PECHINO GUARDA AGLI EKRANOPLANI RUSSI

Categoria: Estero

La Cina sta valutando l’acquisto di un numero non precisato di ekranoplani classe Lun, velivoli russi a effetto suolo progettati

di Eugenio Roscini Vitali26 ottobre 2015, pubblicato in News, AD

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La Cina sta valutando l’acquisto di un numero non precisato di ekranoplani classe Lun, velivoli russi a effetto suolo progettati dall’Alekseyev Central Hydrofoil Design Bureau, società di ricerca del gruppo “High-speed ships” con sede a Nizhny Novgorod, città della Russia europea centrale.

La notizia, diramata il 15 ottobre scorso dell’agenzia di stampa China News Service, precisa che Pechino starebbe trattando appunto l’acquisizione degli A-050, ultima versione di ekranoplani russi (che porta lo stesso nome di quelli realizzati nell’ultima fase dell’era sovietica) classe Lun utilizza come motori principali due turboeliche Klimov TV7-117SM da 1.839 kW (2.466 hp) ognuno impiegati sul cargo Ilyushin Il-114,  coadiuvati da un turbogetto Tumanskij R-195 simile a quello installato sul velivolo d’attacco Sukhoi Su-25.

Particolarmente curato dal punto di vista aerodinamico, l’A-050 ha un raggio d’azione di 5.000 chilometri e una velocità di crociera di 350-450 chilometri orari, la capacità di carico è di 9 tonnellate e può trasportare fino a 100 passeggeri.

L’ekranoplano è un tipo di aeromobile la cui sostentazione è ottenuta mediante una azione aerodinamica sulle superfici del velivolo. Volano a pochi metri dalla superficie dell’acqua o della terra e sfruttano dell’effetto suolo (Wing In Ground effect o Ground Effect Vehicle) attraerso la creazione di un cuscino d’aria che si sviluppa sotto l’aeromobile stesso una volta che ha preso velocità.

L’attenzione della Cina per gli ekranoplani (velivoli che in Russia vengono considerati alla stregua di unità navali) non è del tutto nuovo: in una precedente intervista il CEO dell’Alekseyev Central Hydrofoil Design Bureau, Georgy Antsev, aveva già espresso la disponibilità della società nel realizzare un prototipo dell’A-050. Se l’affare dovesse andare in porto, i velivoli verrebbero destinati all’Esercito Popolare di Liberazione, impegnato attualmente nella costruzione di isole artificiali nel Mar Cinese Meridionale, a ridosso delle isole Spratly, arcipelago conteso da anni da Cina, Filippine, Malesia, Taiwan, Brunei e Vietnam. (IT log defence)

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