I giochini di Rep., il Cav., la Merkel e la parodia

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lettiana del governo Monti

L’Italia faziosa immarcescibile è sempre sottosopra. Il Cav. incorona Letta, e lui che è un famoso irresponsabile si comporta da uomo di stato; De Benedetti e i suoi, che sul senso dello stato ci campano societariamente da anni, ci sformano, rosicano, e attaccano la pacificazione come un rischio da limitare per bene, poi chiamano in soccorso il Renzi coi pantaloni corti, e offrono il proscenio dell’Italia buona a Letta e Saccomanni per farsi gli interessi loro bellicosi. Berlusconi è il player del dopo elezioni, la rielezione di Napolitano come garante e il governo Letta di larga coalizione erano i suoi obiettivi espliciti, li ha realizzati. Ma Repubblica, che aveva per obiettivo zagrebelskiano un “governo del cambiamento” con i grillini, che ora gettano pitali sulle Camere, adesso intervista Saccomanni e Letta nella kermesse di Firenze, e siccome è un po’ spiazzata da Berlusconi l’Europeo che chiede il braccio di ferro con la Merkel per evitare il declino italiano, fa dire a quelli che esprimono la “retorica della pacificazione” al massimo grado, che in Europa non si alza la voce.

Ma come volete che ci tiriamo fuori dai pasticci con un sistema del conflitto e della collaborazione così sfasato, così upside down, con tattiche di libidinoso perseguimento del proprio particulare, per dirla come la direbbe lo scipito costituzionalista o il suo gemello rivale Rodotà-tà-tà. Chi fa l’europeista si mette alla pari dell’antieuropeista, fa bassa ideologia. Siamo tutti contenti che ci sia l’Europa integrata, anche dalla moneta unica, per la pace perpetua, gli ideali kantiani, la Nona di Beethoven e di Schiller eccetera. Ma non siamo contenti di come si sono messe le conseguenze della pace. Rischia di essere una pace integrata dei cimiteri, per quanto riguarda i paesi del sud, forti per molti versi, messi in ginocchio sulla scia della crisi da debito pubblico, quali che siano i compiti a casa realizzati.

Non so che tono abbia usato Letta a Firenze, intervistato dal mastino mio preferito, perché scrivo prima dell’Evento, ma inviterei il presidente del Consiglio e Saccomanni, che ha steccato, a non diventare in breve la parodia del governo Monti. Il quale ha scritto pagine di storia con la riforma delle pensioni e il no alla concertazione, e ha aiutato il distacco di Mario Draghi dall’ortodossia della Buba, a colpi di liquidità straordinaria immessa nel sistema, ma fatti i compiti a casa si è dissolto nella nebbia della politica e dell’antipolitica: the fog of war. La Merkel è il capo della Germania, paese leader in Europa in economia e in politica dell’integrazione, detta i tempi del fiscal compact e dell’unione bancaria che le sono a sua volta dettati dalla politica interna e dalle elezioni al cospetto dell’opinione pubblica, sulla quale il braccio di ferro con Draghi innescato dalla Bundesbank ha un’evidente influenza. Ma inginocchiarsi al suo cospetto, o anche solo rinunciare a trattare sulla base di una vera e autorevole nozione della nostra autonomia e indipendenza nazionale, questo sì è un modo, non di rispettare un partner e un ideale integrazionista, ma la logica.

Berlusconi nella conversazione dell’altro giorno ha detto che non è accettabile un’Italia messa all’incanto. Semplice e chiaro. Il pil cede ancora, e poi ci comprano secondo le loro convenienze e ci lasciano tutto tranne l’industria manifatturiera, la ricerca e lo sviluppo della nostra struttura produttiva, ci lasciano il tovagliolo del cameriere e il titolo di albergatori d’Europa e paese leader dei call center, India permettendo. E questa è precisamente la rischiosa situazione in cui stiamo gradualmente entrando. Non è un destino, non è un percorso prefissato, inevitabile, tragico. E’ una prospettiva aperta dalla globalizzazione e dall’integrazione monetaria, con le sue norme e il suo modo di essere in Europa (in America e in Giappone e a Londra è un’altra storia), a partire dallo statuto e dalla funzione della Bce. Pensate che sia possibile evitare in futuro di fare i conti con questa dimensione del problema? Volete baloccarvi ancora con il cuneo fiscale e l’industrial compact proposto dal buon Squinzi? O pensate di risolvere tutto con un grande Erasmus per i giovani? Ma siete matti? Siete così faziosi da risultare irrazionali: volete davvero che il mostro ideologico dell’antieuropeismo sorpassi la bonaria e ormai decrepita moda dell’europeismo come moneta che tiene prigioniere le economie e i tassi di sviluppo nazionali? Ve lo diciamo noi, che nel sostenere e tenere da conto Monti non ci siamo risparmiati, perché senza riforme e senza austerity né la Grecia né alcun altro paese in crisi industriale e finanziaria poteva anche solo riaffacciarsi alla ribalta dell’economia mondiale: chi giudica “un ricatto politicistico” il discorso di fondo sull’Europa, vis-à-vis con i tedeschi e con tutti gli altri partner, è un imbonitore, un impostore, un fesso col botto. Monti sì, una funzione importante la ha avuta, ma il suo successore si guardi dal sembrare una sua imitazione. A che serve la legittimazione di una larga coalizione se non a trattare da posizioni di forza a Berlino?

© - FOGLIO QUOTIDIANO, 9/6