L'accordo con l'Iran finisce ancor prima di cominciare

Categoria: Estero

Khamenei dice no agli ispettori sul nucleare. Che beffa pericolosa. , Teheran pretende fiducia senza dar nulla in cambio,

Un mercato di tappeti con il ritratto di Ali Khamenei (Foto Lapresse)

di Redazione | 21 Maggio 2015 ore 16:06 Foglio

In un’intervista alla tv israeliana a inizio maggio, il segretario di stato americano John Kerry ha cercato di rassicurare Israele sull’accordo per il nucleare iraniano che dovrà essere raggiunto entro il 30 giugno, dicendo: “Avremo gli ispettori in Iran ogni singolo giorno. Non è un accordo che dura dieci anni, questo, è un accordo che durerà per sempre. C’è molta isteria in giro al riguardo”. La Guida suprema della Repubblica islamica, Ali Khamenei, parlando due giorni fa davanti a una platea di cadetti a Teheran, ha detto: “Per quel che riguarda le ispezioni, ribadiamo che non lasceremo che degli stranieri vengano a ispezionare alcun sito militare” e sono vietati anche i contatti diretti con gli ingegneri nucleari – “cari figli di questa nazione” – che lavorano per il governo: “Non sarebbero colloqui, sarebbero interrogatori”.

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Il controllo è la base su cui si costruisce il negoziato nucleare: Teheran fa promesse sul contenimento dell’arricchimento dell’uranio e sulla costruzione delle centrifughe, e l’occidente verifica con continuità che non ci siano violazioni, dando in cambio l’allentamento delle sanzioni. Se il controllo non c’è o non è concesso o viene ostacolato, il deal non è in essere. Le parole di Khamenei complicano il negoziato, Teheran pretende fiducia senza dar nulla in cambio, ma scardina l’argomentazione cruciale della difesa obamiana del deal: vi garantiamo che la Bomba non ci sarà, controlleremo noi. Se si pensa che in nome di questo accordo è stata plasmata la politica mediorientale di Obama, dallo Yemen passando per la Siria fino all’Iraq, la posizione di Khamenei non appare solo pericolosa, è anche tremendamente umiliante.

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