"Basta con le ipocrisie", se non reagiamo saremo sempre nel mirino

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Parla Thibault de Montbrial, noto avvocato parigino e presidente del Centre de Réflexion sur la Sécurité Intérieure (Crsi): "E' finita un'epoca. Dopo gli attentati di venerdì la Francia entra nella dimensione del terrorismo di massa"

di Mauro Zanon | 15 Novembre 2015 ore 19:40

Parigi. “La Francia ha vissuto in una situazione di pace per settant’anni. Ma ora questo periodo è finito”. Thibault de Montbrial, noto avvocato parigino e presidente del Centre de Réflexion sur la Sécurité Intérieure (Crsi), non ha dubbi sul fatto che gli attentati terroristici di venerdì sera hanno segnato la fine di un’epoca e proiettano la Francia in un’altra dimensione, quella del terrorismo di massa. “La Francia è oggi in guerra e finalmente sembra che lo abbiano capito anche le nostre autorità politiche, così come certi media che fino a venerdì consideravano la strage islamista di Charlie Hebdo come un episodio di isolato”, dice al Foglio de Montbrial. Questa mattina, in un’edizione speciale consacrata alle stragi di venerdì, il Figaro ha diramato alcune cifre spaventose dei servizi segreti francesi: 11 mila individui sarebbero schedati in Francia come “radicalizzati”, un esercito di potenziali jihadisti sparsi per la Francia e capaci di colpire da un momento all’altro. “Molti di questi sono determinati a passare all’azione purtroppo. Questa situazione è stata resa possibile da molti errori ma soprattutto dalla vigliaccheria delle élite politiche francesi, che hanno lasciato sviluppare il comunitarismo, terreno fertile sul quale è nato e prosperato l’islamismo. La Francia attraverserà un periodo di grande violenza”.

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Quali sono le soluzioni a breve e a lungo termine per rispondere a questa minaccia permanente? “Nell’immediato bisogna rafforzare la sicurezza interna, dando la possibilità a tutte le forze dell’ordine di avere con sé le armi anche fuori servizio, in modo da essere presenti anche nei luoghi pubblici. Il numero di vittime, nel caso di attentati come quelli che si sono verificati venerdì scorso, è direttamente proporzionale al tempo di risposta all’attacco. Se la risposta è immediata, maggiore è la possibilità di limitare i danni”, spiega de Montbrial. “A lungo termine, bisogna cambiare il nostro modo di pensare e analizzare la situazione in cui viviamo. Basta ipocrisie. Gli attentati di venerdì non sono una sorpresa. Tutti gli analisti se lo aspettavano. E molti di essi, me compreso, sono certi che questa spirale continuerà se non reagiamo. Bisogna lavorare per rimettere nel giro della nazione francese coloro i quali da questa nazione sono usciti. Bisogna capire perché questi giovani, nati in Francia e quindi di nazionalità francese, vogliono attaccare la Francia stessa”. Ma bisogna anche iniziare tutti insieme a “nommer l’ennemi”, a chiamare il nemico con il proprio nome e a non lasciarsi bloccare dalla trappola della “discriminazione” e dell’“islamofobia”, dice de Montbrial. Che ha da poco pubblicato un libro, “Le sursaut ou le chaos”, nel quale chiede una presa di coscienza generale contro l’islam radicale: “Erano forse dei radicali buddisti quelli che hanno commesso una carneficina al Bataclan? Non mi sembra. E’ incredibile che in Francia si faccia ancora fatica a chiamare il nemico con il proprio nome e cioè il ‘terrorismo islamista’. E’ ovvio che la maggioranza dei musulmani è contro quello che è successo venerdì, ma i terroristi del Bataclan hanno gridato ‘Allah è grande’, hanno ucciso in nome dell’islam. Bisogna dirlo”. Sul perché è ancora la Francia a essere vittima di attentati, de Montbrial spiega: “Tra i paesi europei è la più esposta nella guerra contro lo Stato islamico in Siria e in Iraq e all’interno dei suoi confini, in ragione della più grande comunità musulmana d’Europa, ha un’importante frazione radicalizzata. Tuttavia, non è solo la Francia a essere minacciata, ma tutta l’Europa, e in particolare il Belgio e la Germania”, afferma de Montbrial. Sulla questione delle frontiere e sulla crisi migratoria, “sarà necessario svegliarsi prima o poi”, dice de Montbrial.

“C’è un problema di frontiere evidente ed è imperativo aumentare la cooperazione tra gli stati europei. Inoltre, ed è quello che chiedono a gran voce tutti i servizi segreti europei, bisogna introdurre il Pnr (Passenger name record), un database che raccolga i dati dei passeggeri in entrata e in uscita nell’Unione europea. Bisogna favorire lo scambio dei dati tra intelligence”. Sulla necessità evocata da molti di mettere i “boots on the ground”, de Montbrial condivide la posizione della maggior parte degli ufficiali dei servizi segreti francesi: “Li possiamo mettere, ma con una coalizione internazionale. La Francia è impegnata su troppi fronti, non ha più i mezzi”. A margine dei lavori del G20 attualmente in corso in Turchia, il consigliere per la sicurezza nazionale americano, Ben Rhodes, ha annunciato che gli Stati Uniti stanno lavorando con la Francia per intensificare i raid aerei contro lo Stato islamico in Siria e Iraq. “Quando si fa la guerra bisogna farla seriamente, l’occidente dovrebbe accentuare le missioni per uccidere le persone identificate in Siria e in Iraq. Meno terroristi ci saranno lì, meno ne verranno qui”.

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