Noi, voi e l’orgasmo

Categoria: Firme

Sesso, desiderio, clero e femminicidi. Banotti replica

alla “visione deprimente” dell’elefante e al “soliloquio schiumoso” di Buttafuoco: non sapete parlare con le donne

Solo il Foglio avrebbe potuto ospitare quel mio testo disordinato dall’uso dello speech-dictate. Ma è anche un’apertura rivelatrice di quel pasticcio interpretativo che investe sempre pensieri e ragionamenti di chi è assuefatto al monologo!

Ipnosi che rilevo con sorpresa anche nella presentazione scritta da Giuliano Ferrara, il quale dichiarandosi papista “afferma la propria indisponibilità alla falsificazione della libertà”. Ho capito di non essere capita! Ferrara considera il mio testo frutto di atteggiamenti demolitori della morale e della teatralità liturgica. Esatto… Io non parto dalla “ardimentosa razionalità laica di Ratzinger” ma dal suo declino; parto dal tema sommerso della ricchezza emotiva inscritta nella nostra meravigliosa fisiologia, impreziosita dal piacere e dall’orgasmo, il più alto sentimento umano.

Io parlo all’uomo per sottrarlo a quel congelamento idiota imposto dai clerici, i quali non hanno mai detto nessuna verità sulle proprie ossessioni né sul vuoto di realtà creata da una immaginazione dispotica tutta orientata all’umiliazione dei corpi per vanificare la nostra dimensione amorosa. I religiosi sono gli attori principali di malattie del desiderio e di squilibri nelle relazioni, prìncipi di quell’imbroglio filosofico che inchioda da secoli l’immaginazione maschile!

Ripiegamento in quel “limite teologico” che traspare in parte nelle tue obiezioni, Giuliano. Hai una visione deprimente del nostro tempo, vedi famiglie devastate dal divorzio, giudichi la pillola “strumento che avvelena la funzione procreatrice” ecc. Sbagli perché mai come oggi noi interpretiamo le sopraffazioni come negazione del senso stesso della creazione e lottiamo per uscire da infiniti dispotismi. Ci sentiamo responsabili della strage di bambine e bambini e della fame non solo in Asia ma nel mondo e lottiamo per contrastarla. Quelle e altre tragedie ereditate che vogliamo appunto restituire a coloro che le hanno cementate attraverso il sacerdozio del delitto! Siamo noi (femministe dileggiate) ad aver aperto lo scrigno dei segreti criminosi dell’universo maschile che – accumulati nel tempo – rendono amorfi gli uomini. Perciò riteniamo che l’enorme materiale della vostra esperienza sia del tutto inadeguato alla vita. Oggi non si tratta di ridiscutere la convivenza ma di individuare le mine che sono state disseminate contro il Femminile, cioè contro l’erotismo che è espansione; e rifiutiamo fedeltà a regole e abitudini perché non vogliamo assuefarci alla patologia dei dilemmi depositata in scuole e università. Le fantasie sessiste producono il reale (vedi il nazismo e l’islamismo) perciò dobbiamo dissolvere tutte le formule concettuali che imprigionano il vostro pensiero, cari uomini.

Tu ricorri a Bartolomeo I patriarca di Costantinopoli per segnalarci che egli avrebbe ricordato a Silvia Ronchey che “la libertà è la cosa più misteriosa che ci sia”. Clamoroso! Ma sono stati proprio i papi e i contropapi ad aver stritolato non solo se stessi ma soprattutto miliardi di persone, negando la densità umana contenuta appunto nella Sessualità, quell’intelligenza cellulare dinamica strumento di libertà; mentre i nostri organi genitali sono sede dell’equilibrio vitale.

Dopo millenni di fraintendimenti soltanto verso la fine dell’800 la Sessualità fu riabilitata come patrimonio partendo dalla rilevazione di quelle patologie mentali che colpivano giovani donne costrette ad affondare nei baratro aperto tra coscienza ed esistenza da uomini “religiosamente impazziti” .

Oggi conosciamo l’importanza della percezione che si ha della propria completezza fisiologica e di quella altrui. E mi sorprende che tu abbia relegato il mio scritto tra le “mistificazioni orrende”… Io non ho più pazienza. Ma come pensate di progettare un’idea di società se continuate a soffiare sul vento delle fobie religiose? Sapete che quando i desideri si cristallizzano in ossessioni mistiche diventano opachi e minacciosi. Ricordiamoci tutti che il desiderio è il principale tramite dell’esperienza tra donne e uomini.

Al contrario, i vostri due scritti interpretativi della mia lettera confermano quanto gli uomini non sappiano ancora parlare con noi: evidenziano il paradigma di un’intossicazione psicologica che riappare soprattutto in quel lungo soliloquio di Pietrangelo Buttafuoco privo di qualsiasi contatto con me. Pietrangelo si presenta carico di compiacimenti letterari… approfitta dello spunto offerto per immergermi in uno schiumoso slittamento culminato con il contrappunto su Tinto Brass, un gay camuffato che ha disseminato il mondo del cinema di donne ferite. Ricordate che Claudia Koll è oggi dedita a contenere il disagio di chi vive deprivato dell’essenziale.

