Non solo Xi: tra "populisti" e "principini", il vero volto dell'élite politica cinese
Federico Giuliani 10 Aprile 2025 insideover.it lettura3’
Xi Jinping? A differenza di quanto si possa pensare è soltanto la punta più visibile dell’enorme iceberg che rappresenta politica cinese. Fa comodo ed è facile pensare alla Cina guidata da un uomo solo al comando. In realtà persino il P residente cinese – da molti commentatori definito “l’uomo più potente del mondo” – deve fare i conti con alti funzionari, ex leader, correnti e gruppi di potere dalle visioni più diverse e opposte. Anche Xi, in altre parole, è costretto a trovare un equilibrio per far sì che il Partito Comunista Cinese (Pcc), il partito che di fatto gestisce la politica della seconda economia globale, marci in un’unica direzione e venga percepito all’esterno come unito e compatto.
Dietro le quinte esiste tuttavia un’élite politica molto varia e Xi, come detto, ne è l’ago della bilancia.
In generale, prima del suo avvento, nel 2012, la Cina era sempre stata appannaggio di due fazioni politiche: i populisti e gli elitari. Con l’attuale presidente le divisioni si sono notevolmente allentate, visto che le tensioni internazionali e vari problemi interni hanno richiesto al Partito di muoversi veramente come un monolite. Esiste però un’élite politica cinese. E vale la pena darle un’occhiata da più vicino.
Cina
La leadership del Partito e Xi l’equilibratore
Partiamo dalle due richiamate correnti. La leadership del partito non è quasi mai incarnata da un gruppo monolitico. I membri del Pcc sono circa 98 milioni – più delle popolazioni di Francia e Belgio messe insieme – su un totale di quasi 1,4 miliardi di abitanti.
La guida del Partito è nelle mani di Xi Jinping ma dietro di lui, o comunque sotto, troviamo decine di alti funzionari che possiedono background socio-economici e preferenze politiche tra loro differenti, e riducibili in due storiche correnti in competizione tra loro per potere, influenza e controllo sulle iniziative politiche. Possiamo quasi affermare – considerando le necessarie specificità e le evidenti differenze contestuali – che questa biforcazione all’interno del Pcc si avvicina ad assomigliare ad una specie di meccanismo di checks and balances che contraddistingue i sistemi democratici occidentali.
Uno dei due gruppi coincide con la cosiddetta coalizione populista, l’altro comprende gli elitari. La maggior parte dei leader di vertice della coalizione elitaria, per esempio, sono “principini”, ovvero leader che provengono da famiglie di veterani rivoluzionari o di funzionari di alto rango, e che spesso hanno iniziato le loro carriere nelle città costiere economicamente ben sviluppate. Sul fronte opposto troviamo i populisti: vengono da nuclei familiari meno privilegiati e si sono fatti le ossa nelle province interne o meno sviluppate.
Il background socio-economico
I primi, gli elitari, rappresentano gli interessi degli imprenditori cinesi; i secondi, i populisti, quelli dei gruppi sociali più vulnerabili, come contadini e lavoratori migranti. Xi ha una storia personale molto particolare – suo padre era un alto funzionario ma lui ha mosso i primi passi politici nelle campagne – ed è stato presumibilmente scelto perché in grado di fondere i due poli in un unico centro.
In generale, se è vero che le fazioni sono importanti all’interno della politica cinese, è altrettanto vero che spesso è molto difficile ricostruire tali reti. Questo perché le correnti si basano su reti informali e connessioni personali, non sono pubbliche e, data la natura intensa della politica d’élite cinese, i politici si sforzano di mantenere queste informazioni il più private possibile.
La Cina, intesa come sistema Paese, è guidata da 812 funzionari che prestano servizio nei massimi organi politici nazionali, e che vanno da Xi Jinping in giù (quasi tutti, il 61%, sono funzionari provinciali). Il 92% ha almeno una laurea triennale e, tra coloro che hanno proseguito gli studi, più di un quarto ha un dottorato di ricerca: hanno frequentato la scuola del Partito, la Tsinghua e la Peking University (solo 14 hanno conseguito un master negli Usa). Sono dunque questi i “tecnici politici” sui quali può contare Xi per gestire una nazione immensa, tra crisi e contraddizioni da risolvere prima che sia troppo tardi.