Quagliariello: “Quattro mesi per fare le riforme

altrimenti ce ne andiamo”. “Alfano ha ragione:

questo governo dia un orizzonte all’Italia e un progetto europeo, o moriremo di larghe intese”

“Le riforme istituzionali non devono diventare la foglia di fico per coprire l’impotenza di fronte alla crisi economica. Gli interventi che dobbiamo fare sono urgenti, e non ho intenzione di vivere questo lavoro con attitudine burocratica. I ministri del Pdl, in questo governo, dovranno essere il motore dell’iniziativa politica. Se non dovessimo riuscirci, se dovessi capire che sulle Riforme non si fa sul serio, ebbene, allora, io ne prenderei atto, ben prima dei diciotto mesi di tempo che il governo si è dato”. Gaetano Quagliariello, ministro delle Riforme, presiederà questa mattina alle 10 e 30, presenti Enrico Letta e Angelino Alfano, la prima riunione della commissione di esperti, quei trentacinque costituzionalisti chiamati, con la benedizione del Quirinale, a ripensare il sistema istituzionale italiano. “I lavori dovranno essere completati, al massimo, entro il 15 ottobre”, dice Quagliariello al Foglio. “Per allora il Parlamento avrà probabilmente approvato la legge costituzionale che fissa l’iter delle riforme e, anche servendosi della relazione finale della commissione degli esperti, potrà finalmente entrare nel merito”.

La commissione si riunirà dunque, da oggi, ogni settimana fino al 29 luglio, una volta alla settimana per un giorno intero, in via della Stamperia, attorno al grande tavolo ovale che di solito ospita la Conferenza stato-regioni. “E’ da trent’anni che l’Italia cerca di fare delle riforme, molto di ciò che è pura tecnica istituzionale è stato sviscerato nel tempo, eppure manca la comprensione delle peculiarità di questo momento storico e di quali istituzioni siano necessarie per affrontarlo. La commissione dei saggi serve a questo”, dice Quagliariello, a capire come si dota l’Italia dei migliori strumenti per navigare nel mare tempestoso della recessione. “Fabrizio Saccomanni, il ministro dell’Economia, ha detto che viviamo una crisi peggiore di quella del 1929. L’Europa è nata dalla capacità di antevisione di alcune grandi personalità, Adenauer, Spinelli, De Gasperi, Schuman… Oggi, di fronte al declino, e di fronte a una Germania, che non è più quella di Adenauer o di Kohl, radicalizzata a difesa dell’austerità economica, sembra che nessuno abbia la forza di un’idea. L’Italia, con il governo di Enrico Letta e la sua grande coalizione, può esercitare questo ruolo. Anzi, deve esercitare questo ruolo altrimenti non serviamo a niente. Per farlo, dobbiamo però intanto rimettere a posto lo stato, che non è più come un tempo il motore di un’economia basata sulla spesa pubblica, ma l’entità che, se resa funzionale e agile, può consentire all’Italia di non perdere terreno dal punto di vista della concorrenza economica internazionale. Governo parlamentare o presidenziale? Ci vuole rapidità, sono necessarie decisioni veloci, questo è il problema e il ritardo del nostro paese”.

Angelino Alfano, tramite il Foglio, ha detto a Letta di darsi una mossa, invece di chiedere scusa a Repubblica perché si trova a governare con voi del Pdl. “Alfano ha ragione. O questo governo dà un orizzonte all’Italia e offre un progetto europeo, oppure l’intera operazione delle larghe intese diventa letale, innanzitutto per i partiti che vi partecipano, dunque anche il Pdl. Ma se funziona, questo progetto può anche rivitalizzare il centrodestra. Nel Pdl si parla adesso di riorganizzare il partito, giusto, ma il problema è prima di tutto politico”. Daniela Santanchè ieri ha annunciato che Berlusconi, tra pochi giorni, battezzerà una nuova formula che dovrebbe superare il Popolo della libertà per come lo si è conosciuto fino a oggi. “Abbiamo meno forza di mobilitazione rispetto alla sinistra e lo si è visto alle ultime elezioni amministrative ed è giusto discutere di organizzazione interna, ma il nostro problema è l’iniziativa politica: dentro il governo il Pdl dev’essere la forza motrice, dobbiamo contare ancora di più anche in termini di proposte e di indirizzo. Non sono al governo per scaldare una sedia, bisogna rispettare i tempi delle riforme, e recuperare alla politica la fiducia dei cittadini, e questo patto non potrà fondarsi né su promesse né su ritardi”. E se non funziona? “Ne trarrò le conseguenze”.

© - FOGLIO di Salvatore Merlo   –   @SalvatoreMerlo

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