Bersani, l’ultimo “giapponese” di sinistra

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Anche Bersani, non si è accorto che la vecchia sinistra con la sua utopia

e strumenti politici di lotta tipo “centralità programmatica” e se si vince “non si fanno prigionieri” nel  senso che i “nostri” occuperanno tutte le stanze del Palazzo, sono cose di altri tempi e la guerra, quella per la supremazia morale e programmatica, finita.

Ricapitoliamo.

Primarie: Bersani vince con il 60% contro il 40% di Renzi ma tale proporzione non si nota nel numero dei candidati in lista per le elezioni tutto a favore di Bersani e apparato,

Legge elettorale: fine a se stessa non conta. Conterebbe se venisse accorpata a riforme dello Stato tipo poteri maggiori al Presidente del Consiglio si mette in atto la solita pantomima fra chi è a favore “ i migliori” e chi no. Ma Bersani   sa che il Paese è diviso a metà fra destra e sinistra e quindi, come rilevato allora da tanti commentatori, in cuor suo gli va bene andare alle elezioni con la vecchia legge elettorale perché gli basta un voto in più per avere il premio di maggioranza e la maggioranza relativa dei parlamentari. 

IL gioco sembra fatto ma esce il Movimento 5 Stelle e Berlusconi che  gli rompono i piani al senato dove, a differenza della Camera, la  maggioranza PD-SEL non c’è.

Governo. Per formarlo non resta che seguire i vecchi schemi: andare a caccia di qualche voto a sostegno invadendo gli orti altrui e facendo promesse diciamo “di funzioni e provvedimenti antipolitici” importanti per chi valica il confine. Prende sberle dagli ortolani ma giustamente insiste non avendo vie di fuga. Non gli resta che imboccare la strada del governo di minoranza: un programma di “centralità” dove chi è d’accordo sui singoli provvedimenti li vota. Ma un tale governo non è per affrontare la grave situazione di crisi italiana, Bersani lo sa, ma per andare fra qualche mese a nuove elezioni dicendo, la prima volta che il Governo non ottiene la maggioranza, : avete visto? Noi abbiamo prospettato un modo per uscire dalla crisi, ma gli altri non ce lo hanno permesso!! (Intanto ha già occupato diverse stanze del Palazzo magari con esponenti della “società civile” tipo Boldrini e facilmente manovrabili come d’uso dall’eccellente apparato PD). Ma nel PD c’è maretta e alza la testa chi non vuole andare alle elezioni presto, i bersaniani che già cominciano ad intravvedere l’avvicinarsi del fallimento del loro progetto, e chi gioca più lungo per affermare le proprie tesi e modernare un PD in affanno . Maretta che da forza al PDL ( troppa) e attesta la fine delle visioni di una certa sinistra ( mi dispiace per un mio vecchio e caro amico speranzoso). L’Italia è ancora una volta in mano al PD, prima PCI, e la speranza è che non perda anche questa occasione come altre tipo l’era di Craxi.

Napolitano. Giustamente vuole un Governo forte e largo “di pace” che faccia quelle riforme che il tecnico Monti non è riuscito a fare. Insiste giornalmente per un Governo responsabile e largo e aspetta di vedere i numeri in mano al “giapponese Bersani”. Predica di abbandonare la rissa presente in tanti settori istituzionali e fra i cittadini.

PDL. Si porta dietro tante colpe di governo. Mi auguro sia all’altezza del gioco e che abbia carte da giocare e migliori di quelle del passato e che la Lega tenga fino in fondo.

Come dicono alla TV quando un corridore è in fuga, alla domanda” può arrivare?” il sapiente dice “ vedremo”