Si vota i n° 3, 1 e2 non si sono candidati

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L’ARTIGLIO DELLA PALOMBA - ANDIAMO A VOTARE I NUMERI 3! - NELLE LISTE NON CI

SONO MONTI, RENZI NÉ GRILLO. NÉ PASSERA, MONTEZEMOLO, PURE RICCARDI HA MANDATO AVANTI MARAZZITI - LA POLITICA FA COSÌ SCHIFO? NO, GIANNINO DOCET: I CITTADINI SI ACCORGONO DI TUTTE LE BUFALE CHE VENGONO RIFILATE. E I TITOLARI SI TENGONO ALLA LARGA DALLA COMPETIZIONE PER NON BRUCIARSI - LE PROSSIME ORE REGALERANNO BRIVIDI E DISASTRI PIUTTOSTO ANNUNCIATI… Barbara Palombelli per "Il Foglio"

Se fosse calcio, si chiamerebbe "panchina lunga". Quando una squadra manda in campo le riserve e tiene i migliori ai bordi, i cronisti spiegano con quelle due parole la scelta tattica dell'allenatore. La compagine che andremo a valutare fra domenica e lunedì (e saranno tanti quelli che non daranno né un voto né un giudizio, forse non usciranno neanche di casa se farà tanto freddo) è davvero formata da uno strano mix di delegati, vice, portavoce, mi manda tizio, rappresento caio, sono qui per conto di, era meglio se si candidava lui ma intanto vengo io...

Insomma, siamo davanti a una sfilata di numeri tre, non potremo dare il nostro consenso ai veri numeri uno della prossima partita. Non ci saranno Romano Prodi e Giuliano Amato - candidati da sempre al Quirinale - non ci sarà il premier ex premier Mario Monti, giubilato da Napolitano come senatore a vita. Non ci saranno in campo aperto le due vere star della vigilia, Matteo Renzi e Beppe Grillo.

E nemmeno Corrado Passera, vera anima e motore dell'alleanza fra laici e cattolici che ha portato alla trinità Monti-Fini-Casini. Si è chiamato fuori subito Luca di Montezemolo, ideatore di ItaliaFutura, ma ha spedito in lista Andrea Romano e Irene Tinagli. Non ha accettato alcuna candidatura il ministro Andrea Riccardi, leader della Comunità di Sant'Egidio che ha mandato il suo braccio destro Mario Marazziti (magari si è pentito, qualcuno diceva che gliel'avesse sconsigliato il Vaticano, ora chissà...).

Non ci saranno Massimo D'Alema e Walter Veltroni, per me è come uno choc, dal momento che altri ben più anziani e logori si sono scannati per ottenere un posticino e alla fine l'hanno avuto. E nemmeno le due bionde Livia Turco e Giovanna Melandri, toste ed efficienti, potranno tornare in Parlamento (libere scelte, ma sono entrambe molto più giovani dei quattro leader capicoalizione che hanno i nomi stampati sulle schede).

E neppure si trova, dalle parti del Pd, un/una volontaria con qualche chance di vittoria per tentare la scalata al Campidoglio (spero tuttora in Goffredo Bettini e nella sua saggezza). Allora. Le questioni sono due. O la politica fa davvero schifo, ed è meglio aprire una pizzeria che entrare di questi tempi a far parte dell'immonda casta. Oppure, lorsignori e signore la sanno lunghissima e immaginano che fra poco salterà il banco, insieme alle banche, all'euro e forse perfino all'Unione europea.

Le scosse di preavviso ci sono tutte. Come fa un'accolita specializzata nelle bugie (mai viste tante menzogne sbugiardate come in questa campagna elettorale, ci mancava anche il master immaginario di Giannino) a mettere in salvo il paese, quando si sono dette parole non vere davanti al capo dello stato, al Parlamento, alla Banca d'Italia, ai magistrati, alla Consob, alle televisioni dove si sta mentendo su tutto, accordi, alleanze, strategie?

La vera novità di quest'anno è che i cittadini si accorgono di tutto: le nuove tecnologie, il villaggio globale, la capacità di far volare le contraddizioni nel Web hanno messo in crisi lo Spirito Santo, figuriamoci se ci beviamo le promesse per strappare un voto col trucco.

Alla vigilia di un terremoto su cui potremmo davvero giocare il nostro futuro, non so se ci rendiamo conto che sugli spalti della politica c'è una nazionale di titolari che - pur indossando maglie gloriose - si tengono alla larga dalla competizione. E perché mai noi dovremmo giocare al posto loro? Anche per questo le prossime ore regaleranno brividi e disastri piuttosto annunciati.