La linea antirussa. Le fortificazioni ucraine sono la migliore assicurazione contro qualsiasi pace ingiusta

Categoria: Estero

minati, trincee e droni creano un ambiente operativo che rallenta ogni tentativo di avanzata in profondità

30.11.025 linkiesta.it lettura 3’

Non sappiamo come finiranno i negoziati di pace tra Russia e Ucraina, né quali concessioni potrebbero essere imposte a Kyjiv. Ma il governo ucraino si sta preparando allo scenario peggiore: una pace formale che non fermi davvero la guerra e lasci alla Russia la possibilità di riprendere l’offensiva. L’Ucraina ha costruito negli ultimi anni un sistema di fortificazioni così ampio da rendere molto difficile per l’esercito russo riprendere un’avanzata in profondità nel paese. Fossati anticarro, barriere in cemento, trincee a zig zag, bunker interrati e sensori distribuiti lungo il fronte creano un ambiente operativo che costringe i russi a muoversi lentamente, esponendosi costantemente a tiri di artiglieria e droni.

 

Dal 2022 a oggi, lo spostamento della linea del fronte conferma quanto queste strutture abbiano rallentato l’avanzata russa, rispetto alle previsioni iniziali. Dopo le rapide conquiste dei primi mesi, quando Mosca prese Mariupol e le città gemelle di Severodonetsk e Lysychansk, il fronte si è praticamente immobilizzato nei settori dove l’Ucraina ha potuto costruire difese in profondità, soprattutto nel Donbas. Nel 2023 gli ucraini riconquistarono vaste aree di Kharkiv e la riva occidentale di Kherson, stabilizzando un arco di posizioni che la Russia non è più riuscita a spezzare.

Dal 2024 Mosca ha avanzato solo dove le fortificazioni ucraine erano incomplete, come ad Avdiivka o in alcuni villaggi a ovest, mentre nei settori fortificati del Donbas e di Zaporizhzhia i progressi russi si sono ridotti a poche centinaia di metri al mese. È per questo che, nonostante l’impiego di forze superiori, la Russia controlla oggi una porzione di territorio simile a quella raggiunta a fine 2022.

Questa strategia nasce da un’esperienza cruciale: la controffensiva fallita del 2023 nel sud dell’Ucraina, quando le brigate ucraine si scontrarono con la linea di difesa russa costruita in profondità nella regione di Zaporizhzhia. Quel sistema multilivello mostrò quanto sia difficile superare una struttura sviluppata nel tempo, con campi minati, fossati e postazioni ridondanti. L’Ucraina ne ha tratto una lezione chiara: non servono muri impenetrabili, ma livelli successivi di ostacoli in grado di assorbire, deviare o interrompere la pressione dell’avversario.

Attorno a Pokrovsk, nodo logistico decisivo del fronte orientale, questo lavoro ha raggiunto la massima intensità. La città è il principale crocevia ferroviario e stradale attraverso cui l’Ucraina rifornisce la cintura urbana più interna del Donbas, quella che comprende Sloviansk, Kramatorsk e Kostiantynivka. Da qui passano artiglieria, munizioni e riserve, ed è per questo che Pokrovsk viene considerata una città fortezza: Se venisse conquistata o aggirata, Kyjiv sarebbe costretta a deviare i rifornimenti su rotte più lunghe e vulnerabili, con ripercussioni sull’intero settore orientale.

Il controllo della città è quindi soprattutto una questione di continuità operativa.

Anche mantenerne una parte permette alle forze ucraine di muovere le riserve e sostenere le brigate in prima linea. Per la Russia, al contrario, conquistarla significherebbe spezzare la mobilità laterale ucraina lungo il fronte e aprire nuove direttrici verso l’interno del Donbas.

A sostenere la resistenza in quest’area è soprattutto l’ampio impiego di droni.

Gran parte della sorveglianza è affidata a sistemi senza pilota che individuano e colpiscono rapidamente piccoli gruppi di infiltrazione.I nuovi jammer europei hanno ridotto l’efficacia degli attacchi russi, interferendo con il segnale radio che permette ai droni FPV russi di essere guidati a distanza. Quando questi sistemi entrano in funzione, riempiono l’area di forti disturbi elettronici, impedendo al drone di ricevere correttamente i comandi o l’immagine video del pilota.

Di conseguenza molti droni russi perdono il controllo, diventano imprecisi o si fermano del tutto, senza riuscire a colpire il bersaglio. Questo ha ridotto l’efficacia degli attacchi e costretto le truppe russe ad avanzare senza l’aiuto dei droni, in modo più lento ed esposto al fuoco ucraino. Non a caso tra agosto e novembre la Russia ha perso nel settore di Pokrovsk più mezzi corazzati che in qualsiasi altro tratto del fronte, un dato che riflette l’efficacia della combinazione tra ostacoli sul terreno e attacchi rapidi con droni.

 

Negli ultimi mesi a Kyjiv si discute della possibilità di rendere permanenti alcune delle strutture oggi in costruzione, trasformandole in una cintura difensiva stabile. Ma nel breve periodo, il limite più evidente di questa architettura è il personale militare. Diversi ufficiali ucraini denunciano difficoltà nel mantenere una densità adeguata di truppe lungo tutto il fronte: le rotazioni sono limitate e spesso reparti non destinati alla prima linea vengono impiegati per colmare i vuoti. La recente mobilitazione ha portato alcuni rinforzi, ma il problema resta uno dei principali punti deboli della strategia difensiva ucraina. Senza un significativo aumento degli effettivi entro il 2026, la capacità di presidiare e ruotare le unità lungo queste linee rischia di diventare il vero punto critico della difesa ucraina.