L’ipotesi di un Cav. che regge all’azzoppamento

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come leader da lontano

Freccero e altri politici e semiologi pensano che Berlusconi e i suoi elettori sono a prova di “interdizione”

“Da Cavaliere ad Ayatollah? E’ difficile immaginarsi Berlusconi che fa lo spirito santo del Pdl, uno che parla di teologia e da ordini dalla distanza, lui è il verbo che si fa carne”. E Carlo Freccero, che nel 1994 tra le risate e lo scetticismo altrui disse “guardate che quello lì vince le elezioni”, in materia di profezie berlusconiane va preso sul serio. Anche se la domanda che stavolta gli viene fatta appartiene al campo semantico dell’irrealtà (“una fiction”, dice lui). Che succede se tra otto mesi la Corte di Cassazione, quando si riunirà per esaminare le carte del processo Mediaset, dovesse confermare la sentenza d’Appello e privare così Silvio Berlusconi dei diritti politici rendendolo ineleggibile? “Prima che accada farà lui un casino che la metà basta”, immagina Freccero. E poi? Sarebbe politicamente finito? “Lui non finisce perché non finisce il Milan, non finisce Mediaset e non finisce nemmeno la Mondadori, che sono la sua linfa vitale”. Allora può fare l’Ayatollah, la guida spirituale, senza seggio e senza incarichi. “Da un certo punto di vista sarebbe anche un martire, una vittima ascetica, un simbolo vivente di lotta. Chissà che questa immagine non finisca per sedurlo. L’uomo è notoriamente, come dire… elastico”.

Quello dell’interdizione è un pensiero serpeggiante e tormentoso che attraversa la mente del personale politico di centrodestra. Nel Pdl alcuni credono che prima di farsi condannare Berlusconi cercherà di ottenere nuove elezioni. Ma poi, a un certo punto, comunque sia, le sentenze arrivano. E dunque che succede se i grandi magistrati d’Italia non lo salvano? Fabrizio Cicchitto, ex capogruppo del Pdl, opina, in bilico tra ironia e rassegnazione, “una condanna sarebbe inaccettabile”, dice, “un sopruso”, ma poi: “A destra c’è una tale assenza di alternativa che Berlusconi può benissimo fare l’Ayatollah. Casini, Fini, Tremonti si sono tutti suicidati, mezze cartucce. Lui è invece una forza naturale che può adattarsi a tutto”, come guidare il centrodestra senza sedere in Parlamento, prestare il suo nome, il suo volto, la sua voce e senza aver alcun ruolo formale. Ecco, adesso pare quasi di vederlo con il turbante in testa, l’Ayato-Cav.

“In autunno sarà chiuso il ciclo delle sentenze che potrebbero dargli l’interdizione dai pubblici uffici, ma prima dovrà anche esprimersi il Parlamento”, dice Rino Formica, l’ex ministro che ritiene secondario il destino giudiziario di Berlusconi rispetto “al partito dei moderati” e che dunque non ritiene impossibile l’equilibrismo tra l’interdizione e la sopravvivenza carismatica del Cavaliere monumentalizzato. “Per vie traverse, persino illogiche e non razionali, Berlusconi in questi anni ha incontrato un popolo di destra che si è fatto governo”, dice Formica. “Questa cosa non si spazza via. Basta che qualcuno, un uomo di prestigio culturale e politico, a un certo punto si alzi in piedi e dica queste parole: ‘A noi interessa il partito dei liberali e moderati d’Italia’, quel popolo esiste anche se Berlusconi sta fuori dal Parlamento. Alla caduta del fascismo, Nenni e De Gasperi non si posero il problema di Mussolini, ma del fascismo di massa. Ricordo sempre che nel 1947 fu scritto nella Costituzione, all’articolo 12 delle norme transitorie, che non si sarebbe dovuto sospendere i diritti politici degli esponenti e dei fondatori del Partito fascista per più di cinque anni.

Sapete che significa? Significa che nel 1952 uno qualsiasi dei triumviri, o lo stesso Mussolini se fosse sopravvissuto, sarebbe potuto diventare parlamentare”.

Il senatore Andrea Augello, ex di An, peraltro relatore del procedimento di ineleggibilità che pende sulla testa del Cavaliere a Palazzo Madama, dice che “Ayatollah per Berlusconi non basta, lui dovrebbe essere perlomeno Ayatollah supremo, come Khomeini. E’ indubitabile che Berlusconi resti a vita il capo, anche chi pensava il contrario oggi si è ricreduto. Ma il problema è serio. Se la Cassazione conferma le condanne, e in punto di diritto non vedo come possa, allora si realizza la profezia che da vent’anni attraversa l’Italia, sempre sussurrata ma mai avverata. E saremmo la prima democrazia occidentale ad avere un capo dell’opposizione che non può sedere in Parlamento. Non ci vedo niente di buono. Non si rinuncia a un diritto così importante senza denunciare con forza la lesione degli equilibri democratici che ne consegue”. Certo, ma qui ci si chiede se dopo aver strepitato, dopo il fermento, la polvere non possa depositarsi in un nuovo ordine, certo anomalo e un po’ paradossale. Che Ayatollah sarebbe Silvio Berlusconi? “Con queste premesse, il suo sarebbe un tipo di sacerdozio molto militante”, dice Augello cui non fa difetto l’ironia. “D’altra parte ne esiste già uno di Ayatollah in Italia”. Chi? “Grillo ovviamente, non è parlamentare, non è segretario di partito, ma è guida suprema della rivoluzione, e ha pure la barba come un iraniano. Che non guasta”.

© - FOGLIO Q.di Salvatore Merlo   –   @SalvatoreMerlo