An si è polverizzata Il Pdl non c'è più

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Il risultato dei ballottaggi nelle ultime elezioni amministrative

è chiarissimo e incomprensibile. È chiarissimo perché dimostra la definitiva polverizzazione di An, l'assoluta inconsistenza del Pdl (in Sicilia, dove era da sempre il partito egemone, su quattro ballottaggi, in due non era nemmeno presente e gli altri due li ha persi entrambi), l'evaporazione definitiva della Lega (che è stata battuta persino a Treviso, la sua roccaforte storicamente più significativa) e l'ormai irreversibile sgonfiamento del M5S.

E, nello stesso tempo, questo risultato, pur così chiaro, resta ugualmente incomprensibile perché certifica il successo del Pd. Un partito, questo, che, pur versando in condizioni pietose, è riuscito a vincere in tutti i capoluoghi di provincia, portando a casa, nonostante le diverse situazioni locali, 11 sindaci sugli 11 che erano in ballottaggio e conquistando il più importante posto di sindaco, quello della capitale, con un distacco sul sindaco uscente di 27 punti percentuali, un distacco imbarazzante.

Il Pd, pur stravincendo, è il partito di maggioranza nella minoranza, stante il livello di renitenza al voto che ormai supera il 50% degli aventi diritto. Non solo. Il Pd riesce a vincere quando, grazie al meccanismo delle primarie, è costretto a candidare un personaggio che non esce dal vivaio del partito e che quindi non ha le caratteristiche del pollo di batteria frattocchiano. Non è successo solo a Roma, dove il nuovo sindaco Ignazio Marino non solo non viene dalla trafila anchilosante della cosiddetta formazione nelle sezioni di partito modello secolo scorso, ma si è formato negli Usa (da cardiochirurgo, ma ogni esperienza, specie se professionale, serve, se è robusta, per poi essere messa a frutto anche nella gestione della società). Marino inoltre si è candidato a Roma dopo aver disobbedito al suo partito, il Pd, non votando a favore del governo Letta e dopo aver vinto le primarie nelle quali il Pd invece tifava per un mezzobusto tv (David Sassoli).

La stessa vicenda si è ripetuta nelle altre grandi e combattute elezioni locali dove si sono affermati, con i voti del Pd, non solo candidati Pd eretici (come Marino) ma addirittura non Pd come Pisapia a Milano, Doria a Genova, Emiliano a Bari, Vendola alla Regione Puglia.

di Pierluigi Magnaschi , Italia Oggi, 12/6