Ora sta a Renzi scoprire il possibile bluff tedesco sul ministro delle Finanze dell'Euro

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Se l’Italia, giustamente, non vuole un’Europa tedesca, con regole stringenti e senza solidarietà deve puntare al Ministro del Tesoro europeo con poteri di controllo ma anche di spesa e non rosicchiare margini di flessibilità supplementare che non rilanciano la crescita ma innervosiscono i partner e i mercati

di Andrea Garnero | 09 Febbraio 2016 ore 13:30

Un banchiere centrale deve essere noioso, si diceva. Non creativo. Non di fare notizia. Eppure viviamo tempi così straordinari che le proposte più innovative e coraggiose vengono dai banchieri invece che dai politici (di governo o opposizione). E non è un buon segno.

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L’ultima idea che ha fatto il giro dell’Unione è quella pubblicata su Le Monde e la Süddeutsche Zeitung da François Villeroy de Galhau et Jens Weidmann, rispettivamente Governatore della Banque de France et Presidente della Bundesbank tedesca. Per rafforzare l’euro e rilanciare la crescita è necessario cambiare il governo della moneta unica (oltre ovviamente alle riforme strutturali e il rilancio degli investimenti) e serve un Ministro del Tesoro europeo. Niente di nuovo: lo dicono da tempo gli europeisti che lamentano la zoppia dell’Unione Economica e Monetaria (l’euro in sostanza), che ha solo la gamba monetaria mentre manca la gamba economica. E’ una proposta che ha espresso anche Draghi recentemente.

Senza essere originale, però è una proposta molto ambiziosa che farebbe fare il salto di qualità necessario all’Europa. Quel “momento Hamilton” che trasformerebbe l’eurozona da una somma di Stati-nazione a una federazione economica di Stati-regione, almeno sul piano economico. Una proposta talmente ambiziosa che Weidmann si è sentito in dovere di smentirla poche ore dopo averla messa nero su bianco: “Ein Euro-Finanzminister ist nicht durchsetzbar”, un ministro delle Finanze dell’area euro non è realistico.

Weidmann non ha smentito però la seconda opzione proposta nel testo con Villeroy de Galhau: se un Ministro del Tesoro non va bene, allora l’unica opzione per salvaguardare l’euro è un sistema decentralizzato basato sulla responsabilità individuale, con regole ancora più severe e solidarietà limitata. In particolare, in questa seconda opzione, i rischi nazionali devono ricadere anche sulle banche facendo pesare maggiormente il rischio dei titoli di Stato che hanno in pancia.

Missili potenti e ben calibrati dal forte valore politico. Se il Governatore francese firma un editoriale con il Presidente della Bundesbank significa che tra Nord e Sud la Francia sceglierà sempre il Nord. François Villeroy de Galhau è un amico personale di Hollande che ha dovuto superare anche parecchie resistenze per nominarlo. E se firma un pezzo con Weidmann il giorno del vertice Hollande-Merkel a Strasburgo il messaggio è chiaro e concordato. Anche a costo di allinearsi alle posizioni tedesche che fanno perdere voti in Francia ma tengono lo spread d’oltralpe sotto controllo e permettono di continuare a fare deficit senza troppe preoccupazioni. E tant’è per le richieste italiane di essere coinvolto dal direttorio franco-tedesco.

Nonostante i ravvedimenti ex post, l’editoriale dei due banchieri ha il merito della chiarezza. Sono veramente solo quelle due le opzioni possibili. Se l’Italia, giustamente, non vuole un’Europa tedesca, con regole stringenti e senza solidarietà deve puntare al Ministro del Tesoro europeo con poteri di controllo ma anche di spesa e non rosicchiare margini di flessibilità supplementare che non rilanciano la crescita ma innervosiscono i partner e i mercati che guardano sempre con sospetto alle spese allegre nello Stivale. All’Unione, e all’Italia, serve un vero Ministro, non solo un ragioniere capo. Uno 0,1-0,2 per cento di flessibilità ci aiuterà forse a passare l’esame di maggio, ma non salva l’Europa. Copre un altro bonus ma non cambia verso.

La Francia e Germania hanno messo le carte sul tavolo. Weidmann smentisce? L’Italia rilanci.

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