Charles Michel e Ursula von der Leyen al parlamento europeo

Categoria: Estero

Michel sta con Macron, von der Leyen con gli Usa: sulla Cina torna il duello a Bruxelles

Andrea Muratore 23 APRILE 2023 ilgiornale.it lettura2’

Inside the news Over the worldIl presidente del Consiglio Europeo Charles Michel sostiene Emmanuel Macron sulla non subordinazione dell’Unione a Washington. Ursula von der Leyen, presidente della Commissione Europea, ribadisce invece lo stretto atlantismo e il legame transatlantico anche in relazione al rapporto con la Cina. La visita del presidente francese e della von der Leyen a Pechino alla corte di Xi Jinping ha aperto, indirettamente, una faglia nelle massime autorità comunitarie.

Due visioni diverse dell’Europa

Due visioni dell’Europa, del suo ruolo nel mondo, delle prospettive strategiche globali. Da un lato la certezza di von der Leyen di un’Europa “atlantica” nelle garanzie alla sicurezza. Da validare sia per la Russia che per la Cina.

Dall’altro, i fautori dell’autonomia strategica, dell’ambizione crescente dell’Europa della Difesa e della sicurezza. Un dualismo che si è già visto ai tempi della formazione della Commissione, ed ebbe al centro proprio Macron, il quale fermò l’elezione alla guida di Palazzo Berlaymont dell’attuale capogruppo popolare Manfred Weber per vedersi passare davanti l’atlantista von der Leyen, sostenuta anche dai “falchi” polacchi di Diritto e Giustizia. Ma piazzò Thierry Breton, deus ex machina dell’autonomia strategica, come super-commissario all’Industria.

Gli Usa e il rapporto con l’Europa come pomo della discordia

Di fronte agli americani, von der Leyen è sempre stata più “curiale” di Michel. Lo si è visto nel dualismo con le multinazionali farmaceutiche durante la campagna vaccinale. Se ne è avuto conferma allo scoppio della sfida americana all’Europa su transizione energetica e chip, che hanno avuto critiche più dure da Michel che dall’ex Ministro della Difesa di Angela Merkel. E sulla Cina von der Leyen, dopo l’intervista-fiume di Macron a Politico e Les Echos sul rifiuto del rischio di un “vassallaggio” europeo, ha preferito ribadire le linee rosse verso Pechino sul rifiuto di eventuali invii di armi alla Russia o su possibili aggiramenti delle sanzioni, salvo infine ribadire che voltare le spalle alla Repubblica Popolare “non è nell’interesse europeo”.

Sul posizionamento della politica tedesca pesano però le frasi dette dopo il bilaterale con Joe Biden a marzo alla Casa Bianca: “Abbiamo un interesse comune a impedire che il capitale, l’esperienza e le conoscenze delle nostre aziende alimentino progressi tecnologici che miglioreranno le capacità militari e di intelligence dei nostri rivali strategici, anche attraverso investimenti in uscita”, ha detto von der Leyen posizionando l’Ue di fatto nel contenimento anti-cinese.

Michel invece ha spinto fortemente sull’autonomia strategica. Da presidente del Consiglio europeo, organo di vertice dell’Ue, Michel deve interfacciarsi direttamente con gli Stati che detengono l’iniziativa strategica in Ue. La Commissione, struttura burocratica che agisce negli spazi delegati dal Consiglio, può mettere a terra grandi strategie e condizionarle sul fronte attuativo. Ma sulle grandi decisioni come quelle in ballo nelle parole di Macron è in seconda fila.

La visione di Michel

Michel, nota Politico.eu, ha apprezzato le parole di Macron sulle “pressioni esercitate sull’Europa perché diventi vassalla dell’America” e sui rischi che tale posizione creerebbe. Inoltre il politico belga “ha suggerito che la posizione del leader francese non è isolata all’interno del Consiglio”, cioè tra i capi di Stato e di governo europei. Molti dei quali, ha aggiunto, sono desiderosi di non seguire “ciecamente” gli States.

La breccia aperta da Macron riaprirà i discorsi sull’autonomia strategica militare, tecnologica e commerciale di un blocco di Paesi europei rispetto alla leadership Usa? Riporterà il tema nel grande dibattito pubblico in un’Europa che dopo l’invasione russa dell’Ucraina ha iniziato a posizionarsi secondo le varie sfumature di atlantismo dei Paesi membri? Difficile dirlo con certezza. Ma l’apertura della nuova faglia Michel-von der Leyen mostra che non c’è consenso sul futuro delle politiche europee e sulle loro ambizioni. E che la “dottrina Macron” per maggiori ambizioni comunitarie trova rispondenza nel potere meno visibile ma apicale dell’Ue, il Consiglio che dà i tempi alle altre burocrazie.