Centralismo corporativo Gli incentivi

Categoria: Firme

fiscali a pioggia non miglioreranno la produttività

Nella gestione “creativa” che le parti sociali e industriali hanno realizzato sugli incentivi fiscali per la produttività, che consiste in sostanza nell’utilizzo degli sgravi in modo generalizzato e indifferente a effettivi miglioramenti di efficienza e quindi di competitività, non c’è solo un esempio tra i più classici della capacità tutta italiana di arrangiarsi e di arrangiare le norme alle convenienze. Tutto sommato, inventare qualche saltafosso per ridurre un po’ l’esosa pressione fiscale sul lavoro, di per sé, può essere considerato un peccato veniale (che però stride con l’eccesso di autoassoluzione delle parti industriali dalle accuse di evasione fiscale che, come sempre, riguardano solo “gli altri”).

Il problema che resta inevaso, anche attraverso queste apparentemente innocue furbizie, è quello della consapevolezza delle radici strutturali della crisi di competitività dell’industria italiana, che non sono solo determinate dai costi eccessivi nei confronti della concorrenza internazionale (costi fiscali, energetici, burocratici) ma anche da una produttività dei fattori inferiore anch’essa a quella che si riscontra nei punti di eccellenza produttiva stranieri.

E’ comodo per le rappresentanze concordare nella richiesta di riduzione dei costi esterni, che è giusto cercare di abbattere, le misure fiscali di premio alla produttività, che hanno un contenuto più ambizioso, quello di affrontare non solo il tema dei costi ma di spingere per una maggiore efficienza, pongono alle parti sociali problemi più complessi, che riguardano da una parte la capacità di ammodernare l’organizzazione della produzione, dall’altra di superare rigidità paralizzanti. Si tratta di temi impegnativi, da affrontare in modo differente nei diversi settori e nelle singole aziende, il che rende inutili le pure e semplici trasposizioni di ricette generiche elaborate a tavolino da organizzazioni rappresentative viziate da centralismo e burocratismo. Anche per questo si è preferito scavalcare l’ostacolo formale con qualche artificio verbale; ma quello reale, la crisi di competitività sui mercati internazionali, resta in tutta la sua gravità. F. Quotidiano, 10/5