Esecutivo timido. La grande coalizione si fa

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piccola davanti alle toghe che assaltano l’Ilva

Niente decreto oggi per garantire la continuità produttiva dell’acciaieria di Taranto. Uno o due commissari?

Oggi in Consiglio dei ministri non saranno approvate misure straordinarie per sanare l’emergenza dell’Ilva di Taranto, la prima acciaieria d’Europa nuovamente a rischio chiusura dopo l’ultimo affondo della magistratura che una settimana fa ha chiesto il sequestro preventivo per 8 miliardi e 100 milioni di euro sui beni della Riva Fire spa. E’ questo l’ammontare dovuto dalla società che controlla lo stabilimento per ottemperare agli obblighi di bonifica per l’inquinamento ambientale degli scorsi anni. Il governo, ha detto ieri il ministro dell’Ambiente, Andrea Orlando, sta ancora lavorando a un decreto che riparta dalla legge 231 – il cosiddetto ‘Salva Ilva’ del governo Monti – in cui non era ben definita la formula di commissariamento. Nessuna decisione definitiva, dunque, dagli esponenti di governo, anche dopo l’incontro di ieri tra esecutivo, sindacati (Cgil, Cisl e Uil) e Confindustria. Al momento, in particolare, non sarebbe stato deciso se affidare a un commissario pure la gestione dell’azienda, oltre che il risanamento ecologico e il rispetto dell’Autorizzazione integrata ambientale.

Ministero dell’Ambiente e Cgil premono per una estromissione completa della famiglia Riva, quella che in gergo giornalistico è definita “nazionalizzazione”; Confindustria e gli altri sindacati preferiscono la soluzione “duale”. Certo è che per ora l’atteggiamento del governo di grande coalizione è tutt’altro che aggressivo nei confronti dell’attivismo giudiziario. “Non abbiamo alcuna intenzione di contrapporci alla magistratura”, ha precisato il ministro dello Sviluppo economico, Flavio Zanonato. Per il tipo di produzione ospitata a Taranto, la semplice sospensione del funzionamento degli impianti potrebbe però essere fatale per il futuro del settore. Su questo fronte, dunque, la discontinuità con la strategia del governo tecnico di Mario Monti è netta. L’esecutivo dei professori, sostenuto da Pd e Pdl, a fine 2012 aveva risposto con un decreto ad hoc al sequestro degli impianti giudicati troppo inquinanti dalla magistratura. I ministri nell’estate si erano inoltre recati tutti assieme a Taranto in un’opera di moral suasion. Alla fine la Corte costituzionale aveva giudicato legittima l’azione di Monti contestata dai giudici.

© - F. QUOT