Ostaggi della burocrazia

Categoria: Firme

C'è un potere invisibile, in Italia, che è importante almeno quanto

quello formalmente espresso dal governo e dal parlamento. Forse anche di più. È il potere della burocrazia. Non c'è riforma di un certo spessore che non debba poi passare sotto le forche caudine dei ministeri o delle concertazioni. Che non rischi perciò di essere mutilata, distorta, rallentata. O affossata. Per rendersene conto basta dare un'occhiata ai numeri dell'inchiesta di apertura di questo numero di ItaliaOggi Sette.

Le riforme messe in campo dal governo Monti, che sono state davvero tante e di grande spessore, hanno richiesto la predisposizione di 832 atti secondari. Di questi circa un quarto è già stato adottato dai ministeri competenti (anche se non tutti sono già stati pubblicati in Gazzetta Ufficiale). Un quarto dei provvedimenti, 208 per la precisione, non è stato adottato, ma è stato rinviato a non-si-sa quando. Mentre per 175 atti sono già scaduti i termini e quindi non saranno mai adottati. Abortiti. In fin dei conti, in un modo o nell'altro, oltre la metà dei decreti ministeriali attuativi delle riforme approvate dal governo Monti non vedrà mai la luce.

In alcuni casi questo è il risultato di scelte precise del governo, che prima decide di mettere in cantiere una riforma e poi magari ci ripensa. In altri casi invece è l'effetto-palude, una specialità della burocrazia italiana che, grazie a ritardi, inadempienze, scambi di favori, mercanteggiamenti e furbate di vario tipo, riesce sempre o quasi sempre a trasformare le riforme votate dal parlamento in qualcosa di diverso, sicuramente più conforme alle proprie aspettative e alle proprie pretese. Il tempo lavora per la burocrazia. Perché i ministri e sottosegretari cambiano, ma i dirigenti restano.

E così le riforme, approvate magari dopo epiche battaglie parlamentari, finiscono per essere annichilite nei giochi di sponda e nelle guerre di trincea dei burocrati. Il loro motto è: meglio aspettare. Infatti non si ricorda a memoria d'uomo un atto di loro competenza approvato nel rispetto dei tempi previsti. Anzi per loro arrivare in ritardo equivale a una esibizione di forza: dimostrano ai loro pari e a tutti coloro che gli ruotano attorno la loro superiorità rispetto alle norme di legge e ai tempi previsti. Sanno tergiversare, preferiscono non assumersi responsabilità, sono specializzati nei sofismi e nei distinguo, non hanno mai fretta. E quindi finiscono per avere sempre l'ultima parola.

Di Marino Longoni Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo., Italia Oggi, 22/4