Per la sinistra i vaffa sono meglio del Cav.

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 I capi del Pd sostengono che per garantire la governabilità del Paese bisogna parlare

con i grillini, non con Berlusconi. Auguri . 

Berlusconi è stato per molti anni presidente del Consiglio, dopo aver costruito un complesso industriale e anche editoriale ragguardevole; è l'unico politico italiano che abbia denominato da presidente l'intero corso di una legislatura.

Ha partecipato a un numero notevole di vertici internazionali tra grandi reggitori del mondo, da vent'anni in qua; ha nominato legioni di capi dei carabinieri e della polizia, dei servizi segreti interni e di controinformazione militare, commissari europei a Bruxelles, ambasciatori di ogni ordine e grado, ha avuto la supervisione sull'esercito attraverso i suoi ministri della Difesa, partecipando anche nei limiti di una missione d'appoggio a grandi campagne militari dopo l'11 settembre, come quella in Irak, ha governato il ministero della Giustizia e la sua folta pletora di magistrati-funzionari per anni, e alla fine non pare, nemmeno se si voglia aggiungere a tutto questo la sua «scandalosa» ricchezza privata o il trascinamento di grandi maggioranze popolari e parlamentari, che l'uomo politico di cui si dice che sia un pirata, l'Olonese, o un clown, abbia tradito la Repubblica, determinato una sua crisi di legittimità o di funzionamento. Si può dire che ha governato male, si può disconoscere ogni suo merito, ma siamo nella regola, siamo restati nella regola.

Quando è stato condannato a multe forsennate in processi che per lo meno erano esposti al beneficio del dubbio politico, perché chiudevano vertenze o battaglie di sistema durate anni, ha pagato senza battere ciglio. Quando conquistò il fortilizio avversario, l'impero di De Benedetti, si lasciò convincere a mollarne la metà, quella politicamente e civilmente più produttiva, sulla base di una proposta di negoziato firmata dal principe Carlo Caracciolo di Castagneto e dal suo caro amico Giuseppe Ciarrapico. Ogniqualvolta ha perso la maggioranza, il Caimano si è ritirato in buon ordine. Niente fuochi, nemmeno d'artificio. Ha accettato soluzioni d'emergenza tecnocratica proposte da un capo dello Stato che era stato eletto dai suoi avversari a stretta maggioranza, dopo elezioni concluse da un premio maggioritario fondato su poco più di ventimila voti. Poi, dopo ripetuti gesti di disciplina repubblicana e di ossequio alle regole democratiche, l'uomo nero partecipava alle elezioni successive, spesso le ha vinte, qualche volta le ha perse, in altri casi le ha politicamente pareggiate.

Ha sempre combattuto con un braccio legato dietro la schiena. La giustizia dei pm e dei tribunali è stata severa con lui, accanita. Non una sola accusa e di ogni tipo gli è stata risparmiata. Testimoni e mediatori d'accatto sono diventati campioni di verità giudiziaria: per questi era uno stragista, uno che stava dietro le bombe della mafia, per quest'altro un turlupinatore, un uomo dai vasti raggiri, poi nonostante 6 miliardi di tasse pagate un callido evasore fiscale, e fraudolento, infine uno che per prevalere con le sue politiche avrebbe fatto compravendita di parlamentari che si mettevano all'asta. Si sarebbe comportato un po' come Abe Lincoln, l'eroe della giustizia e della buona politica di tutti i tempi, raccontato nel film di Steven Spielberg per quello che era, un politico realista che faceva fronte alle necessità di garantire una maggioranza al suo ruolo e alle sue idee anche con mezzi spicci. Di Berlusconi - che certo una mammoletta non è, e in questa condizione non è solo tra i protagonisti della nostra vita pubblica - si è detto tutto, accuse e calunnie si sono impastate insieme, prescrizioni e assoluzioni sono fioccate fino a una prima condanna di primo grado, ora è sotto processo anche la sua vita privata, e s'inventano reati di concussione per una telefonata gentile a funzionari della questura di Milano, insomma un florilegio di brutture contro le quali Berlusconi, quando ha potuto, ha varato misure ad personam che corrispondevano perfettamente alla misura di un'ingiustizia ad personam voluta contro di lui da un establishment di potere che non lo ha mai sopportato, e dai suoi corifei e servi a mezzo stampa. Un uomo controverso, certo, che non è fatto per piacere a tutti, che divide l'opinione pubblica italiana e mondiale da molti anni. Ma una cosa nota, testata, un controverso leader di una classe dirigente repubblicana. Alle recenti elezioni ha avuto gli stessi voti, più o meno, del vincitore e sconfitto, il Pd di Bersani. Contemporaneamente è esplosa una bolla tribunizia e di protesta alle cui origini sta l'attività di una società di e-commerce che si chiama Casaleggio & Associati. È arrivato un esercito di alieni spinti dallo spirito beffardo dell'elettorato italiano, un quarto dei voti e un bel manipolo di deputati e senatori. È gente strana, che produce programmi e video apocalittici, in cui si ipotizza un mondo di guerre e rivolgimenti di ogni tipo, che avrà pace solo al termine di un lungo ciclo in cui spariranno democrazia e istituzioni come le conosciamo, e resterà al centro della scena solo una Dea rete. Pare che siano vegetariani, e questa è già una malattia piuttosto grave, e poi non hanno indirizzo, sono anonimi per scelta, appartengono a una setta più che a un movimento o a un partito. I berluscones spesso non sono il colmo della sapienza costituzionale e politica, ma parlamentari e ministri dell'Olonese se la battono con i loro avversari. I prodotti della Casaleggio & Associati, e del suo profeta e portavoce, un attore comico annoiato del suo vecchio ruolo, il tonante Beppe Grillo, stanno cercando su Google dove stiano la Camera e il Senato, non sanno come si elegge il presidente della Repubblica, non hanno la minima idea di che cosa sia una democrazia e del perché questa abbia una storia, delle istituzioni, delle leggi e dei regolamenti.

Ecco, in questa situazione i capi del Pd, confortati dal tifo come sempre improvvido della loro base e dei loro giornali di riferimento della nota lobby, sostengono che per garantire la governabilità del Paese e la sua sicurezza bisogna parlare con i grillini, non con Berlusconi. Auguri a queste «facce di culo», a questi «morti che camminano», a questi «adescatori», secondo la definizione che di loro ha dato Beppe, l'interlocutore preferito. Giuliano Ferrara - Dom, 03/03/2013 - 15:00