Post Elezioni Le carte di Napolitano 2

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Quel che può fare il Quirinale (escluso il disegno suicida di Bersani)

Solo Giorgio Napolitano può tenere aperta la strada per una soluzione politica attendibile, anche se, oggi come oggi, poco probabile, quella basata su un’ampia assunzione di responsabilità da parte delle formazioni politiche maggiori. Prima di tutto dovrà resistere all’offensiva disperata ma pericolosa di Pier Luigi Bersani, che pretende di ottenere un mandato per un governo di minoranza, che non è previsto dal nostro ordinamento. Solo dove il capo dell’esecutivo è eletto direttamente è possibile che presenti una compagine indipendentemente dall’esistenza di una maggioranza precostituita nell’Assemblea legislativa. D’altra parte il disegno di Bersani – far dipendere l’esistenza di un governo dal variabile consenso di una formazione che non vuole nemmeno discutere dei vincoli europei e che è ostile a tutte le grandi opere pubbliche – ha l’evidente sapore di una mossa propagandistica, in vista di un ritorno quasi immediato alle elezioni. Napolitano ha più volte difeso la dignità del sistema politico italiano, lo ha fatto recentemente in modo nettissimo in Germania. Questo fa intendere che si spenderà, nell’ambito dei suoi poteri che in caso di difficoltà evidenti nella costruzione di una maggioranza sono assai estesi, per ampliare il più possibile l’area politica chiamata a concorrere alla soluzione. Ha ricordato che in Italia un governo c’è e ci sarà finché non ne sarà eletto un altro, il che fa pensare che non lascerà cadere una soluzione di tregua per favorirne una, minoritaria, di “combattimento”.

Se Bersani davvero vuole partire dalle “cose da fare”, si trova paradossalmente in sintonia proprio con Silvio Berlusconi, che non ha rivendicato posti di governo ma la riforma costituzionale presidenziale e misure fiscali favorevoli a famiglie e imprese. Su questi punti (gli stessi, sarà un caso, citati da Massimo D’Alema) si può impegnare il governo in carica per la parte economica mentre i partiti si organizzano attraverso le commissioni parlamentari per definire quelle istituzionali. Si può anche arrivare a un governo politico con una composizione minoritaria, ma sostenuto dal consenso o dall’astensione preventivamente annunciata dall’altra grande formazione, oppure si può pensare a un nuovo esecutivo tecnico-politico con una replica della maggioranza che ha consentito la nascita di quello di Mario Monti. Sono tutte strade impervie, ma che possono produrre riforme e governabilità. La condizione per tenerle aperte è togliere di mezzo la pretesa arrogante e in fondo autolesionistica di Bersani. Il Foglio, 1/3