Grillini e Fassina PD impongono il Durt

Categoria: Firme

Una trappola burocratica per le piccole aziende

Con il decreto Fare arriva il Durt, un'altra spada di Damocle che pesa sulla testa di artigiani e piccoli imprenditori. Certifica che si è in regola con il Fisco ed è obbligatorio per partecipare ad appalti pubblici e per essere pagati dalla pubblica amministrazione. Ma 21 adempimenti in più ritarderanno ulteriormente i pagamenti da parte dello Stato

Clarissa Gigante - Gio, 25/07/2013 - 11:29, Il Giornale

Alla faccia della semplificazione e dello snellimento della burocrazia. Con il decreto del Fare un'altra spada di Damocle pesa sulla testa di artigiani e piccole imprese, vero motore dell'economia Italia.

Si chiama Durt (documento di unico di regolarità tributaria) ed è stato inventato da Giacomo Pisano (M5S) e approvato grazie all'appoggio di Stefano Fassina, viceministro e responsabile economico del Partito democratico.

Non bastava il Durc, il documento che attesta la regolarità nei pagamenti a Inps, Inail e Cassa edile, senza il quale non è possibile partecipare agli appalti pubblici o essere pagati. Ora arriva anche il certificato di "buon contribuente", che prova il pagamento di tutte le tasse e i contributi da parte dell'impresa che vuole partecipare all'appalto. Un altro ostacolo burocratico che impone alle pmi ben 21 adempimenti in più e che ritarderà - ne siamo certi - ulteriormente i pagamenti da parte dello Stato.

Una vera e propria trappola burocratica messa in piedi dai grillini e contenuta nell'articolo 50 del decreto. Con buona pace dell'imbonitore Grillo che durante i comizi in Veneto ha promesso meno scartoffie per le imprese. E del governo, che ora cerca disperatamente di rimettere mano al testo visto che l'articolo successivo del provvedimento parla appunto di semplificazioni.

Contro l'esecutivo Letta si stanno quindi scagliando tutte le associazioni di artigiani, a partire dalla Confartigianato."Un adempimento inutile e complicato che rischia di dare il colpo di grazia alle imprese del settore costruzioni alle prese con una crisi profonda che, nel 2102, ha provocato la perdita di 122.000 addetti e 61.844 aziende. Chiediamo al Parlamento che venga cancellato", tuona presidente di Confartigianato Costruzioni, Arnaldo Redaelli.

E mentre Rete Imprese e l'Ance minacciano di scendere in piazza, Confindustria non è da meno. "È un'ulteriore manifestazione di cultura burocratica assolutamente scollegata dalla realtà economica", sottolinea il presidente del comitato tecnico per il Fisco, Andrea Bolla.

Siamo il paese con più leggi di ogni altro in Europa e il più a catafascio in ogni ordine sociale e economico. A forza di voler bloccare i furbi si uccidono gli altri. Non c’è cultura d’impresa, lo Stato non paga le fatture, i diritti li conoscono tutti ma i doveri nessuno.  OPACT