miliardi di dollari usati per creare odio e strumenti di morte.3- Don Nandino Capovilla e la foto della mappa senza Israele con kefiah e Gesù Bambino: cancella uno Stato democratico
14.8.2025 vari da ilriformista.it lettura3’
1-Ha Stato Israele Travaglio e la confusione sui “sacri confini” di Israele: si dice così, anche se non è così
La convinzione che lo Stato ebraico sia stato creato dalle Nazioni Unite, con confini stabiliti in una risoluzione del 1947, è la tra le più inestirpabili. Ma è erronea. Non sono state le Nazioni Unite a creare Israele, né tanto meno a stabilirne i confini, per la semplice ragione che le Nazioni Unite non creano Stati e non stabiliscono confini. E non lo fanno perché non possono farlo. I confini di Israele sono gli stessi da quando Israele esiste come Stato, e coincidono con quelli della destituita Palestina mandataria a suo tempo istituita dalla Società delle Nazioni (che aveva poteri diversi e più ampi rispetto a quelli dell’Onu). Israele, nascendo, ha assunto i confini disegnati da quel previo mandato…. Estratto Iuri Maria Prado 14 Agosto 2025 alle 15:01 ilriformista.it
2-Le Ragioni di Israele. Negli ultimi 30 anni a Gaza sono arrivati 41 miliardi di dollari usati per creare odio e strumenti di morte: la cecità dei venditori di utopia
Solo dopo l’eliminazione dei terroristi di Hamas e una sana lotta democratica per avere l’onore (e l’onere) di governare la nazione, sarebbe giusta e doverosa la creazione dello Stato di Palestina
Aldo Anav 14 Agosto 2025 alle 12:52 iriformista.it
Ho chiesto a Google quanto denaro era arrivato a Gaza negli ultimi 30 anni e la risposta che ho ricevuto è stata superiore a qualsiasi mia aspettativa: 41 miliardi di dollari. Come è stata impiegata questa montagna di soldi? Fagocitati da Hamas, gran parte per costruire tunnel e comprare armi ma anche nelle capienti tasche dei leader dei terroristi, che invece di destinarli per migliorare il tenore di vita della popolazione, sono serviti per dare agi e lussi a chi crede di essere superiori a tutto e tutti.
Miliardi utilizzati per guerra e odio
Non per incrementare agricoltura e allevamenti di bestiame, non per promuovere con finanziamenti mirati la realizzazione di strutture ricettive per invogliare il turismo, nessun investimento per innovazioni tecnologiche. Niente di tutto questo, ma solo strumenti di morte e campi paramilitari dove si indottrinano giovani alla guerra e all’odio. Odio per tutto ciò che non fa parte della loro cultura; per chi professa altre religioni, odio per l’occidente, per coloro che “pretendono” la libertà di stampa o di pensiero, per chi vuole vivere la propria sessualità secondo le naturali inclinazioni, odio per l’emancipazione femminile etc. Ma soprattutto odio verso Israele e gli ebrei.
Il campo largo e il partito islamo-marxista
Questa è la misera fine che hanno fatto i miliardi di dollari finiti nelle mani di Hamas. Ma quello che è più triste sono le prese di posizioni di chi ha un ruolo istituzionale nei vari governi europei. È recente la notizia della lettera aperta di ex ambasciatori che hanno chiesto alla nostra premier di riconoscere la creazione dello Stato Palestinese, ma per Meloni non è ancora il momento. Immediatamente i “geni del campo largo” hanno detto la loro. Schlein & co polemizzano chiedendo quale sarebbe per la premier il momento giusto, concludendo che il riconoscimento di uno Stato palestinese sarebbe un bel passo avanti verso la pace in Medio Oriente. A rincarare la dose ci ha pensato Bonelli dicendo che “se il governo continua a rifiutare il riconoscimento dello Stato della Palestina fa una scelta di codardia politica e di subalternità morale”. Questo eminente deputato del nostro parlamento si è reso protagonista di un’altra stranezza aderendo al neo partito islamo-marxista creato da Corbyn e Varoufakis. Già di per sé la denominazione di questo nuovo gioiello della miseria umana è una contraddizione socio- politica. Marx era notoriamente ateo, mentre invece la religiosità per l’Islam è una componente fondamentale per i mussulmani
-Il sacerdote sa benissimo perché gli è stato impedito di entrare a Tel Aviv
Don Nandino Capovilla e la foto della mappa senza Israele con kefiah e Gesù Bambino: il parroco militante che cancella uno Stato democratico
Nicolae Galea
14 Agosto 2025 alle 12:08
Da un sacerdote ci si aspetterebbe un impegno profondo per le anime dei fedeli, un amore incondizionato verso tutti e un costante richiamo al perdono, alla riconciliazione ed alla pace costruita tramite l’incontro ed il dialogo. Questi sono i valori che tradizionalmente guidano la vita pastorale e l’insegnamento della Chiesa.
Non si può dire così di don Nandino Capovilla, parroco di Marghera (Venezia) impegnato da anni in iniziative legate alla causa palestinese. Don Capovilla non si limita a promuovere il dialogo o il principio dei “due popoli, due Stati”, come fanno legittimamente tanti sacerdoti. Lo dimostrano le sue stesse parole, con cui ha invitato pubblicamente a chiedere sanzioni contro Israele, accusandolo di tacere “i propri orrori”. Non una posizione neutrale, ma un attacco politico diretto che ignora il contesto fondamentale: Israele è oggi sotto la minaccia costante di Hamas, organizzazione terroristica che il 7 ottobre ha massacrato civili, rapito bambini e usato scuole e ospedali come basi militari.
Don Capovilla e la mappa senza Israele
Ma non è tutto, anzi è solo l’inizio. In rete circola anche una foto postata dallo stesso sacerdote: don Capovilla accanto ad un altare indossa paramenti che richiamano la kefiah palestinese e indica una mappa dove Israele non esiste più, sostituito da un’unica “Palestina”, accanto a una statuina di Gesù Bambino. Un’immagine che utilizzando simbologie cattoliche, strumentalizzando un altare e Gesù Bambino, trasmette un messaggio inequivocabile: non la pace, ma la cancellazione di uno Stato democratico. Insomma, dal dialogo per la pace il sacerdote si trasforma in un militante che con quella immagine urla “dal fiume al mare”, cancellando di proprio pugno uno Stato sovrano e democratico.
La pace è un’altra cosa
I sacerdoti che fanno politica in modo così parziale ed estremista non fanno un buon servizio né alla Chiesa né ai cattolici. Don Nandino sa benissimo perché gli è stato impedito di entrare: ha forse cercato lui stesso lo scontro? Il Vaticano, che più volte ha ribadito la necessità del dialogo, ha il dovere di mantenere coerenza: se in passato ha agito contro sacerdoti per molto meno, non può tacere quando un prete abbraccia una narrazione incompatibile con la pace e con il diritto di uno Stato a esistere. La pace vera non è quella “a senso unico” che nega le vittime israeliane e giustifica chi le ha uccise. La pace vera inizia riconoscendo la verità e iniziando a condannare chi, come Hamas, trasforma la fame e la propaganda in un’arma di guerra.