C’è uso politico della giustizia’

Uso politico della giustizia e un uso della giustizia per fini politici.

Nel primo caso i fruitori più diretti possono essere una o più forze politiche, nel secondo caso è il potere giustizia che mira a piegare il potere politico. La sentenza del tribunale di Milano può essere utilizzata dal Pdl per fare di Berlusconi un martire, e dagli altri partiti per chiedere la testa di Berlusconi senza pagare alcun costo elettorale.

La partita finirà zero a zero e il governo vivacchierà e farà poco. In definitiva la sentenza non aiuterà il paese a uscire dalla crisi. Altra questione, non ancora sufficientemente valutata, è quella relativa agli effetti che la dura sentenza produrrà sul processo riformatore costituzionale, annunciato da trent’anni e sempre bloccato sul tormentato terreno dei rapporti tra politica e giustizia.

Sarà pura coincidenza ma i guai per i riformatori costituzionali cominciarono negli anni 80 con i referendum sulla giustizia giusta, proseguirono nel ’93 con il Pool che bloccò il decreto Scalfaro e Amato, e raggiunse l’acme con il fallimento della Bicamerale.

Oggi, si parla di amnistia, di riforma della giustizia, di revisione costituzionale, ed ecco che giunge la sentenza dura che colpisce il punto debole del sistema politico (le trasgressioni berlusconiane). Se la sentenza di Milano è un avvertimento alla politica, perché nessuno ardisca a mettere mano agli attuali deformati assetti di potere, ne abbiamo abbastanza per chiedere a tutte le forze politiche di non distrarsi.

Il processo riformatore non è indolore.

P.S. Domanda indiscreta fuori onda: ma è vero che i magistrati (tutti) sono indispettiti per l’intesa Violante-Quagliariello?

Rino Formica al Direttore de Il Foglio, 26/6

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