Oggi froci e il postmoderno

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Qual è la posta della marcia nuziale che avanza nel postmoderno

Al di là dei dettagli, la questione è quella dell’eguaglianza. Eguaglianza alla francese che si prende tutto il mondo occidentale e finalmente la vince anche sull’eguaglianza all’americana, sua parente per molti aspetti. 224 anni fa l’égalité, gridata da Jean-Jacques Rousseau in memorabili discours e realizzata a colpi di maglio dai giacobini, diventò un dogma. Un dogma coattivo con il suo corollario: bisogna costringere l’uomo a essere libero dalla sottomissione alla civilizzazione tradizionale, e per farlo va idolatrato come soggetto razionale eguale, non in quanto creatura di Dio e titolare di commisurati diritti della persona, ma come numero individuo nella catena seriale degli altri numeri. E i numeri come gli angeli non hanno sesso, tra l’altro.

Con la decisione della Corte suprema americana (cinque a quattro, signori, è l’aritmetica del progresso!) si timbra, con qualche riserva di metodo e timidezza giuridica, il movimento che abolisce la differenza presente di genere tra le creature umane. Oggi froci, per dirla con una caratura boccaccesca e un po’ volgare, ma comunicativa. E la marcia nuziale del mondo postmoderno, dopo oltre due secoli di tolleranza per quell’impasto di diseguaglianze che è la famiglia, un luogo gerarchico in cui c’è chi educa e chi è educato, in cui si trasmettono i valori della differenza (di sesso, di età, di esperienza della vita, di sensualità e forza fisica, di ruolo biologico nella procreazione), si avvia verso l’abrogazione della realtà in nome della surrealtà dei diritti legati al sentimento, al desiderio, all’amore che si fa istituzione e diritto perfettamente eguale. Fraternità e sororità universali.

L’utopia progressista liquida la tradizione e la sua visione del mondo e dell’uomo in modo definitivo e radicale, attaccando un simbolo millenario e cancellandone la risonanza culturale e giuridica. Noi tradizionalisti laici vogliamo bene alle creature umane, e non toccheremmo froci e lesbiche nemmeno con un fiore, e rispetteremo i nuovi codici e le nuove situazioni per quanto grottesche ai nostri occhi, ma ci avviamo a una gloriosa sconfitta che avrà ripercussioni ovunque e comunque. L’affermazione di un’esistenza sociale priva della differenza come lievito e promessa di maturità oltre l’adolescenza, curiosità per l’altro inteso come una dimensione irriducibile alla propria, come maschio e come femmina capaci di educare e crescere altri maschi e femmine, è già da tempo presente nel linguaggio, nelle abitudini della secolarizzazione, nella moda, nel sentimentalismo dei sogni impossibili, nel perbenismo della trasgressione intesa come discriminazione e ghetto, e ora si afferma come teatro nuziale sulle note, eguali per tutti, della melodia di Felix Mendelssohn Bartholdy. Oggi sposi.

G. Ferrara, F.Q. 27/6