La Grecia è uscita dall'Euro(gruppo). I ministri delle Finanze dell'Eurozona insistono: la scadenza degli aiuti è il 30 giugno.

Categoria: Estero

Ma Tsipras ha deciso: il popolo greco deve esprimersi il 5 luglio. Fuga dei capitali e conseguenze sulla moneta unica. I due incubi che si nascondono dietro il referendum. Scenari, date e documenti

di Marco Valerio Lo Prete | 27 Giugno 2015 ore 20:01 Foglio

"Oggi è un giorno triste per l'Europa", ha detto il ministro delle Finanze greco, Yanis Varoufakis, lasciando la riunione dell'Eurogruppo a Bruxelles. Non è il solito "arrivederci", visto che la riunione è proseguita senza il ministro greco; i 18 ministri dei paesi della moneta unica rimasti nella stanza hanno infatti respinto al mittente la richiesta di Varoufakis di estendere la durate del piano di aiuti alla Grecia. Il piano scade formalmente il 30 giugno - anche se la Grecia finora non è riuscita a convincere i creditori a sborsare l'ultima tranche da 7,2 miliardi di euro - e Varoufakis ne chiedeva un'estensione almeno fino al 5 luglio.

ARTICOLI CORRELATI  L’ossigeno della Bce  #MenoumeEvropi. Perché pure in Grecia si dubita del piano-Tsipras  Perché la Grecia vive a un passo dal default non da oggi ma dal 1830

Perché il 5 luglio? Perché nella notte tra venerdì e sabato, a sorpresa, il primo ministro greco, Alexis Tsipras, ha chiesto di convocare per quella data un referendum popolare. Su cosa? "Chiunque dica che il referendum è sull'euro - ha detto Varoufakis - sta imponendo una interpretazione debole su una realtà chiara e  cristallina: non è sull'euro". Il ministro ha ricordato che "non ci sono norme sull'uscita di un Paese dall'unione monetaria, solo il Trattato di Lisbona parla dell'uscita dall'Ue".

Se non si tratta di un referendum sull'euro, su cosa sarà chiamato a decidere il popolo greco? Sul sito del Parlamento di Atene, c'è la richiesta formale dell'esecutivo ellenico: l'idea è di votare "sì" o "no" su due documenti tecnici presentati da Commissione europea, Banca centrale europea e Fondo monetario internazionale lo scorso 25 giugno, uno riguardante le riforme necessarie alla Grecia e un altro sul debito pubblico dello stesso paese. Sono due documenti che Tsipras si è rifiutato di sottoscrivere, nonostante venerdì la cancelliera tedesca Angela Merkel avesse parlato di una "offerta generosa" da parte dei creditori. Il premier si è rifiutato di firmare, dunque, ma ora sente la necessità di sapere cosa ne pensano i cittadini greci.

Greci che nel frattempo non stanno troppo a sottilizzare, percepiscono l'enorme instabilità che potrebbe derivare da questa scelta di Tsipras, e secondo molti reporter avrebbero creato lunghe code di fronte ai bancomat del paese. Riprendono così a defluire soldi e depositi dalle banche greche . La prima paura dei cittadini locali è che presto, per evitare il collasso degli istituti, possano essere imposti controlli sui capitali e limiti ai prelievi; il secondo timore, ormai sempre più esplicito, è che più prima che poi ci si possa trovare a maneggiare una valuta ben più leggera dell'euro. 

Categoria Estero