Accompagneremo i figli a scuola fino a quando..

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andranno in pensione. Mia figlia abita a duecento metri dalla scuola elementare.

C’è il marciapiede, una strada da attraversare sulle strisce pedonali, poi di nuovo una specie di marciapiede fino alla scuola. Ha quasi sette anni, e secondo gli educatori e gli psicologi di tutto il mondo tra i sette e i nove anni bisogna cominciare a mandare i bambini a scuola da soli, o a comprare il latte nel negozio sotto casa, o a giocare ai giardinetti con gli amici senza un adulto di sentinella. Perché devono diventare indipendenti, sani, capaci di affrontare gli imprevisti, e perché non bisogna soffocarli con la scusa di tenerli al sicuro. Così, quando mia figlia mi chiederà di andare a scuola da sola, magari in terza elementare, le dirò di no. Non se ne parla nemmeno, ho troppa paura. Il Sunday Times scrive che in Inghilterra c’è stato un calo drammatico delle libertà nei bambini delle scuole elementari: il settantacinque per cento viene accompagnato davanti al portone della scuola, e prelevato quando suona la campanella. Le maestre aspettano, con i bambini intorno, di consegnarli uno per uno ai genitori, ai nonni, o alle baby sitter, ogni volta guardandoli bene in faccia per essere sicuri che siano proprio loro. Nel 1971, quando questa ricerca è cominciata, l’ottantasei per cento dei bambini inglesi andava a scuola da solo, camminava, prendeva la bicicletta, oppure l’autobus, si fermava al bar a comprare la merenda. C’era la maglia di lana, ma c’era più libertà. Adesso, secondo i risultati di questo studio, i bambini sono tenuti in ostaggio. Riempiti di attenzioni e di troppe preoccupazioni. Chiusi in casa per salvaguardare la salute mentale dei genitori, che non possono sopportare di non avere i propri figli sotto continuo controllo. In Germania, invece, non è così: negli ultimi vent’anni qualcosa è cambiato e ci sono più restrizioni, ma il settantasei per cento dei bambini delle scuole elementari va a scuola senza le guardie del corpo. Ci sono strade migliori, più piste ciclabili, più attenzione ai pedoni, elementi importanti che naturalmente non bastano a spiegare una differenza così netta.

La differenza è la paura, che supera la consapevolezza della necessità di lasciarli andare. I genitori inglesi hanno meno coraggio e più paura: dei rapimenti, del bullismo, degli incidenti stradali, dell’uomo nero, che è poi la rappresentazione di ogni possibile rischio, del terrore di stare alla finestra, minuto dopo minuto, e non vedere arrivare lo zaino gigantesco di nostro figlio, sotto il quale spunta una testolina spavalda. In Italia, va ancora peggio: solo il dodici per cento dei bambini delle elementari può andare a scuola da solo, e se i genitori sono più istruiti e benestanti rischia di venire accompagnato ovunque per sempre. Prima di potere attraversare la strada da soli, i nostri figli dovranno prendere un master in sicurezza stradale, e saranno comunque terrorizzati dalle raccomandazioni, dalle telefonate, forse a quel punto ci chiederanno di accompagnarli lo stesso, stremati. Siamo governati dall’ansia, e vediamo materializzarsi in quei dieci minuti di strada la possibilità di tutte le cose terribili lette, ascoltate, viste e immaginate. Anche se crediamo sinceramente di proteggerli dal mondo cattivo, abbiamo bisogno di tranquillizzare soprattutto noi stessi. Conosco però un padre che ha deciso di dare le ali ai suoi figli delle elementari, e li lascia andare a scuola da soli, in bici, in una città fatta apposta per le biciclette. Lo ammiro, perché ha il coraggio di non avere paura, ma un giorno mi ha detto che i suoi bambini l’hanno beccato. Gli hanno detto: papà, smettila di seguirci, guarda che ti abbiamo visto. Cinquanta metri dietro è comunque un grande atto di coraggio.

di Annalena Benini   –   @annalenabenini