Il “grande scandalo” Mps per ora resta una cosuccia

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“Ostacolo alla vigilanza” di Mussari&Co. Sarebbe

peccato veniale. E il resto?

Il rito abbreviato richiesto per i presunti ostacoli alla vigilanza del Monte dei Paschi, per avere “nascosto” una clausola di un contratto di derivati con Nomura che era una rinegoziazione di un precedente contratto, fa venire in mente la frase di Luigi Einaudi secondo cui sarebbe stato utile che i parroci, per predicare il Vangelo con riguardo ai suoi messaggi economici, studiassero prima un trattato elementare di economia. In questo caso si tratta di elementi di economia bancaria. Si accusa il vertice di Mps di avere nascosto che nel derivato Nomura era compreso il debito per la perdita di cui al precedente sottoscritto con Dresdner Bank, rinnovato. Si tratta in realtà di una prassi normale, la ragione per cui si rinegozia un derivato. Quindi o il vigilante non ha posto questa domanda perché sapeva già la risposta oppure non riteneva che ciò costituisse un problema importante.

E’ fragile anche la tesi per cui il non avere messo a bilancio quella perdita costituisce un falso in bilancio o un “lifting” (che comunque è un altro concetto). La perdita del primo derivato era assorbita dall’altro, quindi non era ancora certa, liquida ed esigibile. Se una banca sa di poter assorbire un elemento negativo momentaneo, illiquido, può essere prudente non presentarlo in bilancio. Tutte le banche hanno seguito criteri di “lifting” . Si tratta di vedere se nel complesso i bilanci sono attendibili, non di considerare separatamente singole poste che formalmente possono essere una perdita oppure no. Comunque non è opportuno svolgere questo processo con rito abbreviato, dato che la vigilanza bancaria non è una cosa semplice e ovvia come quella dei metronotte. E’ scarsamente logico anteporlo al processo per Antonveneta, alla cui acquisizione il derivato Nomura è strettamente collegato. Questo scavalco fa pensare o alla difficoltà di trovare nell’operazione Antonveneta qualche cosa di illecito in sé o per i vertici della banca e della Fondazione Monte dei Paschi.

Contrariamente a quanto spesso si scrive l’acquisto da parte del Monte dei Paschi di Antonveneta al prezzo pagato non era una operazione insensata, ma una delle poche concentrazioni bancarie dotate di logica economica nel lungo termine. Ciò in quanto la distribuzione del territoriale del gruppo Antonveneta non si sovrappone a quella del Monte dei Paschi e i due istituti avevano e hanno evidenti sinergie e culture simili, di banche legate al territorio. Inoltre il gruppo Antonveneta è suscettibile di espansione nell’est europeo, area di grande interesse per gli operatori economici che si avvalgono del Monte dei Paschi. Il problema era per il Monte dei Paschi e per la Fondazione quello di aprirsi al mercato azionario. Ciò è indispensabile quando si fanno operazioni di ampio respiro con obiettivi di lungo termine. Dovrà avvenire ora, in ritardo. La Fondazione bancaria deve sapersi tramutare in holding finanziaria. Sempre per un manuale elementare: chi investe in titoli con rendimento notevole, ma rischiosi come i Btp fa bene a coprirsi con derivati costosi, per altro cercando di ripartire i rischi.

Sulla normalità dei contratti derivati

Non si può comunque criminalizzare – come avvenuto per settimane sui media nazionali – chi faccia scelte bancarie con strumenti come i derivati, che in sé non sono né buoni né cattivi. Infine: Nomura non è un gestore di bische ma un’istituzione seria, con soldi veri, la più importante banca finanziaria del Giappone, una delle maggiori del mondo, interessata a operare in Italia e dalle cui operazioni può dipendere lo spread sui nostri titoli pubblici. Questo non è un argomento “extragiuridico”. Il gruppo Monte dei Paschi è uno dei maggiori gruppi bancari italiani. Dal suo funzionamento dipendono decine di migliaia di imprese, intere regioni e filiere produttive di piccole e medie imprese. Questo gruppo detiene quote molto importanti del nostro debito pubblico. E’ importante che il processo che riguarda i suoi vertici venga fatto senza forzature, senza disarticolazioni, anche con il massimo di oggettiva informazione. E che con testi e titoli enfatici, ridondanti e alla fine menzogneri giornali e tv non giochino, magari di sponda con la politica e l’antipolitica, al grande scandalo che per adesso non si vede affatto. Tutto al contrario.

di Francesco Forte, 13/6