HAMAS NON DEPORRÀ MAI LE ARMI – LA PROPOSTA DEI TERRORISTI DI UNA TREGUA DI CINQUE ANNI ( poi si vedrà..ndr)

Categoria: Estero

IN CAMBIO DELLA CREAZIONE DI UNO STATO PALESTINESE CON I CONFINI PRE-1967 (E DELLA SMILITARIZZAZIONE) NASCE PER ESSERE RIFIUTATA:

26.4.2024 dgospia.com lettura4’

ISRAELE NON ACCETTERÀ MAI LA LEADERSHIP DI CHI VUOLE LA DISTRUZIONE DELLO STATO EBRAICO, SOPRATTUTTO DOPO IL POGROM DEL 7 OTTOBRE. GLI AMERICANI SONO STATI CHIARI: “NON CI SARÀ MAI UNO STATO PALESTINESE CON HAMAS” – LA LETTERA DI BIDEN E ALTRI 17 LEADER PER IL RILASCIO DEGLI OSTAGGI (E PER DIMOSTRARE CHE ISRAELE NON È ISOLATA)

1. HAMAS: «DEPONIAMO LE ARMI SE ISRAELE DICE SÌ ALLO STATO PALESTINESE»

Estratto dell’articolo di Vittorio Da Rold per whttp://www.editorialedomani.it

Nel 202esimo giorno del conflitto, mentre le forze israeliane hanno ucciso ancora una volta un operatore umanitario belga e suo figlio di sette anni in un attacco a Rafah, […] l’Egitto del presidente Al Sisi prova a fermare i carri armati della Stella di David consegnando a Israele una proposta di Hamas per un cessate il fuoco della durata di un anno, in cambio della sospensione degli attacchi alle forze israeliane.

[…] Mentre gIi Usa chiedono ad Hamas insieme ad altri 17 stati di rilasciare gli ostaggi, uno dei suoi politici, Khalil al-Hayya, ha detto all’Associated Press che il gruppo militante islamico è disposto ad accettare una tregua di cinque anni con Israele e che deporrà le armi se verrà creato uno Stato palestinese indipendente con i confini pre 1967.

[…] È però improbabile che il governo Netanyahu prenda in considerazione uno scenario del genere, avendo promesso ai suoi elettori di schiacciare Hamas in seguito al letale attacco del 7 ottobre, e la sua attuale leadership è contraria alla creazione di uno Stato palestinese sulle terre conquistate da Israele nella guerra del 1967.

Un forte dissidio con il presidente americano, Joe Biden, che negli Usa deve contenere le proteste sempre più estese degli studenti universitari che chiedono la fine della guerra nella Striscia.

Al-Hayya […] ha detto che Hamas vuole unirsi all’Organizzazione per la liberazione della Palestina, guidata dalla fazione rivale di Fatah, per formare un governo per Gaza e la Cisgiordania. Ha detto che Hamas accetterebbe «uno Stato palestinese pienamente sovrano in Cisgiordania e nella Striscia di Gaza e il ritorno dei profughi palestinesi in conformità con le risoluzioni internazionali», lungo i confini di Israele precedenti il 1967. Se ciò accadesse, ha detto, l’ala militare del gruppo si scioglierebbe. Possibile? Difficile dare una valutazione ponderata.

ISRAELE PRONTO PER RAFAH

Di sicuro c’è che Israele continua i preparativi per l’operazione a Rafah, attesa «molto presto». Un alto funzionario della sicurezza israeliano ha riferito alla Reuters che l’esercito israeliano è pronto a lanciare immediatamente un’operazione a Rafah e sta solo aspettando il via libero politico.

L’Idf ha approvato l’ultimo piano per l’operazione Rafah all’inizio di questa settimana. Il governo americano ha espresso ferma opposizione a un’operazione a Rafah senza un piano credibile per proteggere i civili.

Intanto, ha riferito Axios, questo giovedì il capo dello Shin Bet, Ronen Bar, e il capo di stato maggiore israeliano, Herzi Halevi, si sono incontrati in Egitto con il capo dell’intelligence del Cairo e altri funzionari chiave per discutere dell’imminente offensiva. L’Egitto ha messo in guardia Israele dall’entrare nella città, dove risiede più di un milione di palestinesi sfollati, fuggiti da altre zone della Striscia a causa dei bombardamenti.

[…]

2. APPELLO DI 18 PAESI PER GLI OSTAGGI L’IDF: “PRONTI A ENTRARE A RAFAH”

Estratto dell’articolo di P. Mas. per “la Repubblica”

Liberare subito gli ostaggi a Gaza, sulla base dell’accordo che Usa, Qatar e altri mediatori stanno negoziando da mesi. È l’appello lanciato ieri da 18 Paesi, coordinati da Washington, allo scopo di rilanciare la trattativa e scaricare su Hamas la responsabilità del suo fallimento. Un’iniziativa che viene alla vigilia della possibile offensiva israeliana a Rafah, e sullo sfondo delle proteste in corso nelle maggiori università americane.

La dichiarazione, firmata da Stati Uniti, Argentina, Austria, Brasile, Gran Bretagna, Bulgaria, Canada, Colombia, Danimarca, Francia, Germania, Ungheria, Polonia, Portogallo, Romania, Serbia, Spagna e Thailandia, chiede «il rilascio immediato di tutti gli ostaggi di Hamas a Gaza». La lista include i paesi che hanno cittadini prigionieri, ma serve anche a dimostrare che Israele non è isolata come sembra.

L’alto funzionario dell’amministrazione che l’ha presentata ai giornalisti, ha ricordato che Washington ha proposto da tempo un accordo per il rilascio immediato di circa 40 ostaggi più vulnerabili, in cambio di una tregua di sei settimane.

Questo passo doveva servire anche a creare un clima di maggior dialogo e fiducia, per discutere poi una soluzione di lungo termine della crisi. Secondo il funzionario, però, il rifiuto sarebbe venuto direttamente da Yahya Sinwar, il leader che ha gestito la strage del 7 ottobre, perché preferisce tenere la popolazione di Gaza in ostaggio, invece di mettere fine alla guerra. […]