Un governo oltre la necessità

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Problemi seri e fragilità politica. La posta in gioco per Letta e partiti

Il governo che, quasi certamente, Enrico Letta presenterà alle Camere,  grazie alla fortissima protezione del Quirinale, otterrà la fiducia e così potrà iniziare un percorso che già si presenta assai arduo. Per affrontare la situazione sociale servono misure economiche che si muovano nello spazio ristretto delle scarse risorse disponibili nel rispetto delle ferree regole di bilancio tuttora imposte dall’occhiuta vigilanza europea. Intanto le esigenze impellenti delle famiglie, soprattutto di quelle in cui la disoccupazione colpisce più di una persona, delle imprese, a cominciare da quelle che rischiano il fallimento perché la Pubblica amministrazione non paga i suoi debiti, esprimono una pressione crescente, che potrà essere soddisfatta solo assai gradualmente e parzialmente. Per garantire equità distributiva, e per ottenere dalle varie parti sociali la comprensione necessaria, serve una forte coesione politica. E’ proprio qui che sta la difficoltà principale: l’ampiezza prevedibile della maggioranza che sosterrà il governo Letta è inversamente proporzionale alla sua compattezza. La convergenza su cui si basa è coatta, nasce dall’imperativo presidenziale e dalla situazione drammatica del paese, non da una convinzione soggettiva dell’utilità, anche per i partiti storicamente contrapposti, di una fase di leale collaborazione. Se i leader dei partiti di maggioranza guarderanno soprattutto alla scadenza elettorale successiva (almeno da calendario), le europee dell’anno prossimo, e calibreranno il loro appoggio e il loro impegno verso il governo in questa chiave, la vita dell’esecutivo sarà stentata. Dall’esterno si cercherà di sfruttare le difficoltà oggettive e le incomprensioni soggettive per soffiare sul fuoco della protesta. Non mancherà, c’è da scommetterci, l’incursione giudiziaria accompagnata dalla consueta campagna giustizialista, e più in generale il clima dell’opinione pubblica resterà intonato allo scetticismo nelle aree più responsabili, al dileggio e alla protesta sguaiata nelle altre.

La forza da contrapporre a tutte queste prevedibili ostilità, per ora, consiste solo nella coscienza della necessità: una specie di forza della disperazione. Partire di lì, e dalla constatazione che questa responsabilità è condivisa, dovrebbe e potrebbe diventare la base di una solidarietà effettiva tra forze diverse, consapevoli che oltre alla necessità in questa nuova esperienza di governo vi è anche della utilità comune: al paese e alla stessa politica. Questo sarebbe un collante indispensabile, e più robusto, per esercitare una funzione di guida unitaria e non di pura contrattazione  permanente, com’è necessario che faccia un gabinetto di crisi come quello che Giorgio Napolitano ha fatto nascere. Il Foglio