Belgio studia come legalizzare l’eutanasia per i bambini

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I pediatri dicono che di casi come quello della clinica Sainte Elisabeth

di Namur ce ne sono stati tanti. Il neonato prematuro è stato lasciato morire, poche ore dopo la nascita, per volere dei genitori, i quali temevano che fosse handicappato. Il bambino è riuscito a sopravvivere solo poche ore senza assistenza medica. Secondo uno studio realizzato da Veerle Provoost, una ricercatrice dell’Università di Gand, il 50 per cento dei bambini colpiti da malattie gravissime e deceduti in Belgio entro il primo anno di vita sono stati aiutati o lasciati morire, ricorrendo, quindi, a una forma non dichiarata di eutanasia e non prevista per i minorenni. Non prevista almeno fino a oggi. Il Belgio sta studiando come estendere l’eutanasia anche ai bambini e alle persone sotto i diciotto anni. Alla Camera alta del Parlamento è in discussione la modifica della legge sull’eutanasia. Dominique Biarent, capo della terapia intensiva all’Ospedale universitario per minori Queen Fabiola di Bruxelles, ha detto: “L’eutanasia viene già portata a termine anche su pazienti più giovani dei diciotto anni, lo sanno tutti. Per questo bisogna affrontare la realtà, i dottori hanno bisogno di un quadro legale per agire”.

In Belgio l’eutanasia, introdotta nel 2002, è ormai diventata “un atto normale e ordinario”, secondo lo studio sull’eutanasia in Belgio stilato dall’Istituto europeo di bioetica. Anche coloro che soffrono in modo “insopportabile” possono richiedere l’eutanasia. I prossimi saranno i bambini. Lo studio di Provoost calcola che per 150 bambini è risultato che la morte è dovuta a una decisione “di mettere fine alla vita” del piccolo paziente, adottata mediante la sospensione del trattamento capace di prolungarne l’esistenza, la somministrazione di oppiacei e utilizzando prodotti tesi esplicitamente a provocare la morte del bambino. 

In 5 delle 7 unità di cura intensiva pediatriche del paese, negli ultimi tre anni, i casi di eutanasia infantile sono stati oltre 80. Tra questi, in 25 casi si è deciso di ricorrere a farmaci letali con “l’esplicita intenzione di causare la morte”. Nel 30 per cento dei casi non si trattava neppure di malati terminali, ma di bambini che non avrebbero potuto avere “una qualità della vita accettabile”. In questi casi “è insensato prolungare la loro esistenza a ogni costo”, ha dichiarato José Ramet, primario all’ospedale universitario di Anversa e presidente della società belga di pediatria.

André-Joseph Léonard, arcivescovo di Malines-Bruxelles, ha denunciato il disegno di legge, perché “dobbiamo onorare sia la nostra democrazia che la dignità umana”. Ma non si prevedono grandi gesti di opposizione all’eventuale modifica della legge, come in occasione della legge sull’aborto, quando il defunto re Baldovino si autosospese ventiquattro ore per non controfirmare il testo approvato in Parlamento. Le commissioni per l’infanzia sono schierate a favore dell’eutanasia. Bruno Vanobbergen, commissario per i diritti del bambino nelle Fiandre, ha detto che la legge deve contemplare i dodici anni di età per l’accesso all’eutanasia.

Il modello è quel Protocollo di Groningen che nella vicina Olanda ha garantito potere di vita e di morte sui nuovi nati. Come la legge al vaglio in Belgio, quella olandese è eugenetica che discrimina le anomalie cromosomiche e destina alla morte bambini disabili, facendo del medico un Erode impunito e ponendo i genitori di fronte a una scelta che non compete loro. Non è eutanasia, ma “eutanazia”, come la definì il genetista Jerome Lejeune. O più semplicemente infanticidio.

di Giulio Meotti, 13/3