Chi boicotta Israele nei campus. Nelle università d’America cresce l’isolamento dello stato ebraico

Categoria: Estero

Mentre le università europee da quindici anni si contraddistinguono per l’inimicizia verso Israele e per numerosi casi di antisemitismo, quelle americane erano state finora isole felici del liberalismo accademico

di Redazione | 11 Maggio 2015 ore 19:14 Foglio

“Studenti per la giustizia in Palestina” al Barnard College

Mentre le università europee da quindici anni si contraddistinguono per l’inimicizia verso Israele e per numerosi casi di antisemitismo, quelle americane erano state finora isole felici del liberalismo accademico.

 Redazione, Foglio

Finora. Una inchiesta del New York Times rivela che “adesso ci sono gruppi di boicottaggio di Israele all’Università del Michigan, Princeton, Cornell e nella maggior parte dei campus della University of California. Le proposte stanno avendo un successo misto: approvate in sette campus e respinte in otto”. Se in Europa la guerra a Israele la fanno gli islamisti e una certa sinistra antagonista, in America è un misto di gruppi di pressione delle minoranze: neri, latini, asiatici, nativi americani, gay e femministe. Chi ha da recriminare qualcosa alla società o alla natura se la prende con lo stato ebraico. Quale migliore capro espiatorio? Le minoranze e i loro gruppi di pressione, fortissimi nel politicamente corretto americano, sono schierate oggi apertamente contro gli ebrei. Al Barnard College, “Studenti per la giustizia in Palestina” hanno diffuso una mappa della regione senza Israele. Israele è uno stato grande quanto il New Jersey e i suoi abitanti ammontano a un millesimo della popolazione mondiale.

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Ai boicottatori delle università non interessa che sia l’unico paese del medio oriente dove vige il pluralismo accademico e dell’informazione, dove i giornalisti con le loro inchieste sono in grado di far traballare i governi e i professori delle università possono permettersi il lusso di boicottare il proprio stesso paese. Il problema è la natura ebraica di quello stato che copre lo 0,0001 per cento della superficie terrestre. E’ stato elevato a simbolo dell’ingiustizia, del furto, dell’oppressione. Che fare? Quello che ha fatto il fisico e premio Nobel Steven Weinberg, che insegna all’Università del Texas. Ha rispedito al mittente un invito a tenere una conferenza all’Imperial College di Londra con questa spiegazione: “Vista la storia degli attacchi contro Israele, e la natura ferocemente repressiva e aggressiva di altri paesi in medio oriente e altrove, boicottare Israele denota una cecità morale per la quale è difficile trovare una spiegazione diversa dall’antisemitismo”. E’ così che si risponde all’odio. All’offensiva.