Inoltre il linguaggio stesso con cui Buttafuoco crede di parlarmi è tinto di acredine. Perché intitolare l’articolo “Manifesto per… fottere…”? Una strategia con cui cerca di ancorare il suo discorso tra le lagne dell’universale mentre filtrano solo fasullità. Bisogna smascherarne mentalità e cause già modulate e codificate in tutte le Scienze proseguimento di quelle prepotenze che hanno radicato un modo di esistere che prescinde dalla combinazione tra il maschile e il femminile. Operazione assorbita dal linguaggio e dalla comunicazione che ha sospeso e sospende le donne tra le dense nebbie di disordini e sanzioni. Contrapposizione da cui si deve prendere spunto per far nascere nuovi stili di ragionamento e formulare trasparenti letture delle relazioni.

Altrimenti ritorniamo a essere un paese che perde i codici della memoria, che rifiuta di eseguire l’autopsia del virilismo e della estesa brutalità del “cliente che compra sesso”, emblema di quella “società segreta tra uomini” vincolati nel creare vittime femminili, trascinando nel tempo un progetto che ha segnato il destino dei due Sessi. Le case chiuse – che la tanto esaltata Costituzione ha ignorato e protetto per ben cinque anni umiliando e contrastando la geniale deputata Lina Merlin – e gli harem resteranno come traccia vergognosa della morente dominazione di uomini-mummia! Pietrangelo… che figura!

E allora non perdiamoci dietro demenziali convenzioni dell’Onu, costituzioni che banalizzano le attese, politiche matricide che ci ancorano al feticismo maschile e non prevedono nessuna erosione né disfacimento di tutte le ombre che schermano ancora il sadismo e alterano il sapere scolastico e universitario, profondamente falsificato nella sua selezione. Un sapere che non coglie né la verità del passato né la complessità del presente: serve solo a seppellirci sotto una polvere tossica.

Trappole che hanno fondato il silenzio storico di donne che erano e sono le uniche testimoni dell’autenticità umana. Altro che imporre la Parità come politica premiante per le donne!

Dobbiamo elaborare il sublime significato intellettuale dell’innamoramento e dell’orgasmo per ricomporre i nostri sensi e aprirci all’imprevedibile; vogliamo essere naturali centri di gravità capaci di sollevare riflessioni e ragionamenti che archivieranno millenni di proiezioni storiche che con indigeribili strattonamenti hanno fatto scempio della nostra infanzia.

Vi siete mai chiesti come si possano sentire le bambine (ma anche i bambini) alimentati da un apprendimento che celebra l’assenza della donna dalla realtà? Tutti si sono stracciati le vesti sul suicidio di Andrea, perchè irriso come gay, ma nessuno si interroga sull’oltraggio che la scuola consuma sulle bambine, private di qualsiasi approdo che le rafforzi. Non è forse quella una menomazione programmata?

Quali effetti producono quelle operazioni divulgate ancor oggi in modo maniacale fino a far tabula rasa dei sentimenti se non a ipotecare le nuove forme di esistenza? Le mie sono obiezione sui processi concettuali e sul linguaggio con cui vengono interpretati e distorti passato e presente!

Basta soffermarci sulla formula legislativa che codifica la compulsività dello stupro come “violenza sessuale” trasformata poi nell’insultante sintesi “violenza sulle donne”. Come mai non precisa e scrive violenza dell’uomo o meglio “l’uomo violento”? Perché si estrapola l’oggetto, cioè la violenza (trasformandola in soggetto) mentre non si nomina il soggetto che la compie?

Il catastrofico teorema di “violenza sulle donne” non inquadra affatto gli autori ma li rende “invisibili” mentre amplifica discorsi vittimologici che incorniciano le donne in un’alea di insufficienza, di inabilità a esistere manifestarsi e difendersi. Fantasmizzato l’uomo il giudizio si trasforma in un ulteriore e più complesso declassamento dell’intero universo femminile.

Questo non è solo errore del linguaggio poiché riversa sulla donna una inconscia impotenza e una labilità mentale nelle relazioni che ci squalifica tutte… semplicemente! Litania acritica spesso arricchita da banali proiezioni psicologiche (passione disagio abbandono ecc.) che servono a oscurare gesti e comportamenti già predisposti e amalgamati nella “cultura”. Non vogliamo più sentir ripetere “è una brava persona… chi se lo sarebbe aspettato che avrebbe ucciso la moglie… la fidanzata… l’amante… la madre, non posso crederlo”. Proseguimento di una censura che spostando la riflessione in un’area di incredulità, di accidentalità diventa allucinazione mediatica. Tendenze che aggravano la percezione dei fenomeni poiché si prescinde da tutte le convenzioni ideologiche che preparano l’arroganza degli uomini.

Lancio una sfida: noi femministe abbiamo forzato la porta blindata del sadismo e la sua estensione; ora dobbiamo dichiarare incompatibile la diffusione scolastica della mitomania dell’Antipadre che spinge tutti alla follia. La Scuola deve affrontare la qualità delle espressioni l’arte delle relazioni tra donne e uomini riportando l’Eterosessualità nella Storia. Ricordate che noi donne siamo l’unica esclusiva potenzialità capace di aprire ai vostri neuroni le porte dell’intelligenza e della felicità.

di Elvira Banotti