Letta incalza l’Europa sulla crescita,

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Merkel loda l’Italia ma nicchia

Il nuovo governo grancoalizionista (con un Parlamento esigente alle spalle) non tradisce il rigore montiano

Il nuovo presidente del Consiglio, Enrico Letta, ha iniziato il suo tour europeo con in tasca la fiducia del Parlamento e sulle spalle un lungo piano di riforme per ottenere il più ampio consenso politico possibile. Letta presenta se stesso e l’agenda del “primo governo di grande coalizione nella moderna storia d’Italia”, come ha scritto il Wall Street Journal, cominciando dalla Germania. Arrivato a Berlino nella serata, Letta ha incontrato la cancelliera tedesca Angela Merkel. Chi si aspettava un attacco all’austerità è rimasto deluso. Letta ha rassicurato l’intransigente governo tedesco sul rigore: “Abbiamo fatto tutto il necessario e faremo tutto il necessario per mantenere i conti in ordine, ma l’Europa deve fare politiche per la crescita”, da perseguire, secondo Letta, con lo stesso piglio mostrato per il consolidamento fiscale. Visione sposata dalla cancelliera: “Serve un patto per la crescita”, ha detto (anche se, a onore del vero, il cosiddetto “Patto per la crescita” era stato già suggellato dai leader Ue nel giugno scorso). Merkel ha accolto il premier nella sede della cancelleria con un apprezzamento per l’ottimo messaggio giunto dalla “grande coalizione” italiana, aggiungendo che il nostro paese ha compiuto “considerevoli” passi avanti come tassello di un’Europa dove “ognuno deve fare la sua parte”. Finora Merkel aveva avuto come riferimento l’ex premier Mario Monti.

L’intesa Monti-Merkel era salda e Letta ne conserva l’imprinting sia nella compagine governativa (Enzo Moavero Milanesi è rimasto ministro per gli Affari europei) sia nelle intenzioni (“la disciplina fiscale resta ferma”). Per Paul Donovan, capo economista di Ubs, forzare la mano contro l’austerità sarebbe controproducente: “Sollevare tali questioni da una posizione di relativa debolezza economica – dice al Foglio – minerebbe l’autorità che l’Italia ha ottenuto. Cosa sia più appropriato fare in politica fiscale è una preoccupazione legittima, ma Roma avrebbe più forza nel sostenere i suoi argomenti partendo da una più solida posizione per quanto riguarda la crescita economica”.

Un po’ come fanno i manager per convincere gli investitori con i cosiddetti “roadshow” per le piazze finanziarie, Letta oggi andrà a Parigi dal presidente socialista François Hollande, poi a Bruxelles dal presidente della commissione europea, José Manuel Barroso, un terreno più morbido di quello tedesco. Per raggiungere gli obiettivi di deficit, la Commissione ha concesso più tempo alla Spagna (dove Letta andrà la prossima settimana). Un allentamento fiscale, per alcuni osservatori, sarà utile all’Italia se il governo manterrà l’agenda esposta alle Camere: con la cancellazione della prima rata dell’Imu e dell’aumento dell’Iva ci saranno meno entrate ma si prospettano più spese con l’introduzione di nuove misure a sostegno delle fasce deboli della popolazione. Il tasso di disoccupazione nell’Eurozona, intanto, ha toccato a marzo il nuovo record del 12,1 per cento, secondo Eurostat.

Per Mats Persson, direttore del think tank Open Europe, Letta non farà cambiare idea ai tedeschi: “Si può criticare quanto si vuole, ma Merkel non ha la minima intenzione di mollare l’austerità”, ha scritto sul Telegraph. Persson spiega il rigorismo di Berlino con la semantica. “In Germania il termine ‘austerità’ non esiste, si usa  ‘sparkus’, percorso di risparmio, o ‘hausaufgaben machen’, fare i compiti. Il contrario è ‘schulden machen’, il fare debito”.

di Alberto Brambilla   –   @Al_Brambilla