IL PDL CON I NERVI A FIOR DI CONSULTA: SE LA

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CORTE INFIOCINA IL BANANA ESPLODE IL PARTITO

Berlusconi teme che Napolitano non lo stia proteggendo a dovere, ecco perché se la Consulta lo impallina sul legittimo impedimento salta il governo, si procede all’epurazione dei “traditori del teatro Olimpico” e ritorno alle urne - Gli Alfano boys preparano un gruppo autonomo se il governo cade - E Casini aspetta…

Francesco Bei per "la Repubblica", 15/6

L'abbandono del Pdl marcia spedito. Ieri è stato firmato il contratto d'affitto della nuova sede, tremila metri quadrati a piazza San Lorenzo in Lucina, la stessa dove aveva lo studio Andreotti. La sede l'hanno trovata Denis Verdini e Ignazio Abrignani, l'ha scelta Daniela Santanché. Il povero Angelino Alfano, che sarebbe il segretario del partito, l'ha potuta visitare soltanto ieri e ha fatto buon viso a cattivo gioco.

Non si trova insomma una Mafai azzurra che scriva «Via dell'Umiltà addio», nessuno versa una lacrima. Si pensa soltanto ai conti: 720 mila euro di affitto invece di 2 milioni e ottocento mila. Tanto basta.

Ma l'abbandono del vecchio partito e il ritorno a Forza Italia, con Alfano che plaude al «rinascimento azzurro» e prova a intestarsi il cambiamento, nasconde una lacerazione sempre più forte che percorre il partito e i gruppi parlamentari. Una divaricazione tra moderati e falchi, preludio di abbandoni se le cose dovessero precipitare. Anzi, come dicono i pasdaran del Cavaliere, la divisione è tra «i traditori del teatro Olimpico» e «i veri berlusconiani ».

Le vecchie appartenenze sono saltate, tutto è in movimento. Un ex colomba come Raffaele Fitto si trova, ad esempio, in prima fila insieme ai falchi. Alfano ha provato a blandirlo offrendogli di tutto, dall'incarico di vicesegretario a coordinatore, ma non c'è stato niente da fare. Fitto ha pronta l'arma di una raccolta di firme tra i parlamentari se non gli dovessero dare soddisfazione nella richiesta di una riunione dei gruppi per - di fatto - mettere sotto accusa i ministri del suo partito.

Per capire l'aria che tira basta leggere gli strali sempre più pesanti che arrivano contro Gaetano Quagliariello, il parafulmine del risentimento contro «quelli che stanno al governo». Ieri Sandro Bondi è arrivato alla minaccia: «Di questo passo Quagliariello finirà per irritare tutti inutilmente». Vecchie amicizie si incrinano. Anche l'asse un tempo inossidabile tra Renato Schifani e Angelino Alfano ormai è un ricordo. I due non si fidano più l'uno dell'altro e Schifani, fiutata l'aria antigovernativa che ha iniziato a tirare ad Arcore, ha iniziato a indurire i suoi attacchi.

Di mezzo ci si mettono anche i processi del Cavaliere, preoccupato per la decisione della Consulta sul legittimo impedimento. Berlusconi ritiene che Napolitano non stia facendo quanto in suo potere per influire sui giudici di nomina presidenziale. Ed è sul punto di esplodere. Al punto che anche lo scenario elettorale non è più da escludere.

«Un governo - osserva Daniela Santanché, madrina del nuovo corso - si sostiene se fa le cose, a partire dallo stop di Iva e Imu, altrimenti che ci sta a fare?». E all'obiezione che ormai si è chiusa la finestra elettorale risponde con un sorriso: «Nel paese che ha avuto due Papi in contemporanea tutto è possibile».

Già, ma come ci arriverà il partito ad eventuali elezioni anticipate? Di certo il malumore contro l'ipotesi di affidare la futura Forza Italia a una serie di coordinatori- imprenditori (con obiettivi di budget) è grande. È presto per parlare di scissioni, ma l'area del disagio è in crescita. Ne fanno parte ex An come Maurizio Gasparri, che invita a «guardare avanti» senza tornare a Forza Italia, Gianni Alemanno, Andrea Augello, Andrea Ronchi. Ma anche ex forzisti come Fabrizio Cicchitto e Maurizio Sacconi.

Oltre ovviamente ai ministri Pdl che si trovano sulla graticola tutti i giorni. Pier Ferdinando Casini, apparentemente uscito dai radar, in realtà li aspetta al varco per creare una nuova casa comune che sia la sezione italiana del Ppe. Agli amici "Pier" ha confidato che sono almeno una decina i senatori Pdl che gli hanno giurato di essere pronti a mollare.

Fuori, ad aspettare i transfughi, c'è anche la piccola casa di Meloni, La Russa e Crosetto. Ieri La Russa, aprendo le giornate tricolori a Milano (oggi parlerà Tremonti), ha affondato il colpo contro il leader del centrodestra: «Berlusconi è sempre stato una risorsa, ma non è più sufficiente a battere la sinistra, come hanno dimostrato le ultime ammini-strative. Anche dove ha dato un colpo di reni eccezionale, come alle politiche, non abbiamo vinto».

Per uno che pensa di fare a meno di Berlusconi ce n'è un'altra che lo vorrebbe persino clonare. Al microfono di "Un giorno da pecora", Laura Ravetto ha dato voce infatti a un gossip che sta tornando sulla bocca di tutti, quello della successione per eredità dinastica: «Se si cerca un'alternativa a lui, non la si trova. Se si cerca qualcuno che insieme a Berlusconi possa continuare il nostro progetto, probabilmente ci può essere una donna. Marina Berlusconi? Magari».