Da giorni Putin si fa beffe delle proposte di tregua, ma la Casa Bianca attacca Zelensky,
Francesco Cundari 24 Aprile 2025, linkiesta.it lettura2’
scrive Francesco Cundari nella newsletter “La Linea”. Arriva tutte le mattine dal lunedì al venerdì più o meno alle sette
È davvero difficile concedere il beneficio del dubbio e della buona fede a quanti in Italia continuano a prendere sul serio, dopo averli addirittura presi a modello, i cosiddetti sforzi diplomatici di Donald Trump. Dall’inizio di questa ignobile farsa politici, giornalisti e pseudo-analisti non hanno fatto altro che gridare: visto, c’era bisogno di aspettare Trump per avere finalmente una seria iniziativa di pace?
Ecco, ripetevano, che cosa avrebbe dovuto fare l’Europa (se non addirittura, secondo i più sprovvisti di ogni senso del ridicolo, l’Italia). Loro ce lo avevano detto subito. Ebbene, se fossero in buona fede, dopo avere sostenuto che l’iniziativa trumpiana era la dimostrazione delle loro tesi, ora dovrebbero trarne la logica conclusione e riconoscere l’inconsistenza di entrambe, per non dire l’empia idiozia. Sta di fatto che dopo settimane di silenzio, dopo che l’Ucraina ha accettato la proposta americana di cessate il fuoco e si è detta pronta a negoziare, mentre la Russia ha continuato a bombardare imperterrita e a farsi beffe di tutte le proposte dei pur amichevolissimi inviati della Casa Bianca, cosa fa Trump?
Con chi se la prende? Con Volodymyr Zelensky, colpevole di avere semplicemente ripetuto l’ovvio, per l’ennesima volta, e cioè che riconoscere l’annessione russa della Crimea violerebbe la Costituzione ucraina. Ovvietà che peraltro non pregiudica affatto la possibilità di accettare una sorta di congelamento della situazione di fatto, senza riconoscimento ufficiale, scelta che in ogni caso, tanto per continuare a ribadire l’ovvio, potrebbe arrivare semmai al termine di un negoziato, ma che certo non si può pretendere venga ufficializzata come posizione di partenza.
A confermare il carattere provocatorio e predatorio di tutta questa sceneggiata, non bastasse il linguaggio mafioso di Trump («La situazione per l’Ucraina è terribile: può ottenere la pace oppure può combattere per altri tre anni prima di perdere l’intero Paese»), ieri sono arrivate anche le linee del cosiddetto piano di pace anticipate dal vicepresidente J.D. Vance in alcune dichiarazioni alla stampa. E cioè, in sostanza, lasciare alla Russia quello che ha conquistato, con in più la garanzia che l’Ucraina non entrerà mai nella Nato.
Più dettagliata, ma sostanzialmente analoga, la bozza di accordo anticipata da Axios, che nel suo articolo su Linkiesta Yaryna Grusha giudica giustamente come una trappola per Zelensky e per tutta l’Ucraina. Oltre che, ovviamente, un regalo alla Russia, che oltre al riconoscimento de jure della Crimea e de facto di tutto il resto, naturalmente, si vedrebbe anche togliere le sanzioni e riammettere sui mercati e nel consesso internazionale con ogni onore.
A tutto questo Vance ha poi aggiunto, come fiocco, la minaccia del ritiro degli Stati Uniti dai negoziati nel caso in cui Russia e Ucraina non dovessero accettare l’accordo. A me pare evidente che il senso di tutta questa messa in scena, cui bisognerebbe aggiungere pure la buca data dal segretario di stato Marco Rubio ai colloqui con europei e ucraini, sia semplicemente il tentativo di scaricare su Zelensky la colpa del fallimento delle pseudo-trattative di pace, così da giustificare il definitivo abbandono dell’Ucraina da parte degli Stati Uniti.
I tanti che anche in Italia, a destra e a sinistra, continuano a elogiare gli sforzi diplomatici di Trump si stanno rendendo complici di questa operazione, ed è sempre più difficile credere che non se ne rendano conto.