La nuova questione tedesca

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.. della “Germania europea” alla realizzazione dell’“Europa tedesca”

Il dubbio di essere passati dal sogno…  Indagine sulle cause: squilibri economici dell’Ue, inettitudine nostra o troppo moralismo luterano loro

Bruxelles. Una settimana di crisi a Cipro ha risvegliato il demone della grande spaccatura nord-sud in Europa, di cui la Germanofobia è l’espressione più evidente. A Nicosia, durante le manifestazioni che hanno preceduto il piano di salvataggio europeo, la cancelliera Angela Merkel è stata ritratta con i baffetti, mentre le bandiere europee e tedesche venivano date alle fiamme da rispettabili impiegati di banca. In Spagna, il País ha pubblicato – e poi ritirato con scuse – un commento dell’economista Juan Torres López, per il quale “Merkel, come Hitler, ha dichiarato guerra al resto del continente”. Martedì 19 marzo, c’è chi ha guardato i 36 parlamentari ciprioti come a eroi della resistenza contro i diktat dell’Eurogruppo sui depositi. Una settimana dopo, comunque, Cipro ha dovuto ingoiare l’amara pillola – con annessi fallimenti bancari e prelievi sui depositi più pingui – in cambio dell’aiuto. La cancelliera tedesca si è detta sinceramente soddisfatta del tipo di salvataggio praticato: “L’accordo raggiunto è quello giusto. Siamo riusciti a evitare la bancarotta del paese”, e a pagare una parte rilevante del conto sarà “chi ha contribuito a creare i problemi”.

Da un punto di vista economico si vedranno gli effetti. Politicamente il problema è sin da ora più grave. Per Gideon Rachman, columnist del Financial Times, le trattative su Cipro dimostrano che “la Germania è semplicemente troppo potente per coesistere in maniera confortevole con i suoi vicini. La frase scontata – a Berlino come anche a Parigi e Bruxelles – è sempre stata quella sulla necessità di ‘una Germania europea, piuttosto che una Europa tedesca’. Dopo la crisi di Cipro, però, sembra che questa sia sempre più una Europa tedesca, perché la direzione di questo continente in crisi è indicata soprattutto dalle idee e dalla preferenze di politici e burocrati di Berlino”. Lo dice uno, continua Rachman, secondo cui la “Germanofobia è ingiusta”. Alla fine infatti “i contribuenti tedeschi finanzieranno la fetta più importante dell’ennesimo salvataggio della zona euro”. Non solo: “I tedeschi hanno anche un’analisi chiara e coerente” della crisi, ha scritto Rachman, puntando il dito contro “l’eccezionale debolezza delle altre potenze europee che avevano controbilanciato il potere tedesco”, a cominciare da Francia e Italia. Insomma, la potenza strabordante di Berlino dipende anche dal fatto che “gli anti austerità non sono riusciti a presentare una serie di politiche alternative”.

Sul fatto che “l’etica tedesca” sia arrivata a coincidere con “lo spirito dell’euro” concorda l’economista italiano della Normale e della Luiss Marcello De Cecco, che pure offre un’altra lettura delle origini del problema: “Ora che le Tesi di Lutero sembrano tornare di moda – ha scritto ieri su Repubblica – i tedeschi fanno marciare il nostro continente verso la disunione e l’abisso”. Non siamo cambiati noi europei del sud, sono cambiati loro, anche a causa di una “campagna elettorale lunga tre anni”, tra elezioni nei länder e voto nazionale del prossimo settembre, spiega De Cecco. “Tra i molti mali che questa lunghissima campagna avrà scatenato bisognerà contare, forse al primo posto, il ritorno massiccio della morale in politica”. Non c’entra solo il retaggio della Riforma: la scarsa trasparenza della “gigantesca operazione” di unificazione tra Germania est e ovest ha portato a “un rigetto di quella che (i tedeschi) hanno percepito come una carità obbligatoria, che credono sia costata loro molto cara”. Da qui nasce molta dell’avversione rispetto ai salvataggi di oggi. L’atteggiamento duro dei teutonici, poi, provoca reazioni che li irrigidiscono ancora di più: “Quel che manda letteralmente in bestia i cittadini tedeschi, inoltre, è il ritorno dell’immagine della dominazione nazista che la celebrazione della virtù germanica, tradotta in severità nei confronti dei debitori, ha suscitato nei paesi debitori”.

La percezione della potenza tedesca nel Vecchio continente è il tema politico del momento. Il Monde gli ha dedicato la prima pagina del suo numero del fine settimana: “Il sentimento anti tedesco arde nell’Europa del sud”. Morale luterana a parte, torna in primo piano la politica, quella un po’ fallimentare che ha caratterizzato molte élite del sud (italiana inclusa): la Germanofobia infatti viene usata dall’establishment meridionale, scrive il giornale francese, come “capro espiatorio” dei propri fallimenti. Un’altra ipotesi, secondo il deputato francese dell’Ump Alain Lamassoure, è che sia il vuoto politico della tecnocrazia brussellese a esacerbare gli animi: “In assenza di un potere identificato e incarnato – dice intervistato dal Monde – i dibattiti che legittimamente dovrebbero tenersi nelle istituzioni comunitarie si trasformano in sfide alla Germania”. Infine ci sono i britannici che se ne stanno beati fuori dall’euro ma che – come Charles Moore sul Telegraph di ieri – guardano con sospetto al novello “German Imperium”. I più asettici, in questa fase, sembrano i liberisti americani del Wall Street Journal, solitamente sensibili alle ragioni di Berlino, che pure ieri titolavano così: “Il salvataggio di Cipro logora i legami europei”. Svolgimento: l’ancoraggio dell’isola nell’euro “è avvenuto a costo di ampliare la sfiducia politica tra forti economie del nord Europa ed economia in declino nel sud”.

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