Gli impegni da mantenere

Categoria: Firme

Latorre PD spiega la demagogia dei populisti anti F-35

“Non si può dire tagliamo gli aerei e facciamo asili, c’è un’altra verità”

“Non puoi dire tagliamo gli F-35 e facciamo gli asili nido. Più che un eccesso di demagogia è un eccesso di disinformazione: un paese industriale moderno che fa parte di un consesso internazionale deve riqualificare il sistema di difesa, non smontarlo”. Nicola Latorre, presidente della commissione Difesa del Senato, dalemiano per nascita e storia ma con oscillanti gradi di separazione dall’ex presidente del Copasir, respinge perfino con irruenza, in questa conversazione con il Foglio, la tesi del pacifismo classico, l’idea, dice, che “si possa azzerare il sistema di difesa per gli asili nido. La verità è che lo devi riorganizzare compatibilmente con le prospettive finanziarie. Il sistema del welfare è una cosa diversa. E poi basta con l’idea che l’industria militare sia funzionale alla guerra… ormai si sa che è anche un pezzo importante delle politiche industriali italiane che significa tecnologia, innovazione, si sa, Internet è nata al Pentagono e forse paradossalmente può servire come e più di un asilo nido”.

Soprattutto, fa notare Latorre, si tratta di budget diversi. Di diversi capitoli della Finanziaria. L’acquisto degli F-35, in origine novanta, costo sedici miliardi, è finanziato dalle risorse destinate alla Difesa. Questo argomento sorregge la lettura in positivo dell’esito della vicenda delle mozioni parlamentari votate ieri alla Camera dopo due giorni di spaccature, tentativi di una parte del Pd, sinistra, Civati, qualche cattolico, di costituire embrioni di nuove maggioranze con Sel e grillini. “Nessun pasticcio politico nonostante il travaglio delle ultime ore” giura Latorre “la mozione del Pd è riuscita a trovare il minimo comune denominatore per affrontare la fase di realizzazione del progetto”. Se questa è la versione Latorre, per la verità qualche margine di ambiguità resta, perché qualcuno, i fautori dello stop al programma degli F-35, sostiene che l’indagine conoscitiva, Parlamentare, disposta dalla mozione su costi ed efficacia del progetto prefiguri una sospensione, un congelamento, un rinvio. In realtà, sostiene Latorre, la sottolineatura sul ruolo del Parlamento è contenuta già in una legge del 2012 che sfila al governo e affida a parlamento e proprio alle commissioni Difesa i maggiori poteri in queste materie.

I tempi del governo di cambiamento

“Mantenere gli impegni internazionali con gli altri paesi che fanno parte del progetto (Stati Uniti, Olanda, Danimarca, Canada, Australia, Norvegia, Israele, Singapore e Turchia ndr)  è un requisito per la credibilità internazionale e poi quegli aerei servono, sostituiscono i vecchi. Il prezzo? Bisogna tenere conto del fatto che un F35 ne sostituisce tre”, aggiunge Latorre, e che “non c’è solo l’aeronautica, ma anche la marina”. Certo resta una questione politica, ammette, “tenere insieme una parte del Pd che vorrebbe rinunciare del tutto alla difesa e “trasformare l’Italia nella Svizzera e quella che ritiene il sistema di Difesa parte della dimensione europea”. Resta anche una questione politica solo in parte retrospettiva: il taglio delle risorse per gli F-35 era un elemento del programma elettorale di Bersani e dunque di Enrico Letta, allora vicesegretario, votato all’unanimità dalla direzione del Pd. Fu un elemento degli otto punti presentati ai grillini quando il Pd cercava alleati a sinistra per il “governo di cambiamento”. Una voce spendibile in risposta alla domanda di sempre: dove si trovano le risorse. “Sì, è vero”, dice al Foglio Latorre “ma solo in parte: Bersani non ha mai detto che dovevamo rinunciare agli F-35, ma ridimensionarli e non possiamo nemmeno ignorare che l’opinione pubblica è sensibile ai temi del pacifismo specie in una situazione di crisi economica”. Un po’ come si capisce dalla mozione, la soluzione del pasticcio F-35 sta nel compromesso, nella parola magica “rimodulazione”. Osserva Latorre che è questo ciò che hanno fatto altri paesi come l’Olanda o il Canada: non si sono sfilati dal progetto, lo hanno rimodulato. A quanto possa corrispondere la rimodulazione e ai tempi su cui spalmare un acquisto che non si vuole mettere in discussione è tutto da decidere. Ci penserà l’indagine conoscitiva, che almeno non è una commissione e nemmeno un comitato di saggi, a smontare anche le tensioni con Sinistra Ecologia e Libertà e quelle interne al Pd che va al congresso, anti larghe intese e anche anti renziane.

© - F.Q. di Alessandra Sardoni, 27/6