Botte e insulti in piazza. Eppure il governo

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 è sempre più saldo. Qui Letta ci cova...

Quella di oggi sarà una giornata da ricordare. Il clima non è da guerra civile, ma neanche da larghe intese. Diciamo che si respira un'aria da “grosse mazziaton” più che “koalition”: in piazza, e nei congressi, ce le si dà di santa ragione, ma a Palazzo Chigi, nel ritiro spirituale di Spineta e in Parlamento si fila sempre più d'amore e d'accordo. Allora, la giornata inizia con un sit in di Sel a Roma contro Berlusconi e in favore dei giudici, ma quando arriva il grillino Crimi per poco non lo menano. Intanto, all'assemblea del Pd, il neosegretario Epifani, prima del voto quasi unanime, strappa applausi attaccando “quel signore che oggi sta a Brescia", cioé il suo alleato al governo Berlusconi. Il quale, per tutta risposta, chiede al ministro degli Interni, mica Topolino, di andare con lui in piazza a tuonare contro i giudici, anche quelli che si preparano a condannarlo per il caso Ruby. Ma mentre la piazza di Brescia si riunisce, i centri sociali di sinistra entrano in azione, insultando quelli del Pdl e ne picchiano uno, spaccandogli la faccia. Insomma, Letta non poteva sperare in un clima migliore per compattare il governo. Come diceva Mao, grande è la confusione sotto il cielo, la situazione è eccellente. Non a caso tutti urlano ma tutti garantiscono che il governo va avanti. Perché sono tutti nelle mani di Enrico. E per una volta non si chiama Berlinguer.

Il Portaborse, 11 maggio 2013, 19:05,