IN ITALIA NON COMANDA PIÙ NESSUNO

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FINITI I POTERI FORTI.

Roberto Casu per l' "Unione Sarda", 7/7

«Cosa faccio oggi? Ho una società di consulenza. Spero di essere pagato per fare quello che per tanti anni ho fatto gratis». Luigi Bisignani, Bisi per gli amici (che sono ancora tanti), una parte molto piccola di quello che per anni ha «fatto gratis» l'ha raccontata in un libro - L'uomo che sussurra ai potenti - e in poche settimane ha scalato le classifiche di vendita. «Ottantamila copie in un mese, la prima edizione esaurita in due giorni...». Camicia bianca, abbronzatura guadagnata in gommone e al circolo del tennis all'Argentario. Venerdì sera ha fatto scalo a Olbia per presentare il suo Bignami del potere. Più che un Bignami, un Bisignani.

A proposito, chi comanda oggi in Italia?

Nessuno.

Come nessuno?

Questa è la vera tragedia. La crisi economica ha praticamente annichilito i poteri forti. Due per tutti, Mediobanca e Generali. E poi Berlusconi: per troppi anni non ha usato il potere come avrebbe dovuto. Il problema è che il potere deve essere gestito.

Per questo ha consigliato al Cav una ritirata strategica?

Berlusconi sta messo peggio di Craxi, ogni giorno un processo, una sentenza. Deve dimettersi da parlamentare e liberarsi dalla tagliola dell'ineleggibilità. Poi chiamare a raccolta il suo popolo e creare un grande gruppo politico con i suoi fedelissimi. Gli italiani gli daranno ancora fiducia, ma così non può andare avanti.

Chi sarebbero i fedelissimi?

Verdini, che gli assicurerebbe l'organizzazione del partito. Alcune donne che rappresentano le varie aree: la Biancofiore quella liberal, la Santanchè la barricadera, la Gelmini l'anima cattolica. Poi ci sono i giovani come Fitto. Lo stesso Alfano...

Fedelissimi sardi?

Pili, Floris, Cappellacci...

Ma nel suo libro Cappellacci non è tra i frondisti?

In realtà era tra i disorientati.

Disorientato da cosa?

Dall'indecisione di Berlusconi. Quando poi Berlusconi è tornato in campo si sono tutti accucciati.

Come valuta il governo Monti?

Era un gruppetto di presuntuosi, con molta spocchia, convinti di essere insostituibili. Avevano la possibilità di fare grandi cose, invece sono finiti nel ridicolo.

E le larghe intese Berlusconi-Letta junior?

Letta ha dimostrato non avere carisma, non è riuscito a mettere su una squadra di governo all'altezza della situazione.

Lei che squadra avrebbe consigliato?

Beh, se avesse chiamato alcuni ex premier come D'Alema, Prodi, Dini, lo stesso Monti... il discorso sarebbe stato diverso.Tra gli ex ha dimenticato Berlusconi. Lui poteva essere il presidente della Convenzione per le riforme. Guardi che nel governo Letta non ci sono uomini di Berlusconi. Aver accettato la doppia funzione di Alfano è un freno sia per il governo che per il partito. La conseguenza è la paralisi. È il partito che deve stimolare il governo. Sa qual è stato il primo atto del nuovo ministro dell'Economia?

No, cos'ha fatto?

Appena insediato, Saccomanni ha cacciato il ragioniere generale sostituendolo con un funzionario della Banca d'Italia.

E questo che significa?

Pochi se ne rendono conto, ma questa decisione ha provocato la paralisi dell'economia. La ragioneria e Bankitalia sono come Roma e Lazio, come Inter e Milan. Letta e Saccomanni non sanno come trovare le coperture. Il problema è che non le troveranno mai. La ragioneria ha alzato un muro di gomma.Vuole fermare il vento con le mani. Sotto certi aspetti è figlio di Berlusconi. Se passava un po' più di tempo a studiare avrebbe fatto meglio.

Che dice del Pd?

Hanno dovuto subire Vendola, Marino a Roma è passato contro il volere del partito. Stiamo arrivando all'implosione del Pd e del Pdl.

Due o tre cose che sa di Cossiga?

Ho vissuto il tormento dei giorni di Moro. Ero uno delle quattro persone che Cossiga portò in Sardegna dopo le dimissioni dal Viminale. Ma che si sarebbe dimesso al termine della vicenda me lo disse la sera stessa del rapimento. Io gli chiesi: anche se lo ritrovate? E lui: mi dimetterò ugualmente, perché un ministro dell'Interno non può permettere che venga rapito il leader del suo partito.

Imposimato nel suo libro scrive che le forze dell'ordine conoscevano il covo dove le Br tenevano Moro, ma non vollero intervenire.

Sinceramente non ci credo. La verità è che eravamo assolutamente impreparati. In quel periodo il Psi non faceva altro che parlare di disarmo della Polizia. Lo Stato era davvero disarticolato.

Lo stesso Stato pochi anni dopo liberò il generale Dozier con uno spettacolare blitz dei Nocs.

Le cose erano cambiate. Avevano dato carta bianca a Dalla Chiesa. Oggi sarebbe impensabile. C'è una tale burocratizzazione delle forze dell'ordine... e manca la struttura investigativa. Forse cambierà qualcosa nei servizi. Si entrerà per concorso, non ci sarà piu la cattiva abitudine di scaricarci dentro il personale dei vari ministri.

A proposito, dicono che lei lavorasse per i servizi:

Mai stato nei servizi. Nessuno me lo ha mai chiesto. Dei servizi conoscevo solo i capi.

E ha fatto diventare tre generali dell'Esercito comandanti dell'Arma dei carabinieri. Giusto?

Un potere immenso.

Lei a sedici anni leggeva accanto a Papa Paolo VI la prima lettura sull'altare maggiore di San Pietro, a venticinque era già uno degli uomini più potenti d'Italia. Come si diventa Luigi Bisignani?

Devo tutto a una fortunata coincidenza: da giornalista dell'Ansa mi sono trovato a occuparmi di cronaca nera, nello stesso tempo facevo il capo ufficio stampa del ministro del Tesoro. Due osservatori fantastici. Alla fine conoscevo e parlavo con tutti: da Baffi al giovane Ciampi, ai grandi industriali che venivano a battere cassa al ministero. Mi sono trovato in un crocevia di mondi diversi.

Un ricordo inedito di Cossiga?

Quando lo stavano per eleggere al Quirinale, De Mita lo chiuse in un convento a Porta Latina e gli disse: da questo momento non fare nulla, sparisci. In quei giorni, tra le persone che stavano con lui, c'ero anch'io.

Conosce Graziano Mesina?

Mai incontrato. Niente banditi sardi, mai frequentati.

Altri banditi?

In ciascuno di noi c'è un fanciullino e un bandito. Come dice Bergoglio, siamo tutti peccatori.

La P4 cos'era, una bocciofila o una congrega di peccatori?

Una storia, un'intuizione investigativa, smontata dalla Cassazione. È stata derubricata anche l'associazione a delinquere.

Sì, però lei ha patteggiato...

Ho già spiegato nel libro il motivo del mio patteggiamento: un drammatico problema di salute coinvolgeva un amore della mia vita. Non c'era tempo e non avevo la testa per seguire un processo.

Per chi ha votato alle ultime politiche?

Sono per il governo di larghe intese. Ma vere, non finte.

Faccia il suo governo di larghe intese.

Mmmh...D'Alema premier, Gianni De Gennaro all'Interno, Goffredo Bettini ai Beni culturali, all'Economia Pellegrino Capaldo, l'unico che ha un vero progetto sul debito, e poi... ma sì... Monti agli Esteri, Stefania Prestigiacomo alle Attività produttive e Brunetta alla Difesa. Non sto scherzando, è l'unico che riuscirebbe a vendere le caserme.

Cosa sa delle stragi, delle trame e dei misteri d'Italia?

Che davanti ad alcuni fatti di cronaca gravissimi, incredibili, si sono poi creati dei misteri che si sono talmente aggrovigliati da diventare inestricabili. Anche perché si è fatto un uso ideologico di queste tragedie. E comunque non credo al grande vecchio.

Forse perché lei era molto giovane?

Buona questa, la scriva.

2 LUIGI BISIGNANI A LA ZANZARA SU RADIO 24: "ELKANN? UN FURBETTO DEL QUARTIERINO DI TORINO". "FIAT VUOLE ANDARE VIA DALL'ITALIA E POI METTE CENTO MILIONI PER IL CORRIERE".

Da "La Zanzara - Radio 24"

"Elkann? Se chiunque altro, figuriamoci Berlusconi, avesse fatto quello che ha fatto Elkann con il Corriere della Sera...mi sembra una specie di furbetto del quartierino di Torino, ha preso i diritti a quattro lire come il nonno che approfittò della vicenda P2 per prendersi la Rizzoli. Poi ha chiamato Napolitano e non si capisce perché". Così il faccendiere Luigi Bisignani a La Zanzara su Radio 24. "Per quale motivo - dice Bisignani - la Fiat che ogni giorno dice che deve chiudere gli stabilimenti e chiede gli ammortizzatori sociali mette poi cento milioni per prendere il Corriere quando ha già La Stampa? Almeno Della Valle mette soldi suoi, lui non ha nulla a che fare con lo Stato e gli ammortizzatori sociali. Tanto di cappello a Della Valle, spero vinca lui la partita del Corsera".

"La Fiat - insiste Bisignani - dice che l'Italia non è più importante per il suo business e poi compra il Corriere della Sera? La cosa stride. Della Valle ha tutte le carte in regola per sbattere i pugni, mi piacerebbe che non attaccasse frontalmente tutti i suoi soci, mettesse i soldi sul tavolo e finalmente si potesse avere una situazione della Rizzoli più chiara di quello che è stata sino ad adesso".