Il presidente non fa sconti sulla sicurezza

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Obama dice che il programma di sorveglianza Prism è

“legale” e procede spedito sul solco di George W

New York. Che il presidente degli Stati Uniti venga da un ranch del Texas o dalla scuola di legge di Harvard, la lista delle cose da fare è la stessa. E la raccolta di informazioni vitali per la sicurezza nazionale è sempre nelle prime posizioni. Il Prism, il programma di raccolta e analisi di dati guidato dalla National Security Agency (Nsa) attraverso i server di nove compagnie tecnologiche, prova in modo scintillante che lo sguardo del commander in chief rimane orientato verso le priorità anche quando il contesto e le sensibilità cambiano. “Nonostante le riserve su quello che il presidente George W. Bush definiva una guerra globale, Obama ha usato alcuni degli stessi poteri aggressivi nel nome della difesa della sicurezza nazionale anche, secondo i critici, a spese dei diritti civili. Invece di smantellare l’approccio di Bush, Obama lo ha in una certa misura legittimato”, scrive Peter Baker sul New York Times. Il senso di oltraggio per la scoperta che la sicurezza nazionale è un aspetto sul quale anche il presidente dei sogni garantisti non deflette è direttamente proporzionale alla fiducia riposta in quel sogno. Glenn Greenwald non ci aveva creduto molto. L’attivista, avvocato e blogger che dal 2005 coltiva professionalmente un’ossessione personale per le intrusioni indebite del governo nella vita dei cittadini, sul Guardian ha aperto il primo spiraglio sul programma di sorveglianza implementato da Obama sulla scorta del predecessore. La raccolta di “metadati” dalle telefonate che passavano dall’operatore Verizon ha dato il nihil obstat alla massiccia e documentata rivelazione del Washington Post di Prism, che lungi dal limitarsi alle informazioni non sensibili sorveglia chiamate, video chat, email e documenti condivisi. E l’agenzia condivideva le informazioni con il governo britannico. Grazie alla collaborazione – ufficialmente negata – di Microsoft, Apple, Yahoo!, Google, Facebook, YouTube, Aol, Skype e PalTalk, la Nsa ha accesso in pratica a qualunque comunicazione elettronica. Con la specifica, fondamentale, che Prism è legale soltanto in terra straniera. Obama ha detto ieri che il programma  “non viene applicato ai cittadini americani e a chi vive negli Stati Uniti”. (segue dalla prima pagina)

“Nessuno ascolta le vostre telefonate”, ha detto Obama nel tentativo di calmare i sostenitori e di difendere un programma “necessario” per la sicurezza nazionale. Il direttore dell’intelligence, James Clapper, aveva ribadito che la sezione 702 del Fisa – la legge che regola la sorveglianza delle comunicazioni – “non può essere usata per controllare intenzionalmente cittadini americani o persone all’interno degli Stati Uniti”. Le riserve del Washington Post derivano dalla “regola del 51 per cento”: se i dati degli analisti della Nsa dicono che la probabilità che la persona intercettata sia straniera è superiore al 51 per cento allora proseguono con i controlli. E’ lo stesso scoop del Post a spiegare però che l’agenzia ha un meccanismo per depennare i cittadini americani controllati “accidentalmente” lungo il percorso.

La questione ha due versanti, uno strettamente politico e uno di merito. Il lato politico riguarda l’ipocrisia di un presidente che aveva promesso di smantellare l’apparato legale del predecessore. Prism dimostra che non solo il presidente ha mantenuto vivi programmi “autorizzati e rinnovati con ampia maggioranza bipartisan a partire dal 2006”, come ha spiegato, ma li ha estesi sfruttando le zone grigie della legge con astuzie da grande avvocato. Questo contrasto fa schiumare di rabbia gli amanti traditi, dalle associazioni per i diritti civili ai parlamentari liberal fino ai funzionari del governo che si sono rivolti ai cronisti. Nel merito, invece, la rivelazione ha compattato le file di chi sa che la sicurezza nazionale non si fa con le belle parole. Steven Bucci, assistente personale di  Donald Rumsfeld dal 2001 al 2005, dice al Foglio che quello svelato dai giornali “è un buon compromesso fra sicurezza e diritti civili”. Certo, dice l’analista, “non è facile spiegare ai tuoi che quando sei entrato alla Casa Bianca ti sei reso conto che i tuoi predecessori non erano completamente scemi, ma non puoi fare passi indietro sulla sostanza, nemmeno se ti chiami Obama”. Rimane aperto il capitolo sui leak arrivati con un tempismo devastante per Obama. Il magazine Wired a marzo aveva dedicato la copertina al programma di spionaggio della Nsa, ma soltanto con un presidente sotto pressione per le ispezioni selettive dell’Agenzia delle entrate, le inchieste sulle talpe e i giornalisti sorvegliati la notizia di Prism è diventata una bomba politica: “Mi sembra che segnali la presenza di un’agenda politica alternativa nei corridoi del governo”, dice Bucci. Frizioni del resto non nuove in questo quarto mandato di Bush.

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di Mattia Ferraresi   –   @mattiaferraresi