Lega veneta, sindaci trevigiani contro Tosi

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LA FAIDA. Lega veneta, sindaci trevigiani contro Tosi. Liste piene di

paracadutati. Epurazione dei bossiani. Poca attenzione alla Base. Gli amministratori locali attaccano il segretario della Liga. E minacciano lo sciopero elettorale. C'è chi grida al complotto. di Jonathan Russo, Lettera 24

Siamo ormai al tutti contro tutti in Veneto, tra i ranghi della Lega nord: sindaci sul piede di guerra, bossiani che affilano i coltelli, persino alcuni fedelissimi di Roberto Maroni non nascondono l’irritazione.

SEGRETARIO NEL MIRINO. Nel mirino c'è il segretario federale, ma soprattutto il suo proconsole nella regione, Flavio Tosi. A pesare sono le scelte fatte per le liste elettorali, stilate nome per nome dal segretario della Liga all'insegna di un rinnovamento che ha fatto piazza pulita della vecchia guardia. Ovviamente a perdere il treno per Roma sono stati soprattutto i bossiani , la cui presenza nelle liste è stata quasi del tutto azzerata.

LA MICCIA INNESCATA DA BOZZA. La bomba è esplosa quando Santino Bozza, consigliere regionale e pretoriano del Senatùr, ha ammesso nei giorni scorsi di aver presentato l'esposto che ha portato la Guardia di finanza a setacciare gli uffici dell'assessore regionale Maurizio Conte, il “delfino” di Tosi.

Bozza ha detto di aver agito non per un attacco personale, ma per dar voce a una lettera anonima che segnalava presunte irregolarità. Contattato da Lettera43.it, non nega però la sua rabbia per la composizione delle liste. «Tosi ha piazzato i suoi uomini e ha fatto piazza pulita di tanti leghisti che considera 'bossiani'», attacca, «gente di esperienza e vicina alla Base, come Paola Goisis o Gianpaolo Vallardi. Il risultato è una lista fallimentare, fatta solo di amici del segretario, piazzati senza riguardo per la rappresentanza territoriale».

IL RISCHIO DI UN'EMORRAGIA DI VOTI. Il rischio, secondo Bozza, è che piuttosto di votare dei «paracadutati», il popolo del Carroccio si rivolga altrove. «Per esempio a sinistra, visto che il Pd ha colto l'occasione e nelle liste ha messo gente che rappresenta bene ogni area».

Il consigliere regionale ne ha anche per Massimo Bitonci, l'unico bossiano che ha spuntato una candidatura: «Al congresso della Liga il 43% ha votato per lui, doveva fare da garante, e ce lo ritroviamo da solo come capolista al Senato», tuona Bozza. «Doveva puntare i piedi, dire: 'No, grazie'. Invece si è accontentato».

Nel Trevigiano si paventa lo sciopero elettorale,

Le grane per Tosi però non arrivano solo dalla componente bossiana. Anche i sindaci del Trevigiano sono in tumulto, inferociti dal fatto che dei «sindaci guerrieri» spesso elogiati da Maroni solamente uno, Marco Marcolin, ha ottenuto la promozione sul campo di una candidatura a Roma.

Secondo alcune indiscrezioni, i sindaci dell'area si starebbero accordando per astenersi dal fare campagna elettorale per il partito: uno «sciopero elettorale» per punire le scelte prese dal segretario della Liga.

COVRE: «NESSUN COMPLOTTO». L'ex deputato ed ex sindaco di Oderzo Bepi Covre è stato indicato come uno degli organizzatori della rivolta, ma l'interessato smentisce con forza. «Nessun complotto, non siamo carbonari», tiene a precisare. Anche Covre però, uno che già in tempi non sospetti veniva bollato come «eretico» perché invocava un rinnovamento nella Lega, ammette che le liste per Camera e Senato hanno creato più di un malcontento. «Tosi ha fatto tutto da solo», spiega, «bypassando le segreterie provinciali. Certo nelle liste ci sono tanti nomi nuovi, ma c'è il dubbio che si potesse fare di meglio. Più che un rinnovamento mi pare sia stata fatta una sostituzione».

LA PROVINCIA «DIMENTICATA». E sempre a Treviso è in corso persino una faida tutta interna: il segretario provinciale Giorgio Granello, tosiano di ferro, nei giorni scorsi ha detto a La Tribuna di Treviso di aver «appreso con disappunto del posizionamento in area di ineleggibilità di Gianpaolo Vallardi, e della candidatura a sorpresa del vicesegretario Arnaldo Pitton». Le liste, ha precisato, «le hanno fatte la segreteria federale e quella nazionale, non la provinciale».

ZAIA: «È UNA GUERRA TRA BANDE». Il tassello mancante nel caotico mosaico veneto è quello di Luca Zaia. Sempre misurato e poco incline a lavare i panni in piazza, il governatore ha commentato la spaccatura del partito definendola una «guerra tra bande». E aggiungendo anche una frase che in molti nella Lega considerano tanto pacata nei toni quanto glaciale nel contenuto: «Il rating ai leghisti lo danno gli elettori, non i dirigenti. Il movimento deve attendere l'esito delle elezioni, e fare subito dopo i conti, senza odio e senza vendette». Nell'interpretazione dei bossiani, il messaggio è per Tosi: se il 25 febbraio le sue scelte porteranno a un crollo di consensi per il partito, la resa dei conti sarà inevitabile.

Sabato, 02 Febbraio 2013