Il rinnovamento nel Pd è finito troppo presto

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Massimo D'Alema, che si era acconciato a un passo indietro rinunciando a

chiedere una deroga che gli consentisse di ritornare in Parlamento, ora che la bufera della “rottamazione” agitata da Matteo Renzi si è calmata, inizia una nuova marcia di avvicinamento ai luoghi del potere. In questo, naturalmente, non c'è niente di illecito o di scandaloso. Quello che dà fastidio, caso mai, è l'abbondante pizzico di ipocrisia che accompagna questa manovra di rientro. D'Alema si congratula con Renzi, che considera un eccellente sconfitto, perché dopo aver conquistato una quota di consensi consistente alle primarie del centrosinistra, non l'ha fatta pesare sulla bilancia delle scelte delle candidature. Renzi ha subìto con signorilità l'ostracismo che si è abbattuto in modo vendicativo sui candidati della sua area: non si capisce perché, oltre al danno debba subire anche la beffa delle congratulazioni dell'avversario simbolicamente più rappresentativo della sua campagna di rinnovamento del Partito democratico.

È un segno che la fase di rinnovamento è finita troppo presto.

Anche la ricerca di personalità esterne, provenienti dal mondo cattolico o da quello delle rappresentanze imprenditoriali, per non parlare della grande stampa di opinione e della magistratura, che sono state sovrapposte con decisione di vertice alle candidature sottoposte al voto della base, sembra ripercorrere le esperienze della «sinistra indipendente», cioè di intellettuali e tecnici imbarcati dal Pci che offriva seggi parlamentari in cambio della subalternità politica.

In un partito di sinistra moderno e aperto un ex procuratore antimafia, un ex direttore di Confindustria, un dirigente delle Acli dovrebbero potersi presentare e ottenere consensi sufficienti da parte della base, esattamente come gli ex segretari della Cgil, naturalmente correndo il rischio di una sconfitta. Seguendo questo percorso regolare, i candidati «eccellenti» avrebbero il peso derivante da un mandato ottenuto direttamente, da un consenso per le loro idee e le loro esperienze. Attraverso il sistema della cooptazione che è stato adottato, invece, dipendono da una scelta dall'alto che è il segnale di un uso solo episodico delle procedure di democrazia adottate con successo nelle consultazioni interne. di Sergio Soave , 12/1. Italia Oggi