Germania:Rigore, famiglia, disciplina.

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Come sono tornati all’antica i giovani tedeschi

“Bisogna che tutto cambi perché nulla cambi”. Il principe di Salina, peraltro figlio di contesto del tutto diverso, viene alla mente leggendo i risultati di uno studio commissionato dalla Konrad Adenauer Stiftung, la fondazione emanazione della Cdu, sui giovani tedeschi di oggi, cioè la generazione che va dai 16 ai 29 anni. Viene in mente perché, pensando alla ricca Germania, al paese che è motore economico dell’Europa, si potrebbe credere che Berlino stia allevando, oltre a una generazione di tedeschi colti e preparati, anche dei ragazzi aperti al mondo, interessati a esplorarlo e a mettersi in gioco. E ancora, giovani disposti a superare vecchie incrostazioni caratteriali, a spogliarsi del proverbiale rigore germanico, a smentire, almeno un poco, l’ossessione tedesca per l’ordine. Tutti valori che potevano contraddistinguere le generazioni passate, fin su agli anni Cinquanta e Sessanta, quando poi le contestazioni e i processi ai padri fecero piazza pulita di un residuo autoritarismo. Ma condannarono anche una certa “Spießbürgerlichkeit”, la mentalità piccolo borghese soffocante, che spingeva i giovani, non appena raggiunta la maggiore età (ma pure prima se possibile), a lasciare la casa paterna e ad andarsene in giro per il mondo. Contava soltanto il qui e ora, e il padre, grigio impiegato borghese oppure operaio specializzato che fosse, veniva guardato con commiserazione, se non con disprezzo. Lui, la casetta unifamiliare e l’automobile, Mercedes, Bmw o Vw che fosse (ma meglio le prime due, testimonianza di avvenuto salto di carriera). Le cose che aveva potuto acquistare grazie a una attenta programmazione e un’oculata gestione dei soldi.

Bene, dallo studio della Konrad Adenauer Stiftung, sembra che i giovani tedeschi di oggi siano tutt’altro che ragazzi impazienti di proiettarsi nel futuro incerto, e tanto meno desiderosi di contribuire a plasmare questo futuro. Il 60 per cento degli intervistati si lamenta della velocità con la cui tutto ciò che ci circonda cambia continuamente; il 90 per cento di loro mette tra i valori più importanti la stabilità e il rispetto. L’84 per cento degli intervistati è anche dell’avviso che aiuti da parte dello stato dovrebbe riceverli solo chi è disposto a impegnarsi veramente. E visto che i numeri sono materia inanimata, che non raccontano quello che sta veramente nella testa di questi giovani, quello che sognano e vogliano, il quotidiano Welt, che allo studio dedicava qualche giorno fa un lungo articolo, ha intervistato anche un po’ di loro. Tra questi, il 27enne Max Heldt che vive a Berlino e segue un master in economia. Max ammette che il primo anno a Berlino l’aveva trascorso passando da una festa all’altra, poi però si è ravveduto – “ai tempi nostri, è così facile perdersi definitivamente” – e si è dato una regolata. Oggi conduce una vita scandita da una rigorosa tabella di marcia. Max odia i ritardi, e se capita a lui di essere in ritardo, non manca mai di avvisare per tempo; tiene all’ordine e alla pulizia; e visto che è ambizioso, anche in vacanza si chiede come può impiegare al meglio il suo tempo. Max è un pazzo, o un ossessivo? No, scrive la Welt. Come Max la vedono oggi molti altri giovani. Giovani per i quali valori tradizionali come rispetto, ordine, patria e buone prestazioni sono ai primi posti della loro scala di priorità. Una liceale sedicenne ammette a sua volta di pensare in modo piuttosto tradizionale al proprio futuro: spera di sposarsi presto, di avere due figli e che il marito sia in grado di mantenere tutta la famiglia, almeno fino a quando i bambini non andranno all’asilo. La cosa più importante, dice anche la nuova ragazza modello, è programmare per tempo, non farsi cogliere alla sprovvista, costruire sin da subito su solide basi la propria carriera. Insomma, di fronte all’instabilità generale o, forse, semplicemente di fronte alle incertezze della vita comunque sia, i giovani tedeschi si armano di nuovo di quelle armi culturali e caratteriali che da sempre hanno reso forti e inconfondibili i tedeschi: il rigore e la disciplina. di Andrea Affaticati, F.Q. 21/6