderire alla Chiesa ortodossa ucraina. Cioè le esequie degli stessi cristiani che fino a qualche tempo fa condividevano la stessa Chiesa, gli stessi riti, gli stessi luoghi. I preti che se ne sono andati sono scomunicati con la più infamante delle accuse: quella d’aver tradito Dio. Perché qui Dio se lo contendono alla stregua di un trofeo, convinti un po’ tutti che sia dalla loro parte, quella della Verità. Il problema è sempre quello da due millenni, se lo domandava già Pilato: quid est veritas? Secondo il vescovo Efrem, che Kirill lo frequentava e lo sosteneva, la verità di sicuro non è quella di chi trasferisce i fedeli da una parrocchia all’altra, da quelle che celebrano la divina liturgia in slavonico a quelle che hanno scelto l’ucraino; da quelle che restano fedeli a Kirill a quelle che invece hanno trovato rifugio sotto al cappello di Bartolomeo di Costantinopoli. Efrem assicura che Kirill è cambiato, non è più quello di una volta ma che sono loro, quelli della Chiesa nazionale di Kyiv a fomentare il conflitto e l’odio intra religioso, tra vicini di casa: sì, è possibile che qualche prete si sia rifiutato di benedire i morti del fronte avverso, ma in quel caso è stato subito rimosso. E comunque loro, gli ortodossi d’obbedienza moscovita, sono stati esclusi dall’esercito “e solo i preti della Chiesa ucraina possono presiedere i funerali dei soldati e andare al fronte a benedire i militari”. La guerra che secondo il Patriarca di Mosca e di tutte le Russie ha assunto una dimensione metafisica, come ebbe a dire in un’omelia quaresimale che di penitenziale aveva ben poco, per gli ucraini che vivono senza elettricità e riscaldamento, svegliati dai razzi che piovono sulle loro case, è questione ben più pratica e concreta: “Non vogliamo appartenere a una Chiesa di traditori filorussi”, spiegava un’insegnante in pensione di un villaggio a poca distanza da dove si spara. Lei è andata a cercare un prete che non facesse più omelie a favore “del nemico russo che viene a casa nostra e ci massacra” e l’ha trovato: padre Maksim, che adesso è minacciato – lui e la sua famiglia – per quello che il vescovo Efrem bolla come tradimento divino. “Ma io non ho tradito nessuno, ho solo accettato la richiesta dei miei parrocchiani”. Che sono, è fondamentale ribadirlo, tutti ortodossi. Tutti battezzati allo stesso fonte, come diceva Kirill quando era applaudito e considerato il più “europeo” di tutto l’alto clero moscovita.