I nemici invisibili del governo Letta

Categoria: Firme

Come il Pd può difendersi dalle minacce della sinistra dei Rodotà

La sinistra, quella esterna al Partito democratico, ma anche qualche settore più radicale di quella interna, vive la svolta politica che ha portato alla costituzione del governo di convergenza come un oltraggio o un tradimento. L’ampiezza del voto di protesta, interpretato un po’ forzatamente come esclusivamente di sinistra, sommata agli effetti del meccanismo elettorale che ha moltiplicato i seggi della coalizione che sosteneva Pier Luigi Bersani, ha prodotto la rappresentanza parlamentare più “a sinistra” della storia italiana. Così l’estrema sinistra si sente forte, ha aggredito il sindaco di Torino e impedito persino il concerto confederale a Napoli, ha contestato, all’interno della stessa Cgil la prospettiva di un accordo sulla rappresentanza, che con evidente esagerazione Giorgio Cremaschi dipinge come un cedimento della stessa Fiom alla strategia di Sergio Marchionne.

Anche chi dalle elezioni è uscito con le ossa rotte, l’alleanza tra giustizialismo ed estremismo sindacale promossa da Antonio Ingroia, progetta di rientrare in gioco, con nuove sigle “civili” magari utilizzando l’icona di un redivivo Stefano Rodotà. Alle manovre dell’estrema sinistra, che puntano a creare quanto prima un incidente parlamentare che porti alle dimissioni del governo Letta e a nuove elezioni in cui si possa “smascherare” la presunta doppiezza del Partito democratico, quest’ultimo sembra assistere senza reagire, come imbambolato e ancora incredulo della vicenda di cui è stato protagonista e vittima.

La prospettiva di un partito che dovrebbe essere la principale forza di governo, che invece si affida a una reggenza provvisoria, chiamata a gestire una fase di confuse rese dei conti interni, appare pericolosa e foriera di nuova instabilità. Il rischio di un cedimento strutturale del Pd è anche la conseguenza dell’incapacità di tracciare e difendere un confine a sinistra, che è invece la caratteristica di tutte le sinistre di governo europee. Ora difendere questa frontiera, proprio mentre si realizzano convergenze più o meno coatte sull’altro versante, risulta particolarmente arduo. E’ su questo nodo che si verificherà la capacità di un gruppo dirigente (ancora indefinito) di tenere insieme il partito, di realizzare un programma di governo realistico e di dotare l’Italia di un meccanismo elettorale meno bislacco e autolesionista, o di cedere alle spinte disgregatrici oggi tanto minacciose da apparire prevalent . Quotidiano, 3/5