Un altro test contro i bambini

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La Francia approva l’ultimo sistema per rilevare la trisomia 21

Con un parere favorevole sull’adozione dei nuovi test genetici prenatali per diagnosticare la sindrome di Down, il Comitato nazionale di bioetica francese (Comité consultatif national d’éthique) è riuscito nell’impresa acrobatica di aprire la porta all’ultima forma di eugenetica “compassionevole” novecentesca (nella forma asettica e maneggevole di un esame del sangue) e, contemporaneamente, di mettere in guardia sulle derive e rischi di quel test.

Certo, spiega il parere del Ccne, i test permetteranno di risparmiare sulle amniocentesi (le analisi del liquido amniotico, ventiquattromila l’anno in Francia), visto che ormai (non solo in Francia) a tutte le donne incinte sono proposti esami per individuare alcuni difetti genetici. L’esito è prevedibile: il novanta percento dei bambini con trisomia 21 (è questo il nome scientifico dell’anomalia) sarà abortito. Ha funzionato così, negli ultimi trent’anni, un’eliminazione sistematica, un po’ in tutto il mondo, non già per evoluzione naturale (anzi, le gravidanze tardive, sempre più diffuse, ne aumentano il rischio), e nemmeno perché si sia riusciti a eliminare il gene difettoso dal loro Dna.

Il Comitato consiglia, quando i prezzi saranno più bassi degli attuali 1.200-1.500 euro, che il sistema sanitario si faccia carico del test. Raccomanda però anche di concentrarsi sulle terapie per la sindrome di Down, campo in cui la ricerca langue. Se dalla trisomia 21 non si guarisce, infatti, si possono trovare cure per i disturbi cardiaci e cognitivi collegati alla sindrome, oltre a spiegare alle famiglie che un figlio Down non è una condanna, ma che chi è curato può vivere una buona vita. I test sono però la scorciatoia facile, l’illusione di ottenere il controllo sui dolori futuri, l’invito silente e scontato a considerare che l’unica scelta è fra eliminare il figlio o infliggergli una vita d’inferno. Non è così. Il problema principale rimane ancora, come diceva nel 1969 lo scopritore della trisomia 21, il medico Jérôme Lejeune, “uccidere o non uccidere”. Lui si battè per tutta la vita perché la scelta fosse la seconda. Su quella via meriterebbe più seguaci. Il Foglio, 27/4