Renzi a Palazzo Chigi. S’avanza una strana

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maggioranza del Pd per avere il Rottamatore al governo.

“Dopo un discorso simile c’è solo da agire. Senza perdere tempo. Senza spirito di fazione. E pensando solo ai problemi del paese”. Le parole utilizzate ieri da Enrico Letta al termine del primo discorso pronunciato da Re Giorgio Napolitano da nuovo presidente della Repubblica sintetizzano bene la condizione in cui oggi si ritroverà il Pd durante la direzione convocata al Nazareno per mettere a fuoco la linea da seguire nelle prossime complicatissime ore in cui i democratici dovranno trovare un modo per evitare che, in vista dell’imminente governo e in vista dell’imminente rinnovo dei vertici del partito, la pentola a pressione del Pd si trasformi in una bomba a orologeria. In questo senso oggi in direzione verrà messa ai voti la delega quasi in bianco che il Pd offrirà al capo dello stato e in qualche modo verrà formalizzato il passaggio dalla guida a trazione bersaniana a quella a trazione napolitaniana. “E’ una fase in cui non si può più giocare – spiega al Foglio Giuseppe Fioroni – e in cui occorre avere il coraggio di fare le scelte giuste per governare il paese. Dobbiamo dare la nostra disponibilità senza se e senza ma al governo del presidente e non si possono più fare i giochetti di questi giorni. E se nel Pd qualcuno si azzarderà a votare contro il governo non potrà cavarsela così, fischiettando e facendo finta di niente. Questa è l’ora della responsabilità. E gli irresponsabili non li vogliamo più”. Nel Pd, rispetto all’ipotesi dell’esecutivo, esistono diverse sensibilità ma alla lunga le linee sono sintetizzabili in due grandi tronconi: da una parte ci sono i vecchi colonnelli del Pd che lavorano per un governo guidato da Giuliano Amato e dall’altra ci sono i rottamatori turco-renziani che lavorano per un governo guidato – sorpresa – proprio da Matteo Renzi. Il sindaco, a quanto risulta al Foglio, è da giorni che studia l’ipotesi (anche se i suoi amici lo sconsigliano) e la sorpresa è che da oggi a sponsorizzare la candidatura del sindaco è una delle correnti più pesanti del Pd: i giovani turchi. Non ci credete? Sentite cosa dice al Foglio Matteo Orfini. E sentite soprattutto cosa dice l’ultimo segretario dei Ds, Piero Fassino.

“Bisogna essere oggettivi – dice Orfini al Foglio – l’unico modo possibile che abbiamo per uscire da questa situazione è quella di proiettare il Pd del futuro subito in questo governo. Io sono contrario ad appoggiare un esecutivo che non prenda atto di quello che è successo in queste settimane anche all’interno del nostro partito e per questo sono convinto che l’unica soluzione possibile per dar vita a un esecutivo che rifletta la nuova fase che si apre nel centrosinistra è quella di candidare Renzi a Palazzo Chigi. E già da ora il Pd dovrebbe avere il coraggio di fare il suo nome, e altre soluzioni mi sembrano precarie”. L’apertura dei vecchi nemici di Renzi alla candidatura di Renzi segnala che la “nuova fase” che si apre nel Pd post bersaniano sarà destinata a mettere uno contro gli altri i rottamatori di ogni rito e i rottamandi di ogni colore. E nonostante il nome sul quale il presidente sembra essere intenzionato a puntare sia quello di Amato è un fatto che renziani e turchi abbiano circa un terzo delle truppe Pd presenti in Parlamento (72 turchi, che dopo le dimissioni di Bersani hanno ingrossato le proprie file, e 51 renziani, su un totale di 417 parlamentari pd): e anche per questo il patto stretto tra loro in vista del prossimo governo sarà destinato ad avere un peso specifico notevole, e non potrà essere sottovalutato (ieri, non certo per caso, Orfini e Renzi hanno passato buona parte del pomeriggio al telefono a studiare il piano “Rottamatori a Palazzo Chigi”). La mossa dell’improvvisa candidatura di Renzi in un certo senso nasce da una preoccupazione comune coltivata dalle nuove generazioni di rottamatori del Pd: da un lato i giovani post bersaniani temono che la presenza a Palazzo Chigi di un Amato o di un Letta garantisca alle vecchie correnti una sopravvivenza forzosa nel nuovo governo (e di conseguenza anche nel futuro del Pd) ed è per questo che i turchi minacciano di non dare la fiducia a un esecutivo di restaurazione, e non del cambiamento. Dall’altra parte Renzi – al quale subito dopo le elezioni il capo dello stato aveva già chiesto a fine febbraio la sua disponibilità a guidare un esecutivo del presidente – considera invece la fase che si è aperta dopo la rielezione di Napolitano (e dopo l’azzeramento dei vertici del Pd) il miglior terreno possibile sul quale far germogliare i semi della rottamazione, e il sindaco in questi giorni non ha fatto a meno di ricordarlo ai suoi interlocutori. “In un certo modo – dice al Foglio Graziano Delrio, presidente dell’Anci e gran consigliere di Renzi – si può dire che questa è una fase schumpeteriana di grande distruzione creatrice e sono convinto che quelli che abbiamo di fronte a noi non sono cumuli di macerie ma sono le fondamenta per rifondare il Pd”. Attorno alla corsa di Renzi, a prescindere se questa si traduca in una candidatura a Palazzo Chigi o alla guida del Pd, stanno andando a concentrarsi i consensi anche di una buona parte dell’ex apparato diessino del Pd. Dal segretario regionale campano, Enzo Amendola, fino a quello (potentissimo) dell’Emilia Romagna, Stefano Bonaccini. Tra loro però lo sponsor più pesante di Renzi è un altro sindaco (di Torino). E’ l’ultimo segretario dei Ds. Si chiama Piero Fassino. Sentite cosa dice al Foglio: “La persona migliore per guidare un esecutivo del presidente oggi si chiama sicuramente Matteo Renzi. Io sono favorevole alla sua candidatura. Perché se dobbiamo assumerci delle responsabilità di governo allora bisogna farlo da posizioni di forza e non di debolezza e quindi è giusto che il Pd metta in campo l’uomo forte che rappresenta la capacità di novità. Già da adesso, come direbbe Matteo”.

di Claudio Cerasa   –   @claudiocerasa