GHERARDO COLOMBO: “NON SONO IN RAI PER UN

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RAPPORTO DI CLIENTELA COL PD”. A FACCE RIDE! -

“Il mio tweet è una provocazione, non straccerò tessere ma il Pd spieghi qual è il difetto di Rodotà – A chi lo accusa di ingratitudine: “Sono stato indicato in Rai dalle associazioni e non dal Pd che ha offerto i suoi posti alla società civile” (ecco, appunto)…

Virginia Piccolillo per "Il Corriere della Sera"

«Domani mi iscrivo al Pd per poter stracciare la tessera». Non era di un grillino, il tweet che ieri ha scatenato reazioni nel Pd. Ma di un ex magistrato di Mani Pulite, "quirinabile" (tre voti al terzo scrutinio) e da luglio scorso consigliere Rai grazie al Pd, che lo indicò come esponente della società civile: Gherardo Colombo.

Non hanno tardato a rinfacciarglielo. Dalla rete: «Allora tolga il suo sedere dalla poltrona Rai». E dal Pd, con Michele Anzaldi: «Prima Colombo spieghi cosa ha fatto per salvare dal fallimento la Rai, dove è membro del Cda da oltre nove mesi».

Straccerà davvero quella tessera? «Ma no. Figurarsi. È ovvio che la mia era una provocazione. Anzi, uno stimolo alla riflessione» spiega, sorridendo, Colombo. Il motivo della protesta lo aveva già indicato in tweet successivi: «Mi piacerebbe sapere che difetto ha Rodotà per il Pd. Se un uomo come Rodotà che sostiene il diritto di avere diritti non piace ad una parte, il problema è di quella parte. Dominano la paura di novità e la voglia che tutto resti come prima».

Una provocazione riuscita, ma non troppo: «È stato uno stimolo molto percepito. Parecchi lo hanno ritwittato. Ma si risponde solo con la logica di schieramento. La mia domanda sul perché quel "no" a Rodotà, persona assolutamente degna, è seria. E aspetto una risposta». Ma c'è anche altro.

Spiega: «Da anni vado in giro a ritmi sostenuti nelle scuole a parlare di legalità. E uno degli aspetti fondamentali sul quale si basa la convivenza civile è la fiducia reciproca fondata sul rispetto delle regole. Invece abbiamo visto come, pur avendo proposto all'unanimità Romano Prodi, più di 100 persone sono venute meno alla fiducia offerta. Non mi sembra sia un grande esempio, anche per i ragazzi, di rispetto delle regole. Quel tweet è il risultato di indignazione e sofferenza».

Respinge in toto il rimprovero sull'ingratitudine: «Per la verità sono stato indicato in Rai dalle associazioni e non dal Pd che ha offerto i suoi posti alla società civile. E, peraltro, va riconosciuto al Pd di essere stato estremamente coerente: in questi 9 mesi di attività non ho mai ricevuto nessuna pressione. Nessuno mi ha mai chiamato». All'invito a dimettersi replica: «Ho assunto un impegno e continuerò a portarlo avanti finché ci saranno le condizioni per lavorare. Non sono lì per un rapporto di clientela con il Pd».

E alla domanda su cosa abbia fatto per salvare la Rai non replica rivendicando lo scontro in Cda su alcune nomine, come quella del direttore del Tg1 Mario Orfeo, che aveva censurato perché compiuta con «metodo vecchio» e con «troppe interferenze». Dice solo: «Stiamo cercando di fare il possibile perché siano introdotte regole certe e siano osservate. In tutti i settori».