Operazione “Borsa pulita”

Categoria: Firme

Così indagini e arresti colpiscono le principali società quotate italiane. Undici

aziende sotto inchiesta. Ormai gli operatori tralasciano i risultati e ascoltano il respiro dei giudici.

In meno di un mese il numero di società di Borsa messe sotto inchiesta dalle magistrature più attive d’Italia è salito a undici, su quaranta quotate sul listino principale (FtseMib). La banca Monte dei Paschi (ieri è stato fermato per pericolo di fuga l’ex capo dell’area finanza, Gianluca Baldassarri), la società petrolifera Saipem, la sua controllante Eni, e Finmeccanica sono le ultime in ordine di tempo. Facendo due conti, i magistrati delle procure di Milano, Siena, Roma e Trani stanno indagando – per reati o illeciti finanziari che vanno dalla corruzione al concerto – su società che per capitalizzazione di mercato rappresentano un terzo del valore della piazza finanziaria italiana. “Il conto fa rabbrividire – scriveva il quotidiano MF/MilanoFinanza il 13 gennaio – più di 140 miliardi su circa 365 del valore complessivo di Piazza Affari sono nel mirino delle autorità giudiziarie”. Inevitabili le ripercussioni sulla politica durante una campagna elettorale tanto aspra quanto confusa, cosa che anche i trader di Borsa sentiti dal Foglio non sottovalutano. Sebbene gli investitori guardino con apprensione al risultato elettorale in Senato, incerto quanto la governabilità del paese, le inchieste rappresentano per gli operatori una sorta di “cigno nero”: evento imprevisto e negativo per i mercati (come fu il fallimento di Lehman Brothers). “E’ difficile lavorare quando al mattino sai che i protagonisti della giornata non saranno i numeri ma le inchieste”, dice al Foglio Alessandro Frigerio di Rmj Sgr, società che gestisce 110 milioni di euro. Frigerio parla di “piemmopoli” in Borsa facendo però dei distinguo: “Alcune inchieste, come Mps, riguardano il passato della società, per Saipem il tracollo è stato drammatico quando la compagnia, sotto inchiesta per tangenti, ha ridotto le stime sui profitti. Finmeccanica, invece, è più grave perché si tocca il top management e c’è il rischio che l’azienda spenda più tempo a difendersi anziché pensare all’operatività”, cosa che il Tesoro, azionista di controllo, vorrebbe salvaguardare avendo sostituito Giuseppe Orsi, presidente e ad arrestato martedì, con il direttore generale Alessandro Pansa.

In Europa l’inchiesta più nota è quella per tangenti in Siemens, chiusa dopo un patteggiamento, ma l’impressione è che un intervento giudiziario in Borsa di tale portata non abbia eguali nel recente passato occidentale, almeno secondo Angelo Drusiani che opera sul mercato dal 1982 e oggi lavora per banca Albertini Syz (3 miliardi di asset in gestione). “Una concentrazione d’inchieste così rilevante è difficile da riscontrare in passato e il rischio maggiore è che gli investitori esteri inizino a dubitare”, dice Drusiani al Foglio. Ma non è detto che sia un male assoluto: “Quando vengono portate alla luce perdite che non si pensava potessero emergere altrimenti, i mercati ritengono che si possa fare pulizia e le quotazioni, nel medio periodo, tendono a migliorare perché si suppone ci sarà una gestione più attenta”. Calza l’esempio di Peugeot che mercoledì ha annunciato 5 miliardi di perdite operative, prima ignote, incassando un rialzo del titolo. Ricordando gli scandali italiani, la memoria torna al fallimento del Banco Ambrosiano che “non fu così eclatante per la Borsa perché venne riassorbito, come in genere avviene con gli istituti di credito”, dice Drusiani. Saipem (il titolo ha perso il 30 per cento secco) e Finmeccanica (meno 11 per cento in due giorni) sono invece società industriali, che rischiano di perdere contratti, ma qui, a differenza delle banche, “i salvataggi sono più complicati”, dice Drusiani. A perdere sono i piccoli risparmiatori (Saipem, ad esempio, è un titolo da cassettisti). Ma non ci sono solo le inchieste: le querele tra soci sono la prassi. Emblematici i casi di Impregilo (Salini contro Gavio), Pirelli (Tronchetti contro Malacalza) e la fusione Unipol-Fonsai. Secondo Repubblica, questa operazione, scaturita dal crollo dell’impero dei Ligresti, ha fatto guadagnare 74 milioni in parcelle e consulenze a studi legali e banche d’affari, spesso avversari in alcune partite ma alleati in altre. di Alberto Brambilla   –   @Al_Brambilla, 15/2