“E’ malato e ha attacchi di panico, sorvegliato da 5 medici. Il regime blocca la fuga degli iraniani, a Evin esecuzioni dei dissidenti”
Aldo Torchiaro 19 Giugno 2025 alle 09:28 ilriformista.it lettura4’
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Marco Mancini, capo del controspionaggio italiano per anni, conta ancora oggi su una invidiabile rete. Anche a Teheran. «Khamenei non è stato colpito. Si trova attualmente nel suo bunker di Lavizàn, una base militare protetta a nord-est di Teheran. Costruito su più piani che arrivano a cento metri di profondità, ha un appartamento dedicato alla Guida suprema di dodici stanze. Lì si trova oggi Khamenei insieme alla moglie e ai suoi cinque figli, quattro femmine e un maschio».
Un bunker importante, pensato per essere abitato anche a lungo…
«Così voleva il progetto che venne commissionato a un ingegnere della Corea del nord. Tra le pareti ha fatto inserire pesanti lastre di metallo che lo rendono invulnerabile ai normali raid aerei. Ma gli americani hanno l’arma che può perforare quelle protezioni e nessuno può escludere che ci stiano pensando: le coordinate esatte ci sono, le hanno anche loro. E Khamenei lo sa: è in preda ad attacchi di panico, ha attacchi di ansia che non riesce a controllare».
In quel bunker chi c’è, adesso?
«Ci sono ottanta soldati scelti e cinque sanitari di fiducia della Guida suprema. Che sta male, ha un tumore alla prostata importante. E a 86 anni non è uno scherzo. Ha sbalzi pressori molto frequenti, deve rimanere sotto controllo medico costante. Per questo oltre agli infermieri ha un cardiologo e un chirurgo che sono pronti, se necessario, a operarlo. Il capo dei medici personali di Khamenei si chiama Alì Reza Marandi. E ha un figlio con un ruolo apicale nei Pasdaran. Lo faccio presente perché risulta essere stato proprio il figlio del medico Marandi a dare la notizia che il bunker sarebbe stato colpito. Notizia che non trova conferme al momento in cui stiamo parlando. Stanno cercando di capire per quale motivo ha diffuso questa notizia».
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A proposito di Pasdaràn, quanti ce ne sono a Lavizàn?
«È una base militare che ha duecento militari scelti in superficie e sessanta guardie nei piani interrati, con turni di servizio di dodici ore. La notte i Pasdaràn aumentano, sia nel bunker sia fuori, nella base. Perché è intorno all’alba che si attendono i raid israeliani più pericolosi. I Pasdaràn hanno unità anti-droni e postazioni antiaeree ma è chiaro che nemmeno Khamenei può vivere a lungo, braccato sottoterra. Per questo sta trasferendo funzioni al Consiglio Rivoluzionario, la giunta di governo dei Guardiani della rivoluzione. Hanno preso loro le decisioni che stanno mettendo in ginocchio la popolazione civile in queste ore».
Quali decisioni?
«Devono impedire a tutti i costi alla popolazione di fuggire da Teheran, anche perché una città densamente abitata – come hanno fatto con Hamas a Gaza – rende più complesse le operazioni militari di Israele. E allora hanno prima di tutto razionato la benzina: da cinque giorni a questa parte in Iran si possono vendere al massimo 15 litri di benzina per macchina. Così nessuno può allontanarsi da Teheran e tantomeno intraprendere viaggi verso i confini. E poi hanno bloccato i conti correnti, parlando di attacchi hacker. Sono stati loro a dare disposizione alla banca centrale di mettere fuori uso il prelievo di contante, tenendo le riserve in cassa e impedendo agli iraniani di mettersi in tasca il necessario per mettersi in viaggio».
Scricchiola anche dall’interno, il regime?
«Sono a conoscenza di due casi particolari. Quello di Alì Azgar Yezahi, vicecapo dell’ufficio di Khamanei. Il Gru, servizio segreto militare russo, sta trattando la sua fuoriuscita dall’Iran per portarlo in Russia. Potrebbero riuscire a esfiltrarlo nella notte: se fuggirà verso Mosca il segnale della caduta del regime sarebbe evidente per tutti. E anche Logiatislan Golpyagani, capo ufficio di Khamenei, è in lista per prendere il volo verso la Russia. Ma nel suo caso c’è un sospetto in più: si parla di lui come agente al servizio dei russi. Un uomo messo dal Gru nello stretto entourage della Guida suprema proprio per riferire a Mosca tutto quel che decide Khamenei».
D’altronde Israele sta decapitando tutti i vertici militari e dell’intelligence…
«E alcuni tra gli scienziati che stavano ultimando gli esperimenti per la bomba nucleare. Uno degli scienziati neutralizzati da Israele è Saed Boryi. Un ingegnere meccanico esperto in test nucleari che lavorava presso il centro di Parkin, uno dei maggiori laboratori iraniani. È stato ucciso il 14 giugno, con i primi raid. Sa chi è il suo allievo prediletto e assistente più vicino? Mohamed Abedini Najafabadi. Che per qualche giorno è stato in arresto in Italia e poi è stato trasferito, a seguito degli accordi per la liberazione di Cecilia Sala».
Anche a Evin, il terribile girone dell’inferno, si muore sempre di più, a quanto sembra.
«Stanno arrestando centinaia di persone ogni giorno: dissidenti, oppositori, persone normali che iniziano a manifestare per la fine del regime. Il carcere di Evin ha già più di duemila detenuti. Oltre la capienza massima. Domani mattina (oggi, ndr.) sono previste 147 esecuzioni capitali, la macchina della morte procede a ritmi serrati. In particolare i detenuti politici, tutti quelli della sezione 209, rischiano di essere impiccati nelle prossime ore».
Perché se l’Iran si libera dalla tirannia, quei detenuti politici potrebbero diventare i nuovi leader…
«Sì, quando finisce un regime e si paventa l’avvio della fase di transizione, sono sempre i dissidenti politici a farne le spese. La sezione 209, di cui fornisco una mappa aggiornata, prevede tre piani di orrore puro: sala delle torture nere con letto metallico per scosse elettriche. Oggetti di tortura per stupro anale. E per gli uomini, sospensione da terra su una trave con pesi gravanti sugli organi genitali. Di questo è fatta la quotidianità di chi, fino a oggi, ha sfidato il regime. In Italia non molti lo sanno, non molti se ne rendono conto. Ma se l’operazione israeliana libererà il popolo iraniano, penso che molti milioni di persone dovranno essere grate a Israele